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Cognomen omen

Cognomen omen

A cura di Francesco Miranda

L'origine dei cognomi: Zichichi, Fratantonio, Giangreco, Giacomazzo

L'origine dei cognomi: Zichichi, Fratantonio, Giangreco, Giacomazzo.


ZICHICHI

(come Antonino Zichichi, fisico e divulgatore scientifico)
 Zichichi deriva da un soprannome basato sul termine arabo ZAQQAAQ (che vuol dire otre), probabilmente riferito a capostipiti che producevano o commerciavano otri. Molti cognomi patronimici iniziano con “Zi” (zio) perché tale appellativo era spesso usato in volgare non solamente nel suo significato parentale ma anche come titolo di rispetto attribuito a persone anziane; se ne potrebbe fare un lungo elenco: Zitello (zio Tello), Zimeo (zio Meo), Ziccardo (zio Icardo), Zimbaldo (zio Umbaldo), Zigiotto (zio Giotto), ecc. Zichichi, inserito in tale categoria di cognomi, sarebbe, pertanto, un patronimico generato dall’appellativo “zio Chico” (cfr. G. Peirce, le origini preistoriche dell’onomastica italiana, 1998). Zichichi è un cognome tipico del trapanese (Trapani, Erice, Custonaci, Petrosino, Paceco, Marsala, San Vito Lo Capo, Castelvetrano, Buseto Palizzolo, Alcamo, Valderice, Mazara del Vallo, Castellammare del Golfo, ecc.), ma ha ceppi anche nel palermitano (Palermo, Misilmeri, Bolognetta), nel ragusano (Ragusa, Chiaramonte Gulfi, Santa Croce Camerina), nel nisseno (Gela), nel siracusano (Augusta). Alcune famiglie Zichichi sono presenti anche in alcune regioni italiane, Lombardia, Liguria, Lazio, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Veneto, ecc.
 

Riferimenti storici e personaggi.  Zichichi era antica e nobile famiglia di Monte San Giuliano (Erice). ANTONIO ZICHICHI (Trapani 15/10/1929), fisico e divulgatore scientifico attivo nel campo della fisica delle particelle elementari. Professore emerito di Fisica Superiore all’università di Bologna, è autore di numerosi lavori scientifici (libri e articoli in giornali e riviste specializzate), vanta sei scoperte, cinque invenzioni, tre idee originali che hanno aperto nuove strade nella Fisica Subnucleare delle alte energie e quattro misure di alta precisione di quantità fisiche fondamentali. Ha ricoperto incarichi di alta responsabilità a livello europeo e nazionale; gli sono stati assegnati numerosi premi e nove medaglie d’oro; è cittadino onorario di diverse città italiane e gli sono state conferite lauree honoris causa in diverse università nazionali ed internazionali. Nel 1963 ha fondato ad Erice il Centro di Cultura Scientifica “Ettore Maiorana” che, diventato successivamente Fondazione, comprende 123 Scuole postuniversitarie che abbracciano tutti i campi della ricerca scientifica moderna e che mette a disposizione borse di studio per gli studenti meritevoli. Nel 2012 il neo governatore della Regione Siciliana Rosario Crocetta lo aveva nominato assessore ai Beni Culturali, ma dopo alcuni mesi Zichichi ha avuto revocata la nomina perché, “assorbito dalla ricerca scientifica a Zurigo, non poteva svolgere il ruolo di assessore”.

FRATANTONIO

(come Salvatore Fratantonio, pittore modicano)
Una categoria di cognomi patronimici è quella formata da un nome proprio e dall’apposizione “fra” o “frat”; i nomi propri erano quelli di genitori, frati secolari, tanto comuni nel Medioevo, che non erano, ovviamente obbligati al celibato: Frabasile (fra Basile), Fratepietro (frate Pietro), Francillotti (fra Angilotto), Frappolo (fra Polo), Fratagnolo (fra Agnolo), ecc. Fratantonio appartiene a questa categoria. In qualche caso l’apposizione “fra” o “frat” precedeva i nomi propri di cavalieri di Malta che usavano l’appellativo di “frate” nel senso di “confratello” dell’Ordine. Fratantonio è tipico del sud-est siciliano, del ragusano (Ispica, Pozzallo, Ragusa, Comiso, Scicli, Giarratana, Monterosso Almo, Modica), del siracusano (Rosolini, Avola, Pachino, Priolo Gargallo, ecc.), ma è attestato anche nel catanese (Catania, Caltagirone, Acireale), nell’ennese (Assoro, Leonforte, Enna), nel messinese (Messina, Patti), nel palermitano (Palermo). Famiglie Fratantonio vengono registrate, inoltre, in Lombardia, Friuli-Venezia Giulia, Campania, Piemonte, Toscana, Veneto e in qualche altra regione italiana.

