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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Libertà / Via Gioacchino Ventura

"Abusi edilizi alla palestra Virgin", dopo il ricorso in Cassazione scatta un nuovo sequestro

I giudici dichiarano inammissibile l'appello della difesa, ma l'impianto è chiuso da mesi per le restrizioni contro il Covid. La partita aperta da ottobre è però tutt'altro che finita: la Suprema Corte ha anche disposto un nuovo vaglio del Riesame sull'aspetto legato alla necessità di ottenere il permesso di costruire per eseguire la ristrutturazione

L'immobile di via Gioacchino Ventura in cui si trova la palestra Virgin finisce nuovamente sotto sequestro. L'impianto è chiuso da mesi per via delle restrizioni contro il Covid e il provvedimento non ha dunque effetti concreti per i suoi clienti e neanche per i suoi gestori. E ci sarebbe da dire quasi per fortuna, perché in questi mesi i giudici si sono espressi in maniera discordante portando all'applicazione e poi alla rimozione dei sigilli.

L'ultimo provvedimento - che in realtà nell'inchiesta per i presunti abusi edilizi non sarà l'ultimo - è della Cassazione, che ha dichiarato inammissibile uno dei ricorsi presentati dall'avvocato Sergio Monaco, che difende Filippo Basile, titolare della "Euro Real Estate Spa" proprietaria dell'edificio, ma ne ha contestualmente annullato con rinvio un altro, sul quale si dovrà quindi nuovamente pronunciare il tribunale del Riesame.

La prima decisione, quella che fa scattare di nuovo il sequestro, è legata al pericolo di un aggravamento del carico urbanistico secondario, cioè al fatto che la struttura, in cui sarebbero stati compiuti abusi edilizi, deturperebbe la zona in cui si trova. Un aspetto che era stato sollevato sin dall'inizio dal procuratore aggiunto Sergio Demontis e dal sostituto Andrea Fusco, che coordinano l'inchiesta, ma che non era stato ravvisato invece dal gip Fabio Pilato, che aveva sottolineato come "gli abusi edilizi sono stati compiuti in un'area residenziale già interamente urbanizzata".

L'altra decisione della Cassazione, quella annullata con rinvio, riguarda invece la necessità o meno di ottenere un permesso di costruire per realizzare le opere nel palazzo. Un punto sul quale la partita va avanti dallo scorso 8 ottobre. Per l'accusa la speciale autorizzazione sarebbe stata necessaria ed avrebbe anche comportato il pagamento di 60 mila euro in più di oneri al Comune; per la difesa invece non sarebbe servita, perché si sarebbe trattato di semplici lavori di ristrutturazione. Sarà il Riesame adesso a pronunciarsi nuovamente sulla questione.

I sigilli alla struttura, frequentata da centinaia di palermitani, erano scattati la prima volta l'autunno scorso, quando era venuto alla luce che nell'edificio sarebbe stato realizzato, tra l'altro, un intero piano in più di circa 600 metri quadrati, secondo la Procura in violazione anche delle norme antisismiche e con il conseguente rischio di crolli.

Sotto inchiesta, oltre a Basile, che è anche committente dei lavori, sono finiti pure Giuseppe Monteleone, in quanto dirigente dello Sportello unico delle Attività produttive (è già sotto processo per le presunte mazzette all'Edilizia privata), due impiegati comunali che avevano istruito la pratica per la ristrutturazione, Antonino Zanca e Sergio Marinaro, il progettista e direttore dei lavori, Antonino La Duca, e Tommaso Castagna che li aveva eseguiti.

Il primo colpo di scena risale al 12 novembre, quando lo stesso gip che aveva disposto il sequestro, sulla scorta di alcune consulenze presentate sempre dall'avvocato di Basile, aveva ritenuto non ci fosse in realtà il pericolo di crollo e aveva quindi deciso di dissequestrare la palestra, lasciando i sigilli soltanto alle parti ancora in fase di realizzazione, come i campi di padel. Per il giudice restavano comunque in piedi le accuse della Procura, soprattutto in relazione alla necessità di ottenere il permesso di costruire per fare i lavori.

La situazione si era nuovamente capovolta il 14 gennaio, quando il Riesame aveva invece accolto il ricorso dei pm e stabilito che sarebbe stato corretto il primo sequestro disposto dal gip, cioè quello relativo all'intera struttura. Una decisione contro la quale è ricorsa in Cassazione la difesa di Basile: adesso i giudici hanno chiuso la discussione sul carico urbanistico, ma non quella legata al permesso di costruire.

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