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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cognomen omen

Cognomen omen

A cura di Francesco Miranda

L'origine dei cognomi Sinatra, Celi, Cannizzo e Celano

L'origine dei cognomi Sinatra, Celi, Cannizzo, Celano di Francesco Miranda

SINATRA

(come Frank Sinatra, cantante, attore, comico, conduttore televisivo)
Sinatra è cognominizzazione di un antico nome derivato da soprannomi e appellativi “Sinàtora”, “Senàtra” e “Senàtora”, documentati a Catanzaro nel 1310 come “Senàtra” e “Petrus Senàtora” e lì sopravvissuti nei toponimi Sansinatora e Santa Sinàtora. Alla base dovrebbe esserci il latino “senator” (genitivo senatoris), adattato secondo la fonetica siciliana e calabrese. (cfr. E. De Felice, Dizionario dei cognomi italiani). Variante: Sinàtora. Il cognome Sinatra è molto diffuso in Sicilia, soprattutto nel catanese (Paternò, Caltagirone, Grammichele, Palagonia, Catania, Mineo, San Giovanni La Punta, Militello Val di Catania, Belpasso, Misterbianco, Santa Maria di Licodia, Vizzini, San Gregorio di Catania, Acireale, Aci Sant’Antonio, Biancavilla, ecc.), nel palermitano (Palermo, Lercara Friddi, Prizzi, Monreale, Corleone, Castronovo di Sicilia, Villabate, Marineo, Bagheria, ecc.), nell’agrigentino (Agrigento, Alessandria della Rocca, Cianciana, Casteltermini, Licata, ecc.), nel trapanese (Erice, Marsala, Trapani, Custonaci, Mazara del Vallo, ecc.), nel siracusano (Siracusa, Avola, Noto, Priolo Gargallo, ecc.). Famiglie Sinatra sono inoltre attestate in Lombardia, Piemonte, Lazio, Calabria, Emilia-Romagna, Liguria, e, qua e là, in altre regioni italiane.

Riferimenti storici e personaggi. Famiglia Sinatra: nota dal XVII secolo, originaria di Mineo e con dimora a Catania. Nel 1658 Antonio Sinatra acquistò il feudo di Camemi e Carmelo, barone di Camemi, fu capitano di giustizia in Mineo nell’anno 1743/44. Nel 1799 Francesco Giuseppe ottenne investitura del titolo di barone di Camemi con il quale fu iscritto nell’Elenco Ufficiale Definitivo delle Famiglie Nobili e titolate della Regione Siciliana. FRANK SINATRA (Francis Alberto, Hoboken 12/12/1915 – West Hollywood 14/5/1998), cantante, attore, comico, conduttore televisivo statunitense di origine italiana. Figlio unico di genitori italiani emigrati in USA: il padre, Antonino Martino Sinatra di Lercara Friddi, la madre ligure di Lumarzo. Considerato da molti critici musicali la più grande voce del XX secolo, è noto in Italia come “The Voice” (la Voce); con centinaia di milioni di dischi venduti in tutto il mondo è ritenuto uno dei più prolifici artisti musicali. Nella sua lunga carriera, durata più di settanta anni, ha avuto tre premi Oscar, due Golden Globe, undici Grammy Award e tanti altri premi. È uno dei cantanti con la maggiore produzione discografica della storia: oltre 2200 brani e 60 album di canzoni. TOM SINATRA (Agrigento 1965), chitarrista e mandolinista; allievo dei fratelli Franco e Totò Li Causi, virtuosi della chitarra e del mandolino, inizia la sua carriera negli anni ’80 e firma un contratto che lo lega alla Rai per molti anni. Da Michele Guardì, suo valido riferimento, impara i rudimenti della scena sia teatrale che televisiva. Nel 1997, con la sua composizione “Hassad”, viene acclamato fra i più bravi chitarristi al mondo accanto a John Mc Laughlin, Mark Knopfler, Manitas De Plata, Baden Powell. Fa concerti in tutto il mondo e varie tournée teatrali con compositori e musicisti accanto ai massimi attori italiani, fra cui Michele Placido, ed esteri. GIUSEPPE SINATRA (Agrigento 1/12/1863 – ivi 1/1/1948), dedito al commercio, dopo gli studi tecnici, si avvicinò alla storia dell’arte e fu un discreto pittore. Conosciuto a Palermo il celebre pittore paesaggista Francesco Lo Iacono, gli commissionò i primi quadri e lo spinse ad incrementare la propria produzione e a dipingere la campagna agrigentina, i suoi contadini e i suoi templi. Alla morte del Lo Iacono, nel 1914, Giuseppe Sinatra acquistò la sua collezione ricca di 84 quadri, del ritratto dello stesso eseguito dal pittore Camarda, e in seguito, di 15 quadri dei discepoli Camarda, Mirabella ed altri pittori: diede così origine, in alcune sale del Museo Civico di Agrigento, messegli a disposizione, alla Galleria Sinatra, inaugurata nel 1933. Il Consiglio comunale di Agrigento, per ricordare il grande mecenate, decise nel 1948, di intitolare al nome di Giuseppe Sinatra, la piazza San Sebastiano.

