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Cognomen omen

Cognomen omen

A cura di Francesco Miranda

Etimologia, origine, significato, diffusione dei cognomi a livello provinciale e regionale: fenomeni migratori. Collegamenti e riferimenti storici sulle famiglie nobili siciliane, tradizioni popolari, personaggi del mondo della cultura, della politica, dell’arte, della cronaca. “Nomen omen”, locuzione latina che significa “un nome, un destino” o “il destino nel nome”: per i Romani nel nome della persona era indicato il suo destino, appunto “I cognomi come brand”, “marchio” che ti accompagna per tutta la vita, insieme dei valori che nel tempo le generazioni hanno costruito.

Cognomen omen

L'origine dei cognomi Stabile, Meccio, La Lumia, Trigilia

L'origine dei cognomi Stabile, Meccio, La Lumia, Trigilia.

Stabile

(come Mariano Stabile, patriota e uomo politico)

Stabile è cognominizzazione del nome proprio di persona antico-medievale “Stabile”, a sua volta, derivato dall’aggettivo latino “stabilis-e”, che ha il significato di “fermo, resistente” e che si rifà alla tradizione cristiana (stabile, fermo nella fede). Il cognome è diffuso prevalentemente al Sud: in Campania è presente nel salernitano (Campagna, Montecorvino Rovella, Polla, ecc.), nel casertano (Aversa, Sessa Aurunca, ecc.), nel napoletano (Napoli, Marigliano, Casoria, ecc.); in Sicilia nel palermitano (Palermo, Bagheria, Corleone, ecc.), nel trapanese (Alcamo, Castellammare del Golfo, Marsala, Mazara del Vallo, ecc.), nel catanese (Catania, Misterbianco, Gravina di Catania, ecc. ), nell’agrigentino (Sambuca di Sicilia, Sciacca, Ribera, ecc.), nel messinese (Capo d’Orlando, Sant’Agata di Militello, Giardini Naxos). Stabile ha ceppi più o meno numerosi anche nelle restanti regioni italiane, in particolare in Lombardia, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Calabria, Puglia, Toscana, Piemonte, Basilicata, ecc.)

Riferimenti storici e personaggi. La famiglia Stabile ebbe dimora a Calatafimi, Palermo, Trapani, dove fu influente fra il XVIII e il XIX secolo; ebbe il titolo di barone di Naone e le appartennero i territori di Fastajazza, Fastaja di San Lorenzo, Fastaja di Morana, Fastaja o Cirviotto sotto la denominazione di Fastaja di Raguso; era proprietaria anche dell’isola di Santa Maria, di fronte all’isola di Mozia. Risulta iscritta nel Nobiliario di Sicilia del 1912. STEFANO STABILE tenne la carica di giudice della Corte Pretoriana di Palermo nel 1743/44 e del Tribunale del Concistoro negli anni 1757/1759. BARTOLOMEO STABILE (Trapani 1586 – Partanna 1649), poeta e religioso appartenente all’Ordine dei Frati Minori Conventuali. A Trapani fu reggente del Collegio Militense del convento di San Francesco. Nel 1620 divenne reggente del Gimnasium di Perugia e, in seguito, reggente del convento di Calatafimi. I suoi scritti sono tutti dedicati a tematiche religiose. MARIANO STABILE (Palermo 25/1/1986 – 10/7/1863), patriota e uomo politico, studioso di matematica ed economia. Partecipò ai moti insurrezionali del 1848 e, dopo la restaurazione borbonica, andò in esilio a Londra e a Parigi. Ritornato in Sicilia, dopo l’avvento dei Savoia, fu presidente del consiglio provinciale, senatore di Palermo e segretario generale del Governo Provvisorio di Ruggero Settimo, varie volte ministro del Governo Provvisorio, deputato alla Camera dei Comuni e, nel 1862, sindaco di Palermo. In tale carica, benché malfermo di salute, si prodigò per risanare i conti comunali e per avviare numerosi lavori pubblici (in primis la costruzione di scuole elementari). GIUSEPPE STABILE barone di Monte Naone (Palermo 2/2/1874 – Trapani 13/12/1956), ammiraglio. Si distinse nella Prima Guerra Mondiale, per le cui azioni fu più volte decorato. Militò nella Marina Militare e comandò la nave da guerra “Conte di Cavour”. Promosso ammiraglio, fu insignito della commenda della Corona d’Italia e fu anche cavaliere del Sovrano Militare Ordine di Malta. Aderì al Partito Popolare Italiano fondato da Luigi Sturzo ed ebbe prestigiose cariche in ambito locale. Nel primo dopoguerra fu giudice militare e docente universitario. Nella Seconda Guerra Mondiale fu comandante della protezione antiaerea di Trapani.

