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Martedì, 23 Aprile 2024

Emilio Scibona

Collaboratore Sport

Palermo, dottor Jekyll e mister Hyde: rendimenti opposti tra casa e trasferta

Dopo un quarto di campionato la squadra di Filippi ha fatto del Barbera un fortino ma fuori casa il bilancio parla di tre punti conquistati dopo prestazioni oggettivamente deficitarie. La partita contro la penultima Vibonese, l'occasione giusta per invertire la rotta

Dieci partite di campionato e il primo quarto del torneo archiviato: un lasso di tempo troppo breve per emettere sentenze ma comunque abbastanza consistente per fare un primo bilancio della stagione del Palermo. In questo momento i rosanero hanno 16 punti assieme a Turris, Foggia, Monopoli e Taranto, pienamente coinvolti nell’attuale super pacchetto di mischia per i play-off con 13 squadre chiuse in cinque punti dal terzo al quindicesimo posto. Non un disastro certo, ma comunque poco rispetto alle ambizioni di partenza, specie pensando al fatto che il Bari fa le prove tecniche di fuga a + 8 con il Catanzaro che segue, distanziato di quattro punti tanto dai galletti quanto dal Palermo.

La classifica è perfetta espressione di un inizio di stagione in cui il Palermo si è rivelato un Giano Bifronte. In casa la squadra di Filippi in cinque partite ha conquistato tredici punti, vincendo tutte le partite tranne il pari contro il Catanzaro. Al Barbera i rosanero sono una vera e propria macchina da guerra: talvolta gioiosa (non nell’accezione occhettiana del termine) come si è visto nella partita contro il Foggia e a lunghi tratti contro il Campobasso e comunque sempre capace di resistere a qualunque intemperia sfangandola in un modo o in un altro.

Anche in trasferta il Palermo è una macchina, tutt’altro che gioiosa e sicuramente non da guerra: al massimo un’utilitaria degli anni ’70 col motore che si grippa di continuo e le ruote sgonfie. I tre punti conquistati in cinque partite dicono già tanto: l’ingresso nel merito delle prestazioni apre il sipario su uno scenario impietoso. Una sola la partita ben giocata, quella contro la Juve Stabia in cui pur mancando mordente in attacco i rosanero hanno tirato fuori una prestazione difensiva impeccabile contro una squadra dagli argomenti tecnici importanti. Il resto è stata sequela di performance desolanti: per le sfide contro Messina e Taranto, avvenute all’alba del campionato possono anche essere concesse delle attenuanti: le partite contro Monterosi e Turris, senza toglier nulla ai meriti degli avversari, restano delle brutte pagine.

Nella ricerca di una chiave di lettura per capire il bipolarismo totalizzante che ha connotato l’inizio di stagione del Palermo appare chiaro che la questione non possa dipendere in particolar modo da ragioni strettamente tecniche come possono esserlo le defaillance difensive: lo dicono i numeri, visto che i rosanero hanno subito nove gol (meno di uno a partita) con tre clean sheet; lo dicono soprattutto le prestazioni in trasferta, pessime in generale. Una metamorfosi di questo tipo è chiaramente di natura attitudinale: il motivo per cui questo accada se lo chiedono in tanti a cominciare dallo stesso Giacomo Filippi. In generale il tecnico rosanero in questa fase si è mostrato come il classico allenatore ferreamente convinto delle sue idee cui applica l’ormai proverbiale whatever it takes. Una via che nel calcio alle volte paga altre no: in questo momento la classifica parametrata agli obiettivi stagionali dice che sta funzionando meno del giusto ma il tempo per scrivere la storia dista ancora 28 partite.

La prima di queste arriva tra due giorni in trasferta contro la Vibonese di Gaetano D’Agostino, reduce da una striscia di quattro risultati utili consecutivi ma comunque una delle compagini sulla carta meno attrezzate di questo campionato. La sfida contro i rossoblù, terzultimi in classifica, al Razza è senza dubbio l’occasione giusta per lenire il mal di trasferta: se questo in realtà sia dovuto ad un banale blocco emotivo superabile con una vittoria (circostanza decisamente auspicabile) lo si potrà capire solo col tempo. Certo comunque rimane il fatto che per il Palermo non c’è più troppo tempo a disposizione per il cambio di marcia.

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