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Giovedì, 28 Marzo 2024

Storia delle epidemie a Palermo: dai cartaginesi alla peste del 1624

In passato veniva chiamata peste (che in latino in latino indicava tanto l'epidemia, quanto la distruzione e la rovina) qualsiasi infezione ad alta mortalità, senza che necessariamente si trattasse della peste bubbonica. Le ondate di peste nera di fine 1400 fino alle ossa di Santa Rosalia

Premessa doverosa: nel passato veniva chiamata peste qualsiasi epidemia ad alta mortalità, senza che necessariamente si trattasse della peste bubbonica “classica” di cui narra Boccaccio nel Decameron. La parola peste in latino indicava tanto l'epidemia, quanto la distruzione e la rovina.

La Sicilia fu interessata nel 406 a.C. da una epidemia che colpì l'esercito Cartaginese che assediava Agrigento, la prima epidemia nell'isola di cui abbiamo certezza storica. Come pure tra il 168 ed il 180 la cosiddetta peste Antonina, forse una epidemia di tifo o di morbillo, o più probabilmente di Vaiolo, colpì l'isola mietendo tante vittime. Anche la cosiddetta peste Giustinianea, peste bubbonica, colpì il Mediterraneo a partire dal 540, Sicilia compresa, con code e riacutizzazioni che si trascinarono per decenni. Dopo una assenza di quasi due secoli, si era infatti spostata in oriente, tornò in Sicilia con un'ultima fiammata nel 747. Anzi fu proprio dalla Sicilia che, quell’anno, alcuni soldati bizantini portarono il morbo a Costantinopoli.

La peste nera del 1347/1348, forse la più terribile di tutti i tempi antichi, pare avesse avuto origine dagli altipiani delle Mongolia. Sembra sia entrata in Europa attraverso il porto di Messina, con alcuni Genovesi che provenendo dall’Oriente, per sfuggire ad una tempesta, trovarono approdo sicuro nella città dello stretto. I messinesi tentando di scampare alla morte contaminarono anche le città vicine e considerato che i propagatori del morbo erano stati proprio i messinesi, restò per lungo tempo il  modo di dire “Un mi parrari ca si missinisi” !!  Si stima che morirono complessivamente almeno mezzo milione di siciliani e certamente anche Palermo venne colpita, ma verosimilmente in maniera marginale, considerato che in città non sono rimaste particolari memorie di questa epidemia e Palermo non viene citata in nessuna fonte storica.

La peste nera, tornò a più ondate in Europa: 1468, 1474 1481/82 e 1493. E ovviamente anche in Sicilia, dove spesso entrò in virtù degli abbondanti rapporti commerciali con Napoli. Nel 1493 a Palermo si contarono circa 4.000 morti per il morbo. Nell’anno 1522 e con riacutizzazioni fino al 1530 le cronache parlano di un morbo, propagatosi in Sicilia da Trapani, dove arrivò con una nave infetta, giungendo anche a Palermo. Un vecchio aromatario (farmacista) palermitano dell’epoca, tale Giannuccio Spatafora, in una relazione sul morbo, scrisse che la gente mentre camminava aveva una specie di stordimento in testa, cadeva per terra e moriva subito!

Nel 1558 Palermo fu colpita da alcune febbri infettive gravi. L’anno precedente Palermo era stata colpita da una calamità di altra natura. A seguito di fortissime piogge e di alcuni errori commessi dal Senato palermitano, che aveva chiuso delle condotte sotterranee per lo sfogo delle acque pluviali  per evitare che si ci infilassero i contrabbandieri, ci fu una strage. Nella zona dell’Albergheria si allagò tutto e si contarono almeno 4.000 morti. Pochi mesi dopo l’evento tremendo, scoppiarono delle micidiali febbri infettive, forse tifoidi, che restarono localizzate in città, ma che provocarono la strage di almeno 8.000 persone.

La peste del 1575 merita un approfondimento particolare. A quei tempi Palermo aveva una popolazione di circa 120.000 abitanti, ed era una delle città più grandi d'Italia. Agli inizi dell'estate, in una casa di tolleranza, come la chiameremmo oggi (bordello lo chiamavano allora) vicino alla Chiesa di San Domenico, si trovò una prostituta morta. Poco dopo anche il suo cliente, probabile paziente zero dell'epidemia, un capitano di un brigantino barbaresco, perì. Con l'esplosione dell'epidemia il Senato palermitano, decise di chiedere aiuto ad un luminare di quei tempi, il protomedico Gian Filippo Ingrassia, nato a Regalbuto e che viveva a Palermo (1509-1580), che tentò di arginare i danni di un morbo che causò “appena” 3.000 vittime.

Igor Gelarda-14Fu la prima volta che la difesa sanitaria della città venne affidata ad una task force di medici. Gian Filippo Ingrassia, insieme ad altri colleghi, studiò delle contromisure forti e nette: stabilì l'isolamento dei malati, in una struttura che inizialmente fu quella dello Spasimo, ma poiché troppo vicina al popoloso quartiere della Kalsa se ne decretò lo spostamento. Dapprima a San Giovanni dei Lebbrosi, e successivamente alla Cuba. Che divenne una struttura modello per i tempi, con una specie di triage all'ingresso, che giunse ad ospitare fino a 1.130 malati, con 11 medici al servizio, oltre a frati e sacerdoti. Al Borgo di Santa Lucia, invece, c’era una di struttura di quarantena, dove venivano poste le persone che avevano avuto contatto con il morbo, ma non ammalate. Ingrassia  stabilì che venissero bruciati tutti i beni che appartenevano ai contagiati, proibì gli scambi commerciali con l’esterno, il raduno di folle nelle strade e piazze, vietò le processioni, obbligò la sepoltura dei morti al di fuori delle mura cittadine e diffuse alcune regole igieniche, prevedendo anche la condanna a  morte per i trasgressori.

Qualcuno insinuò che i medici non volessero trovare la medicina per questa epidemia perché altrimenti sarebbe venuto meno la loro parcella. Motivo per il quale l’ Ingrassia, sdegnato, rinunciò al proprio stipendio, continuando a dare generosamente cura e soccorso agli ammalati.  Dopo 11 mesi di lotta, nella primavera del 1576, la peste fu debellata del tutto. Il numero dei morti a Palermo rispetto al resto d’Italia fu minimo, questo grazie alla regia di Gianfilippo Ingrassia, al quale la città dedicò poi un ospedale. “Appena” 3.000 morti a fronte di una popolazione di circa 120 mila abitanti, in confronto delle stragi Venezia e Genova dove si contarono 75.000 vittime o Messina 40.000!

Ancora più famosa, e per certi versi tragica, fu l’epidemia di peste del 1624, debellata secondo la Tradizione dopo la scoperta delle ossa di Santa Rosalia. La peste, portata da un brigantino proveniente da Tunisi, fu la stessa di cui parlò Manzoni ne “i promessi sposi”, che a Milano uccise circa 60 mila persone e a Palermo quasi 10 mila.

Igor Gelarda

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