Meccio

(come Salvatore Meccio, carbonaro e patriota)

Il cognome Meccio potrebbe derivare dalla Gens latina “Maecia”, o dal nomen Latino “Moecius”; potrebbe, inoltre, avere origine da una modificazione dell’aferesi del nome Domenico (Menico, Meccio). Notiamo che il termine dialettale siciliano “mecciu”, usato nel catanese e nel trapanese, ha il significato di “stoppino, lucignolo”: una possibile derivazione del cognome Meccio da questo termine varrebbe con cognominizzazione di un soprannome riferito al capostipite. Meccio è un cognome molto raro, diffuso soprattutto in Sicilia, nel catanese (Catania, San Giovanni La Punta, Mascalucia, San Gregorio di Catania), nel palermitano (Palermo, Vicari, Bagheria), nell’agrigentino); alcune famiglie sono sparse anche in Lombardia (Leno), Piemonte (Torino), Toscana (Collesalvetti).

Riferimenti storici e personaggi. SALVATORE MECCIO: carbonaro, patriota. Nell’agosto 1821 si costituirono a Palermo trenta “Vendite” carbonare che avevano annodato relazioni con quelle delle altre principali città italiane. Esse formarono due dicasteri a capo dei quali elessero presidente Salvatore Meccio, esperto di diritto. La polizia seppe dei Carbonari di Palermo: molti furono arrestati, altri si salvarono con la fuga, tanti furono condannati a morte. Fu posta una taglia su Salvatore Meccio che si era nascosto nelle campagne di Palermo, dove stette fino al 16 settembre del 1822, quando, per il desiderio di rivedere la famiglia, venne in città e cadde nelle mani della polizia. La stessa notte fu giudicato e condannato, fu mandato sotto la mannaia. Palermo gli ha dedicato una strada, via Salvatore Meccio, traversa di via Mariano Stabile, tra piazza Sant’Oliva e largo Francesco Pasqualino. GAETANA MECCIO, già titolare della “Pellicceria Meccio fondata a Catania nel 1920; modista, confezionatrice di accessori moda quali cappelli, colli, polsi e altri articoli attinenti alla lavorazione artigianale. Gaetana trasmise la passione per questa attività alla nuora Cadie, detta Carmelina Meccio, che ampliò gli orizzonti con la creazione di un laboratorio artigianale. Fu così che Carmelina portò all’apice il nome Meccio in ambiti internazionali, ottenendo numerosi riconoscimenti e premi: “Il Visone d’oro” di Londra, “Il Mercurio d’oro” di Bruxelles”, Il “Polifemo d’Argento” di Zafferana Etnea (CT), l”Antonello di Messina” di Taormina” (Me). In seguito la tradizione venne raccolta e alimentata dalle nuove generazioni, il figlio Pino e la nuora Carla, i nipoti, che, esprimendosi all’alba del nuovo secolo, continuano l’attività nella nuova sede “Alba di Meccio & C. di Catania. VITO MECCIO (Palermo 2/3/1962), direttore artistico con varie esperienze di direzione, coordinamento, produzione, organizzazione e gestione di attività e spettacoli culturali, teatrali, musicali e di strutture teatrali. Ha fondato “Agricantus Società Cooperativa Culturale Sociale” di cui è stato presidente, legale rappresentante e direttore artistico dal 1984 al 2007.

La Lumia

(Come Isidoro La Lumia, avvocato, storico, patriota)

La Lumia, cognome molto raro, deriva da un soprannome originato dal vocabolo dialettale siciliano “lumia” che corrisponde all’italiano “limone”: è riferito ad un capostipite o a capostipiti che coltivavano o commerciavano limoni. È un cognome tipicamente siciliano diffuso nell’agrigentino (Agrigento, Licata, Canicattì, Cattolica Eraclea), nel palermitano (Palermo, Palazzo Adriano, Marineo, Cefalù) nel siracusano (Palazzolo Acreide).  Alcune famiglie La Lumia sono presenti, oltre che in Sicilia, anche in Lombardia, Veneto, Piemonte, Lazio. La variante La Lomia, italianizzazione o errore di trascrizione del primo, è presente nelle prime due province citate.

