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Cronaca

Civico, inseguimento nei corridoi e infermiere colpito: medici barricati in una stanza

Ancora due episodi di violenza, a distanza poche ore uno dall'altro, al Pronto Soccorso. Il sanitario ha riportato un lesione all’occhio. Il racconto a PalermoToday: "Ci siamo chiusi per 20 minuti aspettando la polizia. Clima di paura, non riusciamo a lavorare bene"

Infermiere aggredito due volte nel giro di poche ore, porte divelte a pugni, inseguimenti lungo i corridoi e medici barricati in una stanza in attesa dell’arrivo della polizia. Nuova giornata di violenza ieri al Civico dove un infermiere di 50 anni è stato colpito al volto senza riportare fortunatamente gravi conseguenze. "Lavoro qui da 5 anni - spiega a PalermoToday la vittima - e la situazione è peggiorata. Sul posto di lavoro ormai si respira un clima di paura che non riguarda solo noi ma anche gli altri pazienti, ma nonostante ciò ieri qualcuno di loro si è schierato dalla nostra parte ed è intervenuto di fronte a queste scene di violenza".

Quello di ieri, leggendo le ultime settimane di cronaca, è stato il più classico dei pomeriggi di ordinaria follia. Il primo "contatto" è avvenuto tra l’infermiere e i tre parenti di una ragazza arrivata al pronto soccorso dopo un incidente stradale: per lei codice verde. I tempi d’attesa fra gli accertamenti, la valutazione ortopedica e quella neurologica sembrerebbero essere stati un po’ più lunghi del necessario. Questo ha provocato la rabbia dei familiari che avrebbero preteso di avere risposte nel più breve tempo possibile. Quindi via a offese e spintoni, interrotti grazie all’intervento della guardia giurata in servizio al pronto soccorso e di qualche paziente.

Dopo un’ora di caos, durante la quale qualche paziente ha preferito anche lasciare l’ospedale, la situazione è lentamente tornata alla normalità. Un po’ come la quiete prima della tempesta, che sarebbe coincisa con l’arrivo di un uomo insieme alla figlia. Secondo quanto ricostruito il padre, probabilmente grazie a qualche conoscente tra gli addetti alla sicurezza, è riuscito ad entrare in una stanza riservata al personale, una "zona protetta" e teoricamente inaccessibile agli utenti. Varcata la porta l'energumeno si è subito scagliato contro medici e infermieri: "Tu devi servire a mia figlia". Poi avrebbe cercato di aggredire la dottoressa che aveva preso in cura la figlia.

Medici e professori aggrediti: "Potenziare la vigililanza"

A quel punto è intervenuto l’infermiere, che si è messo in mezzo ai due e ha chiuso una porta nel tentativo di lasciare fuori l’aggressore. "Ha sferrato un pugno alla porta, l’ha divelta - racconta ancora la vittima - e mi ha inseguito. Poi mi ha colpito al volto ma sono riuscito in qualche modo a difendermi. Sono intervenuti altri colleghi e la guardia giurata, ma io e la dottoressa ci siamo dovuti barricare in un'altra stanza per oltre venti minuti, chiamando la polizia e attendendo l’intervento di una volante". In quel momento al pronto soccorso c’erano almeno cinquanta persone tra pazienti e parenti, tutti sotto shock per l’accaduto.

Dopo il primo episodio l’infermiere aveva preferito non farsi refertare per continuare il suo turno e non lasciare i colleghi. Poi ha dovuto cedere: "Mi hanno dato un giorno di prognosi e sono andato via. L’apertura del nuovo pronto soccorso ci sta dando una mano, però non possiamo non sottolineare la mancanza di serenità che si registra tra il personale e i pazienti. Questa aggressività rischia di condizionare le nostre capacità di valutazione, di cui dobbiamo rispondere all’utenza e anche sotto il profilo civile. Spesso, ma questa è una mia opinione, la rete dei medici di famiglia non riesce a gestire il flusso e la gente viene qui senza reali ragioni, contribuendo a creare il caos negli ospedali".

Entrambi gli episodi sono stati segnalati alla direzione sanitaria e alla polizia che procederà solo in caso di formale denuncia da parte dell’ospedale. "Ancora una volta denunceremo i fatti in Procura, ma oltre alla solidarietà incondizionata servono misure straordinarie anche drastiche. Abbiamo realizzato una nuova struttura dedicata all’emergenza, assicurato la dotazione organica completa con 170 unità di personale, e abbiamo inoltre un servizio di filtro degli accessi con guardie armate 24 ore su 24 per far sì che nessuno, escluso i pazienti, varchi la soglia dell’area del pronto soccorso. Contestualmente, però, considerata la recrudescenza di episodi di violenza, voglio lanciare un appello perché sia affrontato il problema della sicurezza nei luoghi di cura che passi anche attraverso modifiche normative. Anche per questo abbiamo chiesto l’intervento della federazione nazionale delle aziende sanitarie e, contestualmente, solleciteremo l’impegno delle associazioni dei pazienti. Serve un deterrente. A mio avviso è ormai necessario che siano adottati provvedimenti straordinari per tutelare il diritto alla salute".

Nell’ultimo periodo numerose le aggressioni nelle strutture sanitarie, tra quello all'Ospedale dei Bambini e quello a Villa Sofia, passando per l'episodio al presidio sanitario dell'Asp di Carini e quello al Cervello, dove un inserviente è stato colpito con violenza per aver invitato i parenti dei pazienti a liberare la stanza - parecchio sovraffolata - durante la distribuzione dei pasti. L'uomo è stato colpito riportando la perforazione di un timpano. Una situazione che ha portato i sindacalisti di Anaao Assomed a puntare il dito contro "chi è in gran parte responsabile dello stato di insostenibile sovraffollamento di cui soffrono, oggi più di ieri, tutte le aree di emergenza".

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