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Cronaca

L'omicidio del sindaco Insalaco 35 anni fa: denunciò le infiltrazioni mafiose negli appalti del Comune

Rimase primo cittadino per appena 3 mesi e cercò di contrastare il comitato d'affari che faceva riferimento a Vito Ciancimino. Eliminato in via Cesareo, un cui tratto gli è stato recentemente intitolato, solo dopo anni furono individuati gli esecutori materiali del delitto, mai scoperti invece i mandanti. Lagalla: "Ha lasciato un'impronta importante"

Appena 101 giorni, tanto durò la sindacatura di Giuseppe Insalaco, diventato primo cittadino il 13 aprile del 1984 e rimasto in carica fino al 13 luglio dello stesso anno. Venne poi ucciso in un agguato mafioso esattamente 35 anni fa, il 12 gennaio del 1988. Un omicidio sul quale ancora oggi restano molte ombre (mai individuati mandanti), anche per le modalità molto strampalate con cui fu eseguita la condanna a morte in via Cesareo (di cui un tratto gli è stato recentemente intitolato).

La Vespa su cui viaggiavano i killer - Domenico Ganci e Domenico Guglielmini - rimase infatti imbottigliata nel traffico e per strada vennero abbandonati un casco e addirittura la pistola usata per uccidere l'ex sindaco. Nonostante una serie di elementi importanti, soltanto dopo diversi anni e grazie alle rivelazioni di alcuni collaboratori di giustizia furono individuati gli esecutori materiali, condannati poi all'ergastolo.

"Non sono un democristiano pentito - disse Insalaco sentito in Commissione antimafia nel 1984 - ma sono venuto qui per dire quello che penso della Dc palermitana, degli affari, dei grandi appalti, di Ciancimino (Vito, l'ex sindaco mafioso di Palermo, ndr), dei perversi giochi che mi hanno costretto alle dimissioni dopo appena tre mesi". Insalaco cercò infatti, tra enormi difficoltà, di cambiare il corso degli eventi a Palazzo delle Aquile ed è certamente questo che non gli fu mai perdonato. "Mi facevano trovare ogni mattina i mandati di pagamento sulla scrivania - spiegò ancora Insalaco alla Commissione antimafia - confusi insieme alla posta ordinaria. Speravano che non me ne accorgessi, che firmassi quelle delibere insieme alle ricevute. Ogni delibera valeva decine di miliardi".

Proprio dopo queste dichiarazioni, l'auto di Insalaco venne data alle fiamme. Nel 1985 finì poi sotto inchiesta per corruzione, in seguito ad alcuni esposti anonimi. Sparì dalla circolazione e poi decise di consegnarsi solo ai giudici del pool antimafia, Antonino Caponnetto e Giovanni Falcone. A loro ribadì le sue accuse nei confronti di Ciancimino. Il 12 gennaio 1988 l'omicidio.

"A 35 anni dalla sua scomparsa, l'amministrazione comunale ricorda il sacrificio nella lotta alla mafia dell'ex sindaco di Palermo Giuseppe Insalaco, al quale pochi mesi fa è stato intitolato un tratto di via Cesareo, la strada dove è stato assassinato. Nonostante il breve periodo di sindacatura, ha lasciato un'impronta del suo operato, in particolare denunciando con coraggio il sistema mafioso che influenzava gli appalti, pur consapevole dei pericoli che comportava questa scelta", afferma il sindaco, Roberto Lagalla.

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