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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

"Accura" al virus, il folle progetto dell'università: "Così produciamo le nostre prime mascherine chirurgiche"

L'iniziativa di riconversione industriale nasce dai dipartimenti di Economia e Tecnologie biologiche con il coinvolgimento dei privati. Dopo settimane di test e certificazioni è arrivato l'ok dall'Istituto superiore di sanità. I dispositivi andranno a medici e infermieri tramite la Protezione civile

Si chiameranno "Accura" e ne verranno prodotte nella sola fase di start up fino a 25 mila a settimana. Sono le prime mascherine chirurgiche certificate e prodotte a Palermo grazie a un processo di riconversione industriale guidato dal dipartimento universitario di Economia e da quello di Tecnologie biologiche, chimiche e farmaceutiche dell’università degli studi di Palermo. Un "folle progetto" come lo definisce uno dei suoi due coordinatori, il professore Gioacchino Fazio, che ha ricevuto oggi la conferma tanto attesa dopo settimane di lavoro, test e certificazioni dall’Iss, l’Istituto superiore della sanità. E’ arrivato infatti il parere tecnico positivo che darà il via alla produzione e alla “commercializzazione”, sebbene non ci siano finalità di lucro. I dispositivi di protezione individuale saranno acquistati a prezzo di costo dalla Protezione civile regionale e saranno distribuiti fra medici e infermieri in "trincea" ma andranno anche a quei lavoratori per i quali non è possibile garantire le distanze minime di sicurezza.

"Accura", le mascherine anti virus prodotte dall'Università

L’iniziativa è nata a pochi giorni dal primo decreto firmato dal premier Giuseppe Conte, grazie alla sinergia tra i dipartimenti accademici e con il coinvolgimento di alcuni soggetti privati che hanno risposto alla “chiamata alle armi”. Data l’emergenza bisognava adeguarsi e dare un contributo in termini produttivi. "L’idea - spiega a PalermoToday il professore Fazio - nasce da una telefonata domenicale tra me e la collega Gennara Cavallaro che insieme a me ha coordinato il progetto. La Infantino srl, una società che conoscevamo perché uno dei figli è stato un nostro laureato, si è messa subito a disposizione. A quella chiamata ne sono seguite tante altre e l’iniziativa è diventata un progetto realizzato in tre settimane anche grazie all’interesse della Regione, della Protezione civile siciliana e agli utili consigli del collega Franco La Mantia".

In poche settimane, in attesa di avere le certificazioni necessarie per sottoporre all’Iss il prototipo e la documentazione da allegare rigorosamente, i due dipartimenti universitari si sono occupati sia dell’organizzazione della filiera produttiva che dei test di conformità tecnica ai sensi della normativa vigente. "Questo è stato possibile - aggiungono - grazie al contributo gratuito dei laboratori di Polimeri Biocompatibili, di Biochimica (referente il professore Giulio Ghersi) e di Artea srl". Dalle idee alla produzione materiale nell'arco di una ventina di giorni: "Accura è un appello a fare ‘attenzione’ ma anche un invito ad avere ‘cura’ dei nostri comportamenti. Sono le prime mascherine chirurgiche made in Sicily autorizzate nella nostra Regione".

iniziativa riconversione industriale mascherine coronavirus universita 1

Lo stabilimento produttivo dell’impresa Infantino, che si occupa di abiti su misura, si trova nella zona artigianale di Misilmeri, alle porte di Palermo. I macchinari per la termosaldatura delle mascherine sono stati acquistati grazie a un contributo da 70 mila euro garantito dall’Enel e alla partecipazione al progetto dell’impresa Top Sailing srl, una veleria di Palermo. "La finalità dell’iniziativa - chiarisce il professore Fazio - è quella di destinare tali dispositivi di protezione individuale agli operatori sanitari e ai lavoratori attraverso il canale della Protezione civile siciliana".

Il progetto era stato sottoposto lo scorso 26 marzo a Invitalia nell’ambito dell’iniziativa di finanziamento di 50 milioni di euro denominata "#CuraItalia Incentivi". Il 30 marzo la domanda sarebbe stata rigettata in quanto giudicata non realizzabile. "La fase produttiva - ricostruiscono invece con orgoglio gli accademici - è stata invece avviata meno di 10 giorni dopo grazie al lavoro in sinergia tra i dipartimenti universitari e il contributo di privati, ma senza nessun supporto del governo nazionale".

"Oggi in fase di start up - aggiunge il professore Fazio - possiamo produrre circa 25 mila mascherine chirurgiche a settimana, ma il progetto prevede a breve un ulteriore possibile sviluppo e un incremento della capacità produttiva fino a 150 mila mascherine al giorno. Stiamo attivando un processo per la produzione di dispositivi FfP2 e di mascherine chirurgiche biodegradabili a base di un biopolimero e abbiamo inoltre dato un contributo a una di queste aziende per la certificazione ISO 9001 per la produzione di mascherine in Tnt, il tessuto-non tessuto".

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