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Cronaca Partinico

"Porta le tue pecore altrove", massacrato a bastonate un allevatore: condannati padre e figlio

Il pestaggio avvenne nelle campagne di Partinico a marzo del 2015. Per la Cassazione furono Antonino e Domenico Viola ad aggredire la vittima, tentando anche di investirla con un autocarro. L'uomo finì in ospedale in gravissime condizioni ed ha riportato danni fisici e neurologici permanenti: gli imputati dovranno versargli 30 mila euro

La sua colpa sarebbe stata quella di far pascolare le sue pecore in un'area dove non avrebbe dovuto. Per questo Stefano Leone, un allevatore di Partinico, fu pestato a sangue e per poco non morì, il 7 marzo del 2015 nelle campagne del suo paese, precisamente nella zona di Santa Caterina. A massacrarlo furono Antonino Viola, 80 anni, e il figlio Domenico Viola, di 41, per i quali adesso diventa definitiva la condanna a 6 anni di reclusione a testa, inflitta col rito abbreviato, per il tentativo di omicidio. I due, come ha ricostruito la Procura, dopo aver picchiato con un bastone la vittima, provarono anche ad investirla con un autocarro, ma Leone riuscì a fuggire a piedi.

La prima sezione della Cassazione, presieduta da Angela Tardio, ha infatti ritenuto inammissibile il ricorso degli imputati, confermando la sentenza emessa dal gup Patrizia Ferro e poi intergralmente confermata dalla Corte d'Appello a marzo dell'anno scorso. I Viola dovranno anche versare 30 mila euro di provvisionale alla vittima, a titolo di risarcimento: Leone ha riportato danni neurologici e fisici permanenti. La Suprema Core li ha anche condannati a pagare 3 mila euro alla Cassa delle ammende.

L'allevatore era stato minacciato dagli imputati perché portasse le sue pecore altrove, ma aveva deciso di non piegarsi ai soprusi di padre e figlio. Per questo, come ha accertato dalla polizia, era scattato il terribile pestaggio, compiuto materialmente da Domenico Viola, istigato dall'anziano padre a colpire ripetutamente con un bastone la vittima, soprattutto alla testa, ma anche in altre parti del corpo. Antonino Viola aveva incitato il figlio a continuare finché Leone non fosse morto. Gli imputati avevano poi cercato di investire la vittima con un autocarro, ma l'uomo era riuscito a scappare a piedi tra i campi ed aveva raggiunto un'officina.

Il titolare dell'attività aveva accompagnato l'allevatore all'ospedale di Partinico, dove era arrivato in gravissime condizioni, tanto che per diversi giorni i medici si erano riservati sulla prognosi. Leone, per paura, inizialmente aveva raccontato ai sanitari di essere stato investito da una macchina, ma poi aveva detto la verità. Tra le altre cose, gli investigatori avevano trovato nel furgone dei Viola un bastone sporco di sangue. 

Sin dal primo grado, i giudici hanno ritenuto attendibile Leone, le cui dichiarazioni hanno trovato riscontro in diversi elementi e anche la Cassazione rimarca, per esempio, che "non sussiste alcun dubbio che il bastone sequestrato all'interno del furgone dei due imputati, macchiato di sangue umano, fosse quello con cui la persona offesa era stata ripetutamente colpita". Da qui la condanna definitiva.
 

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