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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca Brancaccio

Dalla 73enne separata con 6 figli al giovane papà: "Così aiutiamo i poveri di Brancaccio"

Dalla spesa a un semplice sorriso: il Centro Padre Nostro - con le sue 25 sedi e i 60 volontari dedicati anche alle famiglie di Falsomiele e Zen - sostiene 600 famiglie, di cui circa 300 con pendenze giudiziarie, che, a causa del Covid 19, hanno peggiorato la loro già precaria situazione di vita

Aiutare in forme diverse 600 famiglie, di cui circa 300 con pendenze giudiziarie, che, a causa del Covid 19, hanno peggiorato la loro già precaria situazione di vita. E' quello che non ha mai smesso di fare il Centro Padre Nostro di Brancaccio con le sue 25 sedi e i 60 volontari dedicati anche alle famiglie dei quartieri popolari di Falsomiele e Zen. Tra le persone in servizio ci sono 15 persone in esecuzione penale esterna (Uepe), 10 addetti LPU (Lavori Socialmente Utili) e 6 ex Pip. La distribuzione della spesa, in piena emergenza sanitaria è avvenuta anche nei giorni festivi pasquali e nelle feste del 25 e del primo maggio.

Ogni giorno, per le famiglie di Brancaccio, presso l'Auditorium Giuseppe Di Matteo, otto volontari distribuiscono spesa alimentare, farmaci e beni di prima necessità a 60 famiglie per volta, prevalentemente tutte giovani con parecchi figli. Viene fornita la spesa per circa due settimane. In questo periodo di pandemia diverse sono state le realtà che hanno dato un sostegno economico al centro. Tra queste: il corpo della polizia di Stato, quello dei carabinieri, la Fondazione Giovanni Paolo II, una cordata di Rotary Club e altri benefattori privati. Oltre alla spesa alimentare, c'è ascolto telefonico, aiuto scolastico online e sostegno in varie forme delle situazioni familiari più critiche.

Tra le persone aiutate c'è la signora Giuseppa di 73 anni, donna separata con 6 figli, che da 26 anni è seguita dal centro. "E' da una vita che i volontari del Centro Padre Nostro ci aiutano in vario modo - dice -. Nell'ultimo periodo ho iniziato con piacere a frequentare il centro per anziani le cui attività sono state per il momento sospese. Spero però che riaprano al più presto perché vorrei tornare alla normalità per potere fare anche le gite che venivano organizzate. Ho un figlio con disabilità mentre tutti gli altri sono spostati e vivono di piccoli lavori precari che sono sempre meglio di andare a rubare. Dobbiamo tanto al centro Padre Nostro, che in questo periodo ci sta fornendo la spesa, perché io vivo soltanto di una pensione di 630 euro da cui devo togliere 350 euro di affitto di casa".

"La gente di Brancaccio, nonostante i diversi problemi, è stata molto rispettosa delle regole in tutto questo periodo. La maggior parte delle famiglie vivevano di lavoretti ambulanti oppure di forme di occupazioni precarie e in buona parte in nero - spiega Maurizio Artale, presidente del Centro Padre Nostro -. Quasi tutte sono ancora purtroppo ferme. Nei casi di povertà più gravi abbiamo pagato anche le bollette telefoniche, di luce e di acqua. Abbiamo circa 50 famiglie che vivono in case molto piccole e vecchie e con molti problemi di povertà che ora si sono acutizzate di più. Per loro, speriamo che parta in collaborazione con il Comune, un progetto che prevede alcune soluzioni di auto-recupero di alcune case".

Si tratta di famiglie che vivono nella zona di Brancaccio più problematica chiamata dopo la chiusura dei passaggi a livello 'Stati Uniti', quella in cui operava attivamente padre Pino Puglisi. "Tra i disagi, con le circoscrizioni chiuse - continua Artale - abbiamo avuto casi di persone che non hanno potuto attivarsi per il reddito di emergenza e altre che non hanno potuto prendere né voucher né buoni spesa. Tra i servizi abbiamo fatto supporto e assistenza telefonica a giorni alterni a circa 100 anziani di Falsomiele e Brancaccio. Ad alcuni abbiamo dato dispositivi per vedere film o ascoltare musica. Per tenerli di buon umore, gli abbiamo fatto recapitare anche alcuni lavoretti fatti dai giovani del servizio civile. Poi naturalmente, in collaborazione con 5 scuole tra elementari e medie, c'è tutto il supporto e recupero scolastico a distanza. Tra gli altri, stiamo seguendo 10 casi più difficili e 15 giovani drop out per gli esami da esterni di scuola media".

"Grazie a tutte le realtà che ci sostengono nella distribuzione della spesa alimentare alle famiglie, abbiamo alleggerito in questo modo la Caritas e il comune. Adesso, ripartiremo solo se ci saranno le condizioni per farlo - aggiunge -. Nelle due nostre aree giochi occorre garantire piena sicurezza. Chiaramente il numero di bambini se prima era di 140 adesso sarà molto più limitato e controllato da personale munito di igienizzanti, termometro laser, guanti e dispositivi di sicurezza. Pertanto lo Stato non deve dimenticare noi onlus a cui deve garantire gravi fiscali, perché per fare partire i nostri centri aggregativi estivi le spese saranno maggiori. Domani ricorre l'anniversario di Falcone. Dopo 26 anni di impegno sociale, dico con forza che, la vera lotta alla mafia deve, necessariamente passare prima di tutto, dalle istituzioni che devono fare il loro dovere, e poi pure dalla costruzione di opportunità diverse per le persone e quindi inevitabilmente da una maggiore giustizia sociale. Occorrerebbe fare un lavoro di conoscenza e aiuto porta a porta capillare per capire chi è invisibile, chi è un criminale e chi è invece una vittima del sistema. Le istituzioni dovrebbero essere inoltre, più presenti almeno a partire da tutti i debiti che hanno con noi (il centro vanta 290 mila euro solo di rette per le strutture) e con le altre associazioni che rispondono ai bisogni sociali più urgenti".

Fonte: Dire/Redattore sociale

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