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Sandra Figliuolo

Giornalista Palermo

Dai fuochi d'artificio fai da te alla Magione deturpata: Palermo in mano a orde di incivili

Sull'autobus salgono senza biglietto e - dopo un anno e mezzo di pandemia - persino senza mascherina. Urlano, saltano, si arrampicano. A distinguerli dalla scimmia sono solo i loro inseparabili e costosissimi smartphone, pronti ad immortalare con un selfie qualsiasi stupidaggine: lui rigorosamente con lo sguardo assassino, lei con la bocca a culo di gallina. Pronti a sparare a tutto volume pezzi neomelodici e a biascicare in finto napoletano storie di amori e tradimenti, di carcere e bollette, di vite a perdere e fallimenti, di donne da piegare, di arroganza e prepotenza. Sono giovani, ma non sono per niente belli.

Questi individui sono gli stessi che la sera, credendosi i padroni del mondo come in una scena di "Scarface", galvanizzati magari - a seconda del ceto di appartenenza - da qualche pippata di cocaina o fumata di crack, calano nella notte come orde di Barbari. Si appropriano di strade e piazze, girando con grossi scooter o in quattro su un monopattino e suonano e gridano all'impazzata, perché loro le regole non le rispettano ma le impongono.

Mentre puntuale ogni sera e in ogni quartiere c'è una masculiata per i motivi più disparati, mentre spuntano armi come fossero beni di prima necessità, con forza e prepotenza questi subumani ignari della Civiltà, della storia millenaria - sfregiata dal Sacco, dai fiumi di eroina e dalla criminalità - che li ha comunque partoriti, s'impossessano della città. Con presunzione dettano la loro legge e quando si scontrano con quella dello Stato non esitano a lanciare pietre e bottiglie, come è successo qualche sera fa in una delle piazze più suggestive di Palermo, quella della Magione.

Infrangere le regole può essere un atto di estremo eroismo, ma richiede intelligenza: non ci sarebbero rivoluzioni se non si mettessero in discussione, anche aspramente, il pensiero dominante e il così detto ordine costituito. La rivolta è il seme della libertà. Ma quello a cui stiamo assistendo ora cos'è? Il Maggio dell'imbecillità (priva di ogni immaginazione) al potere? La lotta notturna per assicurare la giusta grascia al mattino? Sovvertire in nome dello schifo?

In mano a chi è questa città? Perché, banalmente, la collettività deve tollerare musica scadente a palla e pisciate in libertà? Perché se si osa ricordare che così non si fa si viene insultati e derisi e la minaccia di chiamare i rinforzi suona come una sfida già vinta, perché tanto la polizia non verrà?

E' uno scenario apocalittico, dove muore il bene comune - che ai Barbari non è mai stato insegnato - e che nulla ha a che vedere col terrore e il sangue che imbrattavano questa città solo fino a qualche decennio fa. Questa è un'altra Palermo, dove è servito un presidio militare durato settimane per liberare dagli abusivi proprio la Magione, ma alla fine ci si era riusciti; dove c'è voluta una mezza guerra civile per creare qualche isola pedonale (sfidando anche il parroco che sosteneva impedissero ai fedeli di incontrare Dio) che oggi però tutti affollano.

Con la forza si è cercato di imporre un po' di progresso e con la forza c'è chi questa difficile trasformazione vuole ostacolarla. Come nella giungla, insomma, e non, come sarebbe logico nella quinta città d'Italia, con il buonsenso.

Questa Palermo è allo sbando, se lo Stato continuerà a giustificare il fuoco d'artificio perché è sempre meglio che sparare con un fucile, l'abusivo perché è sempre meglio di una rapina, l'incivile perché è sempre meglio di un assassino e così all'infinito, a morire sarà quella (già troppe volte calpestata) speranza dei palermitani onesti. 

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