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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronache dall'autobus

Cronache dall'autobus

A cura di Sandra Figliuolo

Bus e tram sono osservatori privilegiati per carpire gli umori dei palermitani che, tra un'attesa (in genere lunga) alle fermate e uno spostamento, si confrontano su tanti temi: dall'attualità alle questioni famigliari. Non solo fra loro, ma pure attraverso lunghe telefonate col vivavoce con cui rendono partecipi tutti gli altri passeggeri. Siparietti, dai risvolti a volte anche tragici, che sono piccoli trattati di sociologia. Ma i viaggi sui mezzi pubblici sono utili anche per cercare di comprendere in quale direzione sta andando Palermo. In questo spazio - e rigorosamente con l'abbonamento dell'Amat in tasca - cercheremo di raccontarlo con ironia.

Cronache dall'autobus

L'autista del 124 che non apre la porta perché gli "scoccia"

Via Cavour, si ferma il 124 diretto alla stazione centrale e io mi trovo proprio davanti alla porta anteriore, destinata alla salita dei passeggeri. L'autista mi vede, ma non mi apre. Busso al vetro, ma niente da fare, mi fa dei segni: devo entrare dalla porta centrale, quella riservata alla discesa, dove si stanno accalcando tutti gli altri utenti.

Penso che magari è rimasto fermo alle norme anti Covid, quando, specie negli ultimi mesi, i passeggeri potevano stare ammassati uno sull'altro ma, grazie a una catena, il conducente restava invece totalmente isolato e la porta anteriore, per evitare il contagio, non poteva essere utilizzata. Salgo e mi dirigo verso l'autista per capire per quale motivo si è rifiutato di aprirmi la porta: "Picchì mi scoccia", la risposta da maschio alfa, carica di arroganza e prepotenza, che mi fornisce. Evidentemente il signore (si fa per dire) non ha ben chiaro che non ci sta portando in giro col suo mezzo privato facendoci la cortesia di darci un passaggio, ma che è al nostro servizio e guida un autobus acquistato dalla collettività.

Alle mie rimostranze continua a fare il duro e quando gli spiego che "mi scoccia aprire la porta" a chi di fatto gli paga lo stipendio, con le tasse e l'abbonamento, non si deve permettere di dirlo, replica: "Ma chi è lei, ah?!". Per cercare di giustificare il suo comportamento aggiunge poi con sicurezza che "comunque lei qui davanti non ci può stare, si deve togliere da qui".

Ovviamente non mi muovo di un millimetro e allora lui rincara, sempre con la stessa arroganza: "Si deve togliere da qui perché se freno lei finisce nel vetro e poi finisce all'ospedale". Non so se prenderla come una minaccia, ma comunque resto impassibile e gli dico che non c'è nulla che mi vieti di stare lì, peraltro ben a distanza dal vetro e con la possibilità di tenermi.

A quel punto lui avvia quindi la guida sportiva (mai fatto una corsa così veloce in 20 anni di viaggi con l'Amat) cercandola quasi quella frenata brusca, solo per dimostrarmi che ha ragione lui. Così davanti alle poste di via Roma si ferma a pochi centimetri da un signore su uno scooter che sta facendo manovra per posteggiare, mentre nel frattempo arriva - superando a destra, come da codice stradale panormita - un altro scooter che per poco non si scontra con l'altro. "Ma che è? Siti parienti?" esclama con eleganza l'autista e io colgo un riferimento sgradevole a me: "Chi è parente con chi?" domando e lui: "Ma chi sta parlando di lei?". Gli dico che è solo un gran maleducato, come non ne incontravo da tempo perché davvero gli ultimi assunti, entrati in servizio a maggio, sono per la maggior parte molto cortesi e disponibili con i passeggeri. "Lei però intanto è ancora qui davanti...", insiste. E ci resto fino al capolinea, dove scendo dalla porta centrale, come previsto, e poi annoto il numero della vettura per segnalare all'azienda questo virtuoso e simpatico dipendente. Che intanto, se mi legge, ora sa pure chi sono. 

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