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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Andreotti e Palermo, dal bacio a Riina al "Processo del secolo"

Il senatore, morto oggi nella sua casa romana, venne accusato dal pentito Balduccio Di Maggio di aver incontrato il Capo dei capi nella casa di Ignazio Salvo. Per lui le accuse di associazione mafiosa, terminate con una sentenza di assoluzione per prescrizione

Il (presunto) bacio con Totò Riina, i (prescritti) legami con la mafia. Il più discusso uomo politico italiano del dopoguerra, Giulio Andreotti, era legato a doppio filo con la Sicilia. E con Palermo. Il senatore, morto oggi a Roma, è uscito indenne da due grandi processi - uno per mafia (il cosiddetto “processo del secolo”), l' altro per l' omicidio del giornalista Mino Pecorelli - sui quali la parola fine è stata messa dalla Cassazione.

BACIO D'ONORE – Il pentito Balduccio Di Maggio ammise di essere stato presente nel 1987 ad un incontro con Giulio Andreotti dove Totò Riina baciò il sette volte l’allora presidente del Consiglio. Affermò in una testimonianza agli inquirenti di Palermo: “Sono assolutamente certo di aver riconosciuto Giulio Andreotti, perché l'ho visto diverse volte in televisione. Ho interpretato il bacio che si scambiarono Andreotti e Riina a come un gesto di rispetto”.

Secondo le testimonianze di Di Maggio, nel settembre del 1987, avvenne un incontro nella casa di Palermo di Ignazio Salvo, accusato ufficialmente di avere contatti con Cosa Nostra. "Quando siamo entrati – disse sempre Di Maggio - erano presenti l'onorevole Andreotti e l'onorevole Salvo Lima. Loro si alzarono, diedero la mano e baciarono Ignazio Salvo. Riina invece salutò tutti e tre baciandoli”. Andreotti smentì le accuse a suo carico definendo Di Maggio bugiardo. I giudici della corte di appello rigettarono le testimonianze di Di Maggio sul bacio scambiato tra Riina e Andreotti.

I PROCESSI - Il 15 ottobre 2004 i Supremi Giudici confermarono in pieno in pieno la sentenza del processo di appello per il quale era stata dichiarata nei suoi confronti la prescrizione - un'ombra mai cancellata - per il delitto di associazione a delinquere fino alla primavera del 1980 e l' assoluzione per il reato di associazione mafiosa dal 1980 in poi.

La Cassazione valutò la solidità della decisione emessa dalla Corte di Appello di Palermo il 2 maggio 2003 sulla base delle dichiarazioni di numerosi pentiti. La pronuncia di secondo grado si discostò dalla prima proprio sulla prescrizione, dato che in primo grado Andreotti fu assolto tout-court, seppure con la formula ''dubitativa'' ai sensi del secondo comma dell'art. 530 cpp, in quanto la prova fu ritenuta non raggiunta.

Il 30 ottobre 2003 le sezioni unite penali della Corte di Cassazione annullarono senza rinvio la sentenza emessa dalla Corte d' Assise di Appello di Perugia il 17 novembre dell' anno precedente, che aveva condannato a 24 anni di reclusione Giulio Andreotti e il boss mafioso Gaetano Badalamenti quali mandanti dell' omicidio del giornalista Mino Pecorelli. L'annullamento senza rinvio della sentenza sancì, in via definitiva, l' innocenza del senatore a vita "per non aver commesso il fatto".

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