Riferimenti storici e personaggi. Una famiglia Fratantoni, derivata da un Antonio, era stabilita a Clez, nel Trentino-Alto Adige: nel 1867 l’imperatore d’Austria Francesco Giuseppe elevò al grado di cavaliere ereditario col predicato di Forstmann, trasmissibile ai discendenti legittimi e naturali d’ambo i sessi, il già nobile Gustavo Fratantoni dandogli l’uso di particolare stemma gentilizio. Tali titoli vennero riconosciuti il 22/2/1927 al dott. Ing. Gustavo nato a Stenico, nel Trentino il 9 dicembre 1895. Altro ramo della famiglia  fu quello di Barga, in provincia di Lucca, dove un Bartolomeo Fratantoni fu ammesso al Consiglio Nobile di Lucca nel 1488. Sullo scorcio del 1500 si rese famoso Pietro Fratantoni detto il Barego, illustre letterato e familiare del Re di Francia Enrico III, che lo inviò ambasciatore a Costantinopoli. SALVATORE FRATANTONIO (Modica 1938), pittore; esordisce al Museo Civico di Modica, sua città natale; per alcuni anni, poi, vive a Roma, dove respira la “scuola romana” e dove espone per la prima volta nel 1963. É del 1968 la personale della Galleria Marina di Milano, e risale a quell’avvenimento lo stretto sodalizio con quella città e quel voluto fruttuoso pendolarismo ancora in atto fra Modica e il capoluogo lombardo. Il percorso artistico di Salvatore Fratantonio prende avvio e si sviluppa sui temi delle nature morte, gli agglomerati urbani e le periferie, le marine, i fichidindia, l’albatro, l’albero ibleo, il solitario carrubo, che assurge ad archetipo del carattere e dell’animo dell’artista, simbolo di conquistato equilibrio interiore, immagine di radicata saldezza. GIUSEPPE FRATANTONIO (Modica 1954), pittore, architetto, docente d’arte, protagonista di importanti mostre, personali e collettive, sia in Italia che all’estero (Barcellona, Bruxelles, Londra). Recentemente ha partecipato alla mostra Pro Biennale 2019, allestita alla Scuola Grande di San Teodoro, vicino al ponte di Rialto a Venezia, alla cui inaugurazione, era presente il noto critico Vittorio Sgarbi. L’excursus artistico di Giuseppe Fratantonio spazia su vari stili, pur avendo un filo conduttore, quello della poetica paesaggistica legata al suo territorio ibleo.

GIANGRECO

(come Francesco Giangreco, generale italiano, attivo nella prima e seconda guerra mondiale)
Giangreco (Giovanni il Greco) è composto dall’unione di Giovanni e Greco; appartiene alla categoria dei cognomi patronimici che iniziano con gli accorciativi del nome personale Giovanni e dalle sue antiche versioni: Johannes, Ianni, Zanni, ecc.; tali cognomi sono moltissimi: Iannuzzo, Jaquinto (Gianni Quinto), Giammarrone (Giovanni Marrone), Iannibelli (Giovanni il Bello), Iagrossi (Giovanni il Grosso), Oanni, ecc.
Ci sono circa 500 famiglie Giangreco in Italia, più della metà si trovano in Sicilia, il rimanente 50% è distribuito fra le altre regioni italiane, in quantità decrescente, Puglia (nel leccese), Lombardia (Milano, Monza, Pavia), Lazio (Roma, Latina), Piemonte (Torino, Asti, Biella), Liguria, Veneto, Emilia-Romagna, Basilicata, Calabria, Toscana, Campania, ecc. Nell’isola famiglie Giangreco sono attestate soprattutto nel catanese (Maletto, Misterbianco, Adrano, Catania, Acireale, Caltagirone, ecc.), nell’agrigentino (Campobello di Licata, Racalmuto, Canicattì, Ravanusa, ecc.), nel palermitano (Monreale, Ficarazzi, Villabate, Altofonte, Balestrate, ecc.), nell’ennese (Leonforte, Valguarnera Caropepe, Enna, Regalbuto, ecc.), nel siracusano (Avola, Siracusa, Floridia, ecc.), nel nisseno (Caltanissetta, Santa Caterina Villarmosa, Sommatino, ecc.).

