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Cronaca

L'amministratore giudiziario e il pizzo alla consulente: "Mi devi dare la metà del tuo compenso"

I retroscena dell'inchiesta che ha portato all'arresto di Antonio Lo Mauro, che ha gestito tanti altri beni sequestrati. La vicenda è stata denunciata dall'ingegnere che si occupava della procedura con l'indagato. La presunta vittima ha poi confermato tra le lacrime: "Non potevo rifiutare, quel lavoro era l'unica fonte di reddito per la mia famiglia..."

"Eravamo soli nel suo studio quando Lo Mauro mi disse che dovevo corrispondergli la metà del mio compenso complessivo nell'ambito della procedura giudiziaria... Rimasi esterrefatta, tant'è che non seppi replicare, ero confusa e molto turbata e mai mi sarei aspettata una simile richiesta". E' così che, piangendo e con molto imbarazzo, una consulente contabile e fiscale ha riferito alla guardia di finanza della presunta estorsione subita dall'amministratore giudiziario, il commercialista Antonio Lo Mauro, 55 anni, finito stamattina ai domiciliari per estorsione aggravata su disposizione del gip Cristina Lo Bue. La presunta vittima si sarebbe trovata "costretta a pagare" perché "temevo che un mio rifiuto avrebbe potuto pregiudicare il mio rapporto personale con Lo Mauro e quindi influire negativamente sulla possibilità di continuare a collaborare con lui".

"Sono l'unica fonte di reddito per la mia famiglia, non potevo rifiutare"

E' uno scenario che non ci si aspetterebbe di trovare tra professionisti di lungo corso e soprattutto nell'ambito della gestione dei beni confiscati, specie dopo gli scandali degli anni scorsi che hanno travolto l'ex presidente della sezione Misure di prevenzione del tribunale, Silvana Saguto, radiata anche dalla magistratura, e il "re" degli amministratori giudiziari, l'avvocato Gaetano Cappellano Seminara. Come emerge dall'inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Sergio Demontis e dal sostituto Claudia Ferrari, Lo Mauro (al quale nel tempo sono state affidate altre 9 amministrazioni giudiziarie) avrebbe approfittato della debolezza e dello "stato di necessità" della presunta vittima: "Sono l'unica fonte di reddito per la mia famiglia - ha spiegato infatti la donna agli investigatori - per me era assolutamente fondamentale continuare a collaborare a quella procedura".

La denuncia partita da un altro amministratore giudiziario

La vicenda sarebbe maturata nell'ambito della gestione del sequestro (oggi confisca) delle cave Buttita, fino al 2015 affidata proprio a Saguto e Cappellano Seminara, poi costretti a dimettersi per la nota vicenda giudiziaria che li ha portati ad una condanna in primo grado. Lo Mauro e un ingegnere furono nominati al loro posto, nell'ottica di un cambio totale di passo. Se il primo è finito ai domiciliari con un'accusa molto grave, l'altro è però proprio colui che invece ha denunciato la presunta estorsione al centro dell'inchiesta.

"La consulente temeva altre richieste di denaro"

L'altro amministratore giudiziario, infatti, avrebbe appreso dalla consulente che sarebbe stata costretta a versare 5 mila euro in contanti nell'estate del 2017 e poi anche a pagare un debito di Lo Mauro nei confronti di un'altra professionista, con due distinti versamenti da 3.120 euro l'uno, tra l'agosto del 2018 e quello del 2019. Come ha riferito l'ingegnere alla guardia di finanza lo scorso aprile, la presunta vittima avrebbe avuto un "tono non sereno" e si sarebbe "trovata in stato di bisogno, facendo trapelare la preoccupazione di nuove richieste di denaro". Il testimone ha anche parlato di un altro collega di studio di Lo Mauro che sarebbe stato costretto anche lui a versargli delle somme. Una vicenda sulla quale sono in corso degli accertamenti.

"Sono stata costretta a pagare"

Il 19 maggio gli investigatori hanno sentito la presunta vittima, che ha spiegato di avere un rapporto di "consolidata conoscenza e fiducia" con Lo Mauro e che per l'incarico nella procedura Buttita aveva "percepito un compenso di 36 mila euro annui". La donna ha ammesso di essere "stata costretta a pagare" e, come rimarcano i militari, tali ammissioni "sono state rese con molto imbarazzo e difficoltà", mentre "piangeva ed era visibilmente provata emotivamente". La presunta vittima ha spiegato che "a causa del mio stato di necessità in famiglia, ho un marito e due figli, sono l'unica fonte di reddito" e "temevo che un mio rifiuto avrebbe potuto pregiudicare il mio rapporto personale con Lo Mauro e conseguentemente influire negativamente sulla possibilità di continuare a collaborare con lui", precisando che la prima dazione, di 5-6 mila euro, risalirebbe all'estate del 2017 e che sarebbe avvenuta in due tranche.

