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Cronaca Carini

Mafia, scacco al “padrino” di Carini Maxi retata con 21 arrestati

Le indagini riguardano la famiglia mafiosa guidata dall'ottantenne Calogero Passalacqua. La cosca operava sul controllo delle aziende, l'imposizione di operai e il traffico di droga. Sventata nuova guerra tra clan

Una vasta operazione antimafia, condotta dai dei carabinieri di Palermo, è in corso dall'alba di stamane. I militari stanno eseguendo 21 ordinanze di custodia cautelare (tutti i nomi degli arrestati) nei confronti di presunti capi e gregari della cosca di Carini. Le indagini riguardano la famiglia mafiosa guidata dall'anziano “padrino” Calogero Passalacqua, 80 anni, al vertice della cosca sin dagli anni '70. Gli interessi criminali riguardavano il controllo diretto delle aziende impegnate nelle opere di movimento terra, l'imposizione di operai presso le ditte nonché il traffico di stupefacenti. Nel corso delle indagini, inoltre, i carabinieri hanno registrato il conflitto con una famiglia rivale, accertando le responsabilità di una serie di attentati intimidatori e ponendo fine ad uno scontro che rischiava di aprire una nuova guerra di mafia nel palermitano. Il provvedimento è stato emesso dal gip del Tribunale di Palermo, Piergiorgio Morosini che ha accolto le richieste del Procuratore aggiunto Antonio Ingroia e dei pm Marcello Viola, Francesco Del Bene e Laura Vaccaro.

LE INDAGINI. Per oltre un anno i carabinieri hanno monitorato gli uomini d’onore e i loro gregari, registrando in tempo reale le decisioni del reggente della famiglia Passalacqua, detto “Battista i Santi”, che anche se ai domiciliari, muoveva le fila della consorteria. L’anziano “padrino” infatti, replicando i modelli più radicati della cultura mafiosa, oltre a controllare gli interessi illeciti della famiglia, dirimeva controversie, elargiva raccomandazioni, rendendosi disponibile ad ascoltare tutti coloro che lo richiedevano. La famiglia di Carini è riconducibile al mandamento di San Lorenzo – Tommaso Natale, uno dei più estesi e potenti di “cosa nostra” palermitana. La consorteria ha sempre avuto un ruolo di primo piano all’interno dell’organizzazione, tenuto conto della presenza di soggetti come i fratelli Vincenzo, Angelo Antonino e Giovanbattista Pipitone, e di padrini storici quali Calogero Passalacqua e Salvatore Gallina, tutti già emersi nel corso del maxiprocesso. L’operazione “Occidente” del 2007 aveva evidenziato l’importante ruolo della famiglia mafiosa dei Pipitone, nel cui ambito si inserivano anche i parenti di Calogero Passalacqua e di Salvatore Gallina.

GLI ORDINI: NON BISOGNA FARE "SCRUSCIO". Le indagini avevano documentato ricorrenti tensioni all’interno del gruppo. Di seguito, la cattura di Ferdinando Gallina, figlio di Salvatore, e l’operazione “Libero presente” – entrambe attività condotte dalla compagnia di Carini nel 2008 – spiana la strada alla piena reggenza di Passalacqua. L’anziano “padrino” tornato sul “suo” territorio e, ancorché in regime di detenzione domiciliare, richiama a sé i suoi fedelissimi, imponendo una nuova strategia. Il pizzo sistematico che a cadenza periodica pagavano i commercianti, gli artigiani ed i piccoli imprenditori, era solo vessazione esercitata nei confronti di chi produce, che originava malumore e dissenso. La messa a posto dei lavori pubblici è invece occasione per creare consenso: permette di avvicinare gli imprenditori, ai quali saranno promessi vantaggi in cambio di una tassa. Gli affari si devono concludere senza fare “scrusciu”, in sordina, senza far ricorso al sostegno delle armi: tutto si deve svolgere in immersione, sott’acqua. A questo momento si rivolgono le nuove investigazioni dei Carabinieri che, con riferimento al ruolo egemone di Passalacqua, assumono la denominazione di “Grande Padrino”.
 
PESCE GRATIS ALLE FAMIGLIE DEI CARCERATI. Le indagini partono da Vito Caruso, “il pescivendolo del Bivio Foresta”, consuocero di Calogero Passalacqua. L’attività lavorativa gli consente di controllare un punto nevralgico del territorio e serve anche a celare un’intensa attività di spaccio. L’esercizio commerciale è un punto d’incontro privilegiato per i molti personaggi inseriti nella famiglia mafiosa e in questo senso la figura del “pescivendolo del Bivio” emerge per la sua assoluta disponibilità al sodalizio. Lo confermano i passaggi delle mogli dei detenuti, alle quali il pescivendolo cede gratuitamente il pesce necessario a soddisfare il fabbisogno familiare e quello dei reclusi, cui viene consegnato in occasione dei colloqui. Per gli uomini d’onore saper che quel pesce giunge da Vito Caruso è una garanzia: la famiglia mafiosa non si è dimenticata di loro e dei loro parenti. È proprio uno dei soggetti che più frequentemente fa visita al pescivendolo del bivio, Giuseppe Evola, un sensale che opera su tutta la zona, a condurre gli inquirenti al “padrino”.




 

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