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Cronaca

Annullato il sequestro dei beni ai Rappa, ma l'"impero" resta congelato

Per i giudici i destinatari del provvedimento non sono tecnicamente (se non in minima parte) "eredi" di Vincenzo Rappa, condannato per mafia e morto nel 2009, e per questo non potevano essere sottoposti alla misura di prevenzione decisa dal collegio presieduto da Silvana Saguto

Il patrimonio della famiglia Rappa - costruttori, imprenditori televisivi e titolari di numerosissime attività, fra cui quella di una serie di concessionarie di auto - è al centro di un querelle nelle aule di giustizia tra Palermo e Roma.

Ieri la sesta sezione della Corte di Cassazione ha annullato in parte e con sentenza di rinvio il sequestro da 800 milioni eseguito nel marzo 2014 dalla Dia nei confronti degli eredi del costruttore Vincenzo Rappa, condannato per mafia e morto il 29 marzo 2009. Il provvedimento aveva colpito figli e nipoti nonostante non fossero stati coinvolti a nessun titolo in indagini per mafia o di altro genere. Per i giudici i destinatari del provvedimento non sono tecnicamente (se non in minima parte) "eredi" di Vincenzo Rappa e per questo non potevano essere sottoposti alla misura di prevenzione.

I beni rimangono però bloccati perchè, dopo la presentazione del ricorso da parte dei legali dei Rappa, era stato emesso un secondo provvedimento di sequestro. Questa volta su presupposti diversi, sostenedo cioè che i soggetti "socialmente pericolosi" sarebbero direttamente gli eredi. I giudici romani hanno accolto le tesi degli avvocati Raffaele Bonsignore, Salvino Mondello, Giuseppe Oddo, Giovanni Di Benedetto, Alberto Stagno d’Alcontres e Simone Lonati. Nel nuovo giudizio, che toccherà alla sezione misure di prevenzione della Corte d'appello, si dovrà accertare il "percorso" dei beni lasciati dal capostipite e divisi tra i figli.

La vicenda dei Rappa si inserisce nel contesto dello scandalo che ha travolto il tribunale di Palermo proprio per la gestione dei beni confiscati. I provvedimenti di sequestro erano infatti stati adottati dal collegio presieduto da Silvana Saguto, il giudice sotto inchiesta a Caltanissetta e attualmente sospesa per decisione del Csm dalle funzioni e dallo stipendio.

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