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Venerdì, 19 Aprile 2024

Rosaura Bonfardino

Videomaker Palermo

Quando il lavoro del giornalista viene ostacolato

Ore 9.30. Come ogni anno, ci ritroviamo in via Isidoro Carini anche noi giornalisti per commemorare, oltre che per raccontare, la figura del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, ucciso per mano mafiosa in quel buio 3 settembre di 40 anni fa. Quarant'anni, una data simbolo che merita tutta l'attenzione mediatica possibile. Siamo tutti lì, testate locali, agenzie e organi di informazione nazionale, già da alcune ore. C'è chi arriva alle 7, chi alle 8, con un solo obiettivo: far vedere cosa succede anche a chi è a casa, vicino o lontano, e può così compartecipare e rendere onore al generale dell'Arma dei carabinieri, alla moglie Emanuela Setti Carraro e all'agente di scorta Domenico Russo. 

Eppure, anche quest'anno, come ogni volta in occasioni come questa, fare il nostro lavoro, cioè raccontare, è stato difficile se non quasi impossibile. Siamo una ventina tra operatori, videoreporter, fotoreporter e giornalisti. Molti di noi sono stati invitati personalmente a partecipare dalle forze dell'ordine. Ci disponiamo in quella che sarebbe la posizione più consona, a favore di luce, davanti al luogo della cerimonia. Fermi, in attesa che si inizi. Non è stata pensata una posizione per noi e sicuramente non è quella, ci dicono. Ma neanche nessun'altra. Così siamo invitati più volte e con insistenza a spostarci più a sinistra per non ostruire il passaggio delle autorità. Lo facciamo. Poi un passo indietro, e poi un altro, poi un altro ancora. E ancora un altro. Troppo lontano persino per i nostri teleobiettivi. Davanti a noi, come se non bastasse, vengono fatti posizionare i gonfaloni della città di Palermo e della Regione. Avete mai visto quanto è grande e alto un gonfalone?

Proviamo a discutere, a mostrare le nostre difficoltà che non sono solo le nostre ma sono quelle dei cittadini che non potranno avere delle immagini chiare della cerimonia. Non otteniamo molto. Ci viene messa innanzi pure una micro barriera dentro la quale saremmo dovuti stare, sempre in venti, in barba anche alle norme anti Covid. Otteniamo di poterci spostare un po' con l'inizio ufficiale della cerimonia, dopo l'arrivo delle autorità. Ma ormai è tardi. Davanti a noi ci sono i gonfaloni, le autorità e tutti gli invitati alla commemorazione. Proviamo a portare a casa, nelle vostre case, il meglio possibile. Ci scusiamo se in occasioni come questa la qualità delle nostre immagini non è delle migliori. Ci proviamo. 

Eppure se noi siamo lì non lo facciamo per noi. Sì è vero, è il nostro lavoro, siamo retribuiti per questo (anche se non tutti come dovrebbero, ma questa è un'altra triste storia). Ma noi siamo i vostri occhi, le vostre orecchie. Abbiamo studiato, sudato, fatto pratica per strada per cercare di fare ciò che ci compete, al meglio. Spesso sbagliando, ma è così che si impara, dicono. Ci svegliamo presto, andiamo a letto tardi, a volte non ci andiamo proprio. Lo facciamo per noi, per il nostro bisogno di informare, ma soprattutto per voi lettori, ascoltatori, telespettatori, cittadini che avete il diritto di sapere, quando non potete esserci. E' un diritto sancito dalla Costituzione. 

Lo facciamo ingoiando lacrime amare, cercando di restare distaccati, di non lasciarci influenzare dal dolore degli altri per restare equidistanti e imparziali. La cronaca ci ha insegnato che la realtà non sempre è quella che appare a prima vista agli occhi, per fortuna per questo c'è la giustizia a fare il suo corso (non sempre come dovrebbe, ma anche questa è un'altra triste storia). Ma noi siamo lì per raccontarvela. 

E alle 9.30 del 3 settembre 2023 ci torneremo ancora in via Isidoro Carini. Così come saremo il 19 luglio alle 16.58 in via D'Amelio o il 23 maggio alle 17.58 in via Notarbartolo. Torneremo sperando di non dover sgomitare, di avere un posto adatto per noi e per tutti i cittadini nascosti dietro le nostre telecamere, sperando di non doverci mettere in punta di piedi o di dover trovare degli escamotage per raccontare. In fondo, il nostro è il lavoro più bello del mondo. E lo faremo per voi, anche se in punta di piedi o dietro a un gonfalone. E' il nostro dovere, è il vostro diritto. 

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