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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca Partinico

Finì in coma e accusò il datore di lavoro di averlo picchiato, imputato assolto e liberato

L'imprenditore Pietro Cangemi fu arrestato a giugno scorso per maltrattamenti e lesioni gravi nei confronti del dipendente. La vittima prima aveva raccontato di essere stata aggredita per presunti ammanchi nella cassa e poi ritrattò tutto. Le sue ferite sarebbero compatibili sia con delle percosse che con una caduta

Era rimasto in coma per più di una settimana e quando si era ripreso aveva denunciato ai carabinieri che a picchiarlo e a ridurlo in quelle condizioni, a gennaio del 2018, sarebbe stato il suo datore di lavoro, Pietro Cangemi. Una versione che la vittima, un ambulante di 44 anni, aveva poi ritrattato, spiegando di essere invece caduto per le scale. Una storia confusa per la quale oggi il gup Stefania Brambille ha però deciso di escludere responsabilità a carico di Cangemi, che - al termine del giudizio abbreviato - è stato infatti assolto con la formula "perché il fatto non sussiste".

L'imputato, un imprenditore di Partinico, difeso dagli avvocati Enrico Tignini (nella foto) e Miriam Lo Bello, era in carcere da giugno dell'anno scorso e con la sentenza è tornato libero. La Procura per lui, accusato di maltrattamenti e di lesioni gravi, aveva chiesto una condanna a 4 anni di reclusione.

avvocato-enrico-tignini-2Di sicuro nella vicenda al centro del processo sembra esserci soltanto in ricovero in ospedale della vittima. In base al verdetto emesso oggi, infatti, l'uomo non sarebbe stato picchiato dal suo datore di lavoro, ma non si è mai ben chiarito come si fosse provocato lesioni tali da finire in coma. L'ambulante era stato ricoverato nella Rianimazione del Policlinico a gennaio del 2018 e le sue ferite non erano state ritenute compatibili con una caduta, così i medici avevano avvertito i carabinieri.

Un consulente della Procura aveva anche lui sollevato dei dubbi, non chiarendo tuttavia con precisione l'origine delle lesioni, parlando di "trauma conclusivo diretto mediante colpi inferti con calci e/o pugni, con oggetti contundenti, ovvero mediante urto del corpo contro una superficie dura". La vittima aveva poi riferito di essere stato picchiato dall'imputato che lo avrebbe accusato di rubare soldi dalla cassa e di fare la cresta sulle somme percepite dai clienti. A suo dire, Cangemi lo avrebbe anche minacciato, dicendogli: "Qualche giorno ti mando all'ospedale".

Dopo diversi mesi, però, l'ambulante aveva ritrattato, affermando che l'imprenditore "è un mio fraterno amico e lo considero come padre". Nel frattempo per Cangemi, a giugno dell'anno scorso, il gip Maria Cristina Sala aveva disposto il carcere, accogliendo l'istanza della Procura. 

La vittima era stata poi sentita durante un incidente probatorio e aveva spiegato di non ricordare nulla. Elemento che aveva spinto la difesa di Cangemi a chiedere la revoca della custodia cautelare in carcere al gip, che aveva respinto l'istanza, ritenendo che l'ambulante avrebbe ritrattato la sua iniziale denuncia perché avrebbe subito pressioni. Anche il tribunale del Riesame aveva respinto la richiesta di scarcerazione avanzata dagli avvocati.

In base a una perizia era poi emerso che la vittima sarebbe stata "suggestionabile". Alla fine di dicembre, proprio mentre stavano per scadere i termini di custodia cautelare per Cangemi, il pm aveva chiesto e ottenuto il giudizio immediato. L'imputato ha optato per l'abbreviato e oggi è stato scagionato ed è tornato pure libero.

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