Riferimenti storici e personaggi. Una famiglia Lalomia ebbe il titolo di barone di Renda, Carbuscia, Torrazza e dimora in Canicattì e Agrigento. Essa risulta iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana e nell’Elenco Nobiliare Italiano del 1922. ISIDORO LA LUMIA (Palermo 11/11/1823 – 28/4/1879), avvocato, storico, patriota. Partecipò ai Moti rivoluzionari siciliani del 1848 e appoggiò attivamente il governo rivoluzionario di Ruggero Settimo; collaborò con il ministero degli Affari Esteri del Governo Provvisorio e prese parte alla redazione del Giornale Officiale di Sicilia pubblicato dal 1/5/1948 al 24/4/1849. Ritornati i Borboni, La Lumia si ritirò dalla vita pubblica dedicandosi all’attività forense e alle opere letterarie. All’arrivo di Garibaldi, nel 1860, aderì, insieme al fratello, al Comitato Insurrezionale e assunse la direzione del Giornale Officiale di Sicilia. Si dedicò all’incarico di segretario del Consiglio straordinario di Stato che aveva il compito di studiare la forma e le condizioni dell’annessione della Sicilia allo Stato italiano. Nel 1863 prese parte alla Commissione di Antichità e Belle Arti per la Sicilia, incarico che mantenne per tutta la vita; fu direttore dell’Archivio di Stato di Palermo e della Sovrintendenza degli Archivi siciliani; fu uno dei fondatori della Società Siciliana di Storia Patria. Lavorò molto al Comune di Palermo dove ricoprì diversi ruoli: consigliere, assessore, componente di numerose commissioni municipali. Lasciò moltissime pubblicazioni che abbracciavano vicende storiche siciliane dai Romani ai suoi tempi. Viene ricordato, in particolare, un suo opuscolo “Palermo, il suo passato, il suo presente, i suoi monumenti”, pubblicato in occasione del XII congresso degli scienziati in Palermo. La città gli ha dedicato una strada, via Isidoro La Lumia, parallela di via Della Libertà, con inizio da via Emerico Amari, nei pressi del Teatro Politeama.

Trigilia

(come Carlo Trigilia, sociologo e politico, docente universitario e ministro nel Governo Letta)

Trigilia è un cognome toponimico, derivato dall' antico nome di una baia di Siracusa, su cui sorgeva il terzo porto della città, il “trogylos o trigilos” descritto dagli antichi ma le cui rovine non sono state mai individuate. Da qui il generale romano Marco Claudio Marcello diede avvio alla conquista di Siracusa, riuscendo ad entrare fra le sue alte mura. Il cognome è diffuso nel siracusano (Siracusa, Rosolini, Pachino, Noto, Buscemi), nel ragusano (Vittoria, Ispica, Modica, Pozzallo, Santa Croce Camerina), nel catanese (Catania, Paternò, San Pietro Clarenza, Grammichele, Palagonia, Aci Castello, Mineo, Caltagirone), nel messinese (Messina). Con alcuni nuclei familiari è presente anche in Liguria, Trentino Alto-Adige, Lazio, Calabria, Lombardia, Piemonte, Toscana. Ha come varianti Trigili (tipico di Buccheri, nel siracusano, e di Palermo) e Trigilio (di Augusta e Siracusa).

Riferimenti storici e personaggi. - Tracce di questa cognominizzazione si trovano in alcuni graffiti del monastero di Sant'Antonio, situato nel deserto egiziano: qui agli inizi del 1600 un frate Bernardo, scrisse il proprio nome sui muri e lo incise sulle travi delle balaustre della chiesa, “frater Bernardus Trigilius Ferulensis (cioè di Ferla, nel siracusano) Ordinis Minorum de Observantia Provinciae Siculae”. CARLO TRIGILIA (Siracusa 18/6/1951) – Sociologo e politico, membro del Partito Democratico, docente universitario; è stato ministro per la coesione territoriale nel Governo Letta (2013/2014) e delegato dal governo a gestire la ricostruzione de L’Aquila e dei comuni del cratere sismico dopo il terremoto del 2009. È professore ordinario di sociologia economica nella facoltà di scienze politiche “Cesare Alfieri” dell'Università di Firenze; è autore di numerose pubblicazioni ed ha collaborato con Il Sole 24 ore e con Il Mattino. Ha insegnato in varie università estere ed è stato “Lauro De Bosis Professor” presso la Harvard University di Cambridge; è socio dell’Accademia dei Lincei. Ha dedicato molta parte della sua attività di studio al tema dello sviluppo territoriale e dell’innovazione in Italia e in Europa. LUCIA TRIGILIA (Siracusa), professore associato di Storia dell’Architettura: insegna Storia dell’Architettura moderna e Storia della città e del territorio nella Scuola di Architettura (SDS) dell’Università di Catania con sede a Siracusa. È direttore scientifico del Centro Internazionale di studi sul barocco dal 1993, Istituto di alta cultura che ha contribuito a fondare insieme ad altri studiosi del mondo barocco. Dal 1994 è, inoltre, responsabile di “Annali del barocco in Sicilia” e, dal 2017, dirige la collana editoriale “Storie di città, i luoghi, la storia e la bellezza”; ha redatto il dossier scientifico e le motivazioni per l’inserimento del sito “Le città del tardo barocco della Val di Noto” nella World Heritage List dell’UNESCO (2002). Ha ideato e curato varie mostre di architettura e ha organizzato convegni e corsi internazionali di Storia dell’Architettura. Ha pubblicato molti saggi, articoli e monografie sul barocco delle varie città siciliane.

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