"Eravamo soli, mi disse che dovevo dagli la metà del mio compenso"

La richiesta di Lo Mauro sarebbe avvenuta nel suo studio di via Tripoli: "Eravamo soli - mette a verbale la consulente - quando Lo Mauro disse chiaramente che dovevo corrispondergli delle somme di denaro, precisando che l'importo era il netto del 50 per cento del mio compenso complessivo che percepivo nell'ambito della procedura Buttita. Sono rimasta esterrefatta dalla sua richiesta, tant'è che non seppi replicare, ero confusa e molto turbata perché mai mi sarei aspettata una simile richiesta". La professionista ha aggiunto che quella procedura "era molto importante per me perché si trattava di un incarico che mi consentiva di ottenere dei compensi periodici. Sono l'unica fonte di reddito per la mia famiglia, per cui capite bene - ha detto agli inquirenti - che per me era assolutamente fondamentale continuare a collaborare in quest'ambito. Pertanto fui costretta a prelevare in contanti tra i 5 e i 6 mila euro, con più prelievi al bancomat, ed a consegnare il denaro a Lo Mauro".

"Mi chiese anche di pagare la fattura a una sua collega di studio"

La vicenda però non si sarebbe chiusa così: "Negli anni successivi - afferma sempre la presunta vittima - ci sono state altre richieste di denaro solo che Lo Mauro mi fece pagare delle fatture emesse da una sua collaboratrice di studio. Ad agosto del 2018 Lo Mauro mi inviò un messaggio Whatsapp chiedendomi di pagare una fattura emessa dalla sua collega. Mi inviò il file Pdf della fattura emessa dalla collega nei suoi confronti ma io replicai che non potevo pagarla in quanto non era intestata a me. Se non ricordo male seguì un'interlocuzione diretta con Lo Mauro e poi con la sua collega, alla quale dissi che dovevo pagare io la sua fattura, solo che a quel punto avrebbe dovuto emetterla nei miei confronti. E lo fece. Si tratta di circa 3 mila euro, che ho pagato con un bonifico. Ho inteso quel messaggio di Lo Mauro del 7 agosto 2018 come una esplicita ed ulteriore richiesta di denaro nei miei confronti in quanto non ho mai avuto nessun rapporto professionale con la sua collega". 

"Dovetti versare altri 3 mila euro nel 2019"

Lo stesso trucco sarebbe stato utilizzato dall'indagato anche l'anno successivo, cioè nel 2019: "Ancora una volta Lo Mauro mi inviò un messaggio Whatsapp chiedendomi di pagare una fattura alla stessa collega. Mi scrisse che 'aveva bisogno di una mano' con lei ma io non avevo capito di cosa si trattasse. Lui precisò che aveva una pendenza con lei e che non aveva ancora ricevuto un pagamento da un'amministrazione giudiziaria. La collega ha poi emesso la fattura di circa 3 mila euro nei miei confronti che ho provveduto a pagare con un bonifico bancario. Ribadisco che questa professionista non ha mai svolto prestazioni in mio favore e conseguentemente non vi è alcun motivo sottostante all'emissione delle fatture in argomento".

Il messaggio di Lo Mauro: "Ti devo chiedere una mano..."

La professionista che sarebbe stata vessata ha mostrato anche il messaggio del 5 agosto che le avrebbe inviato Lo Mauro: "Ciao, quando vai in ferie? Ti devo chiedere una mano con... Non mi hanno liquidato da un'amministrazione giudiziaria e ho una pendenza con lei...". Il testo confermerebbe quindi il racconto della presunta vittima. La guardia di finanza ha sentito anche la collega di studio di Lo Mauro, che avrebbe incassato quei soldi. Ha spiegato che "le fatture erano relative a delle prestazioni professionali rese per Lo Mauro e che pertanto questi avrebbe dovuto pagare", aggiungendo che avrebbe coadiuvato l'amministratore giudiziario in un'altra procedura e avrebbe concordato con lui "un pagamento in mio favore di 3 mila euro, a titolo di anticipazione sul mio compenso finale". La donna ha ammesso che "Lo Mauro mi chiese di emettere una fattura di 3 mila euro nei confronti della presunta vittima.

Le altre 9 procedure affidate all'amministratore indagato

L'indagato, oltre alla procedura Buttita, è anche amministratore giudiziario di Segesta Green Tours srl di Calatafimi Segesta, Clemente Costruzioni srl di Castevetrano, A&G srl di Camastra, Colorificio Favel srl di Palermo, F.G. Riuniti srl di Palermo, Playmate srl di Villabate, La Chicca Casertano di Bagheria, ditta Baratta Pietro di Termini Imerese, Edil Vaccaro Sas in liquidazione di Villabate. 

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