Riferimenti storici e personaggi. Una famiglia Giangreco è nota a Ruffano, nel leccese; qui nel 1791 Nicolina Giangreco dona alla locale chiesa parrocchiale una statua argentea di Sant’Antonio da Padova per adempiere il voto che al santo aveva promesso Pasquale Giangreco perché fosse ridata la salute alla figlia Nicolina. La statua oggi viene conservata dentro una teca della quale possiedono le chiavi il parroco e la famiglia Giangreco che ne aveva fatto dono al paese.  FRANCESCO GIANGRECO (Avola 23/9/1891 – Catania 9/10/1980), generale italiano; nel corso della prima guerra mondiale comandava, con il grado di tenente, una compagnia del 19^ Reggimento Fanteria della Brigata “Brescia”, prendendo parte a tutte le battaglie dell’Isonzo. Fu lui che salvò il fante Giuseppe Ungaretti dal processo e dalla fucilazione: i suoi commilitoni lo credevano una spia per la sua mania di svegliarsi in piena notte ed accendere una candela per scrivere le sue poesie, attirando così le schioppettate dei nemici. Giangreco gli evitò la morte trasferendolo nella retroguardia con mansioni d’ufficio. Con il grado di generale nel 1942 fu destinato in Dalmazia e comandò il settore Spalato, Traù e Knin: qui venne colto di sorpresa dalla crisi dell’8 settembre 1943 ed, essendosi rifiutato di combattere a fianco dei tedeschi, fu arrestato e internato nel campo di concentramento di Flossenburg. Nel 1945 fu liberato dagli alleati. Fra le molte onorificenze ebbe due medaglie d’argento al valore militare, due croci al merito di guerra, una medaglia commemorativa della guerra di Libia.

GIACOMAZZO

(come Franco Giacomazzi, già docente di Marketing industriale al Politecnico di Milano)
Giacomazzo ( = il grosso Giacomo), è forma accrescitiva del nome personale Giacomo: nell’italiano primigenio il suffisso accrescitivo non era il moderno  -one bensì -azzo, che nel Medioevo si scriveva “aczo” e che poi si corruppe in -accio. Giacomo deriva dal tardo latino Iacòbus adattamento del greco biblico Ιακωβοζ,  che traduce l’ebraico Ya’aqov , e che significa “protetto da Dio”.  Giacomazzo è un cognome raro, originario del padovano e del veneziano; ha il ceppo maggiore nel Veneto (Padova, Venezia, Treviso), ma è noto e diffuso anche in altre regioni italiane, in Sicilia, nel Lazio, in Piemonte, Toscana, Emilia-Romagna, Campania, Marche. Nell’isola è attestato soltanto nel trapanese (Trapani, Erice, Calatafimi, Valderice), nell’agrigentino (Ribera, Favara, Lucca Sicula), nel catanese (Caltagirone, Catania), nel palermitano (Palermo, Prizzi).  Giacomazzi, sua più nota variante, è originario di Verona e diffuso nelle limitrofe province di Brescia, Mantova, Vicenza, Padova, Treviso.

Riferimenti storici e personaggi. Giacomazzi era famiglia appartenente al Nobile Consiglio di Vicenza per l’aggregazione di Giovanni Battista Giacomazzi avvenuta il 21/1/1582. Camillo Silvestro e Bartolomeo Antonio, figli di Antonio, furono confermati nobili con Sovrana Risoluzione Austriaca dell’11/3/1820. Un altro ramo della famiglia appartenne all’ordine dei segretari del Senato veneto. La sua nobiltà derivava dal Consiglio nobile di Padova cui era stata aggregata fin dal 1791; fu confermata con Sovrana Risoluzione del 1820. FRANCO GIACOMAZZI (+ 6/8/2018), laureato in ingegneria, docente di Marketing industriale al Politecnico di Milano e al  MIP – Politecnico oltre che di Economia e Organizzazione Aziendale all’Università di Bologna; ha ricoperto incarichi istituzionali e aziendali in Assolombarda, Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici, ha ricoperto a lungo la carica di presidente dell’AISM (Associazione Italiana Sviluppo Marketing), è stato capo dell’IT di Montedison e per questo ruolo è stato “gambizzato” dai terroristi di Prima Linea il 10/5/1978. Ha scritto numerosi libri, fra cui: “Analisi dei costi e previsione finanziaria”, 1983, “Impresa 4.0 Marketing e comunicazione digitale a 4 direzioni”, 2008; “Marketing business to business”, 2015; “Price management”, 2017. GIOVANNI GIACOMAZZI (San Martino di Lupari 18/1/1928 – Milano 12/12/1995), calciatore italiano di ruolo difensore. Giocò con l’Inter dal 1949 al 1957 e con i nerazzurri vinse due scudetti; giocò in Nazionale nel 1954 in un’amichevole contro la Francia, a Parigi; fu convocato, nello stesso anno per i Mondiali 1954 disputando tre partite. Lasciata l’Inter si trasferì nell’Alessandria neo promossa in serie A e rimase in quel club per sette stagioni, fino al 1964. Chiuse la sua carriera nel 1966 fra i dilettanti di Meda in Lombardia.


 

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