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Cronaca San Giuseppe Jato

Il piccolo Di Matteo sciolto nell'acido, 25 anni dopo parla il fratello: "Avrei voluto morire io"

Nicola per la prima volta ha partecipato a iniziative che ricordano il piccolo strangolato e sciolto nell’acido dai suoi carcerieri in un casolare nelle campagne di San Giuseppe Jato: "Ancora oggi provo un dolore enorme per quanto accaduto"

"Mio fratello è vivo nella memoria di tutti, ma avrei preferito morire io al suo posto". Così Nicola Di Matteo, dopo 25 anni di silenzio, ha ricordato Giuseppe in occasione dell'anniversario della sua uccisione: il piccolo l’11 gennaio del 1996 è stato strangolato e sciolto nell’acido dai suoi carcerieri Giuseppe Monticciolo, Enzo Brusca e Vincenzo Chiodo in un casolare nelle campagne di San Giuseppe Jato. "E’ la prima volta che partecipo a iniziative che ricordano la memoria di mio fratello - ha continuato Nicola, 39 anni - perché ancora oggi provo un dolore enorme per quanto è accaduto". Le sue parole, proferite durante la cerimonia di commemorazione dell’omicidio del piccolo hanno commosso tutti. 

Alla cerimonia ha partecipato anche Nicolò Mannino, presidente del Parlamento della Legalità internazionale: "Don Bosco diceva 'per salvare la vita di un bambino striscerei con la lingua da Torino a Superga'. Guardando  la statua con i suoi bambini che campeggia nella sala parrocchiale della Chiesa madre "Santa Maria" di Altofonte in cui ci troviamo, dico che  “striscerei non con la lingua ma con il cuore per salvare e proteggere la vita degli innocenti".

Il ricordo del sindaco Orlando

Numerose sono state le testimonianze pregne di significato che si sono susseguite, prima di spostarsi tutti al Giardino della Memoria. "La mafia non è cambiata, c’era e c’è ancora – ha dichiarato il presidente della Commissione Antimafia dell’Assemblea Regionale Siciliana  Claudio Fava -, ha solo cambiato strategia, ma è presente come e più di prima. Tutti vanno ad Auschwitz per vedere i forni crematori, provando inevitabile orrore. Eviteremmo di vendere chiacchiere, se andassimo nei luoghi in cui la mafia ha seminato orrore, come il Giardino della Memoria, accorgendoci delle atrocità di quanto è accaduto". "La vera sconfitta alla mafia passa attraverso la cultura – ha aggiunto Roberto Lagalla, assessore regionale all’Istruzione – mettendo in campo iniziative che non consentano di dimenticare il sacrificio di queste persone".

La memoria del piccolo Di Matteo è stata ricordata anche attraverso l’omaggio floreale sulla brandina dove il bambino riposava quando veniva tirato fuori dal pozzo. Il Parlamento della Legalità, poi, ha rimesso nel luogo del martirio l’angelo in pietra lavica rivestito di porcellana che tiene un giglio. "Importante fare memoria – ha concluso Mannino – insieme a chi ha vissuto questi orrori. Non posso dimenticare gli anni di condivisione in giro per l’Italia con Franca Castellese, la mamma di Giuseppe. Come dimenticare quando incontrò l’arcivescovo di Monreale e gli disse 'me l’hanno buttato via come un secchio d’acqua'? . Un dolore e una disperazione che non possono scomparire". Per Giuseppe nella piazza Falcone e Borsellino è stata scoperta una mattonella commemorativa alla presenza degli insegnanti e degli alunni coinvolti nel campo estivo di Libera dedicato al suo ricordo.

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