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Cronaca Libertà / Via Giuseppe Pipitone Federico

Palermo ricorda Chinnici e i morti nella strage di via Pipitone Federico

A 32 anni dalla terribile esplosione dell'autobomba, istituzioni e società civile si sono raccolti nel luogo dell'eccidio per celebrare la memoria del "papà del pool antimafia", gli agenti della scorta Mario Trapassi e Salvatore Bartolotta, e al portiere dello suo stabile Stefano Li Sacchi

Palermo stamani celebra la memoria del giudice istruttore Rocco Chinnici, considerato il “papà del pool antimafia”. Venne ucciso la mattina del 29 luglio 1983, insieme ai carabinieri di scorta Mario Trapassi e Salvatore Bartolotta, e al portiere dello suo stabile, Stefano Li Sacchi, da un'autobomba fatta esplodere davanti al portone di casa in via Pipitone Federico. Tra i presenti alla commemorazione anche Giovanni Paparcuri, l’autista scampato alla strage: “Anche il mio sangue ha macchiato questa asfalto 32 anni fa e mi ferisce che si ricordino solo i magistrati. Ma sarebbe giusto fare lo stesso ricordando gli uomini delle scorte e i sopravvissuti. Siamo dei fantasmi che circolano...”.

Capo dell'ufficio Istruzione del Tribunale di Palermo dal 1979, Chinnici fu l'inventore del pool antimafia, in cui confluirono giudici come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Fermamente convinto che la mafia si combattesse anche e soprattutto aggredendone i patrimoni illeciti, si è battuto fino all'ultimo affinché la società, i giovani e le istituzioni comprendessero a fondo il fenomeno mafioso. "Io dico che esiste solo un’antimafia - ha dichiarato Caterina Chinnici, magistrato e figlia del giudice - che è quella dell’impegno quotidiano che ognuno di noi deve mettere per ricordare e trasmettere i valori della legalità. E importante continuare a lavorare per trasmettere ai giovani i valori sani della nostra società”.

rocco chinnici-2Le commemorazioni sono state aperte alle ore 9 con la deposizione di corone sul luogo della strage. Quindi, nella chiesa di San Giacomo dei Militari, presso il Comando della Legione Carabinieri Sicilia di corso Vittorio Emanuele, la messa in ricordo delle vittime della strage. Altre corone saranno deposte alle 11 a Misilmeri in piazza Rocco Chinnici. Tra i presenti questa mattina in via Pipitone Federico anche il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone: "La mafia si è trasformata, non è più quella che spara. Ricordare il giudice Chinnici non deve essere un rito che si consuma inutilmente. Gli anni scorrono e probabilmente la storia ha insegnato poco”.

Anche il procuratore generale di Palermo Roberto Scarpinato è andato questa mattina alla commemorazione nel luogo della strage, ricordando l’animo da pioniere del giudice Rocco Chinnici nella lotta alla mafia: “E’ stato un apripista, capace di rompere il muro di silenzio e avviare una nuova fase storica. Con lui si passò dalle indagini ai soli uomini della mafia militare a quella dei colletti bianchi della mafia. Proprio loro lo invitarono a essere prudente e a desistere da queste indagini. Si aprì al dialogo - continua - con la società civile e andando nelle scuole".

"Chinnici fu un grande innovatore su più fronti - ha dichiarato il sindaco Leoluca Orlando - innanzitutto perché fu tra i primi in ambito giudiziario a comprendere la gravità e quindi indagare le collusioni e i legami fra mafia e politica, fra mafia e imprenditoria. Non a caso, le indagini hanno portato ad accertare quali mandanti i cugini Salvo. Ma Rocco Chinnici è stato anche un grande innovatore culturale, comprendendo l'importanza del coinvolgimento della società civile, dei giovani e delle scuole nella lotta alla cultura mafiosa, oltre che al suo affarismo criminale. Un impegno fatto di passione e rigore intellettuale che ha lasciato una forte impronta nella nostra città".

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