CELI

(come Adolfo Celi, attore, regista, sceneggiatore)
Celi ha alla base il nome familiare Cele o Celi, ipocoristico aferetico di Micèle o Micèli, variante del nome personale Michèle, così cognominizzato. Diffuso nel Sud e, in alcune forme alterate, anche nelle Venezie. Ha molte varianti, Cièlo, Cièli, Celini, Celin, Celotti, Celozzi, Celoni. Celi è oggi ampiamente diffuso nel messinese (Messina, Barcellona Pozzo di Gotto, Castroreale, Milazzo, San Filippo del Mela, Rodi Milici, Mazzarà Sant’Andrea, Villafranca Tirrena, Montalbano Elicona, Letojanni, Terme Vigliatore, Pace del Mela, Torrenova, Malfa, Capo d’Orlando, Taormina, ecc.), è presente nel catanese (Catania, Misterbianco, Gravina di Catania, Acireale, Mineo, ecc.), nell’ennese (Enna, Catenanuova, Leonforte, Centuripe), nel palermitano (Palermo, San Giuseppe Jato, ecc.).Oltre che in Sicilia famiglie Celi sono attestate nel Lazio, in Calabria, in Toscana, Umbria, Abruzzo, Veneto, Lombardia,  Piemonte, Emilia-Romagna, Marche, Puglia ecc.

Riferimenti storici e personaggi. ADOLFO CELI (Messina 27/7/1922 – Siena 19/2/1986), attore, regista, sceneggiatore, figlio di Giuseppe Celi (prefetto e politico del Regno d’Italia). La sua carriera di attore si svolge fra l’Italia e il Brasile dove fonda la nuova sede del Teatro Brasileiro de Comoedia di San Paolo; diventa capocomico di una compagnia teatrale, facendo conoscere in Sud America autori come Sartre, Anouilh, Saroyan e classici come Goldoni, Shakespeare, Molière. Scritturato dal regista francese Philippe De Broca, ritorna in patria e recita per grandi registi quali Luigi Zampa, Aldo Fabrizi, Luigi Comencini. Con Gassman ci cimenta nella regia e insieme dirigono e interpretano “L’alibi” (1968). Il suo personaggio più celebre è quello di Emilio Largo, acerrimo nemico di James Bond, nel film “Agente 007, Thunderball operazione tuono” (1965). Negli anni Settanta lavora con Mario Monicelli in “Brancaleone alle crociate” e il celebre “Amici miei” dove interpreta il “professor Sassaroli”. Recita ancora, nei panni del cattivo, in “Sandokan – Parte prima” e “Sandokan – Parte seconda”, entrambi di Sergio Sollima, dove è “Lord Brooke”. Parlava correntemente l’italiano, l’inglese, lo spagnolo, il portoghese e il tedesco, eppure a causa del suo inconfondibile accento nativo siciliano, è stato spesso doppiato (fonte “RdC -Cinematografo.it”). La sua filmografia comprende, fra cinema e TV, più di cento titoli. ALESSANDRA CELI (Londra 15/8/1966), attrice, figlia di Adolfo Celi. Diplomata nella Bottega teatrale di Vittorio Gassman, esordì nel film “Il mostro” di Roberto Benigni. Nel corso del tempo ha lavorato in teatro con maestri del calibro di Vittorio Gassman, Giancarlo Cobelli, Federico Tiezzi, Arnoldo Foà ed altri. Nel cinema e in televisione ha recitato in film di Paolo Virzì, Italo Moscati, Luciano Odorisio, Alberto Sironi, Giacomo Battiato, Giulio Base. Ha curato, insieme al fratello Alessandro il documentario “Adolfo Celi, un uomo per due culture”. Nel luglio del 2021, per il Memorial Adolfo Celi, organizzato al Museo Regionale di Messina, è stato proiettato il docufilm realizzato da Alexandra Celi per la regia di Leonardo Celi e Roberto Savoca “Era la più bella di tutti noi – le molte vite di Veronica Lazar” (madre di Alessandra). ETTORE CELI (Massa 22/10/1822 – Napoli 22/1/1980), botanico e agronomo; fu professore di botanica nell’Università di Modena e direttore della Scuola superiore di agricoltura di Portici. GIUSEPPE CELI (Messina 30/12/1879 – Messina 19/2/1946), prefetto di Grosseto, Padova, Catanzaro, era stato anche presidente del Consiglio della provincia di Catania. Fu senatore del Regno d’Italia nella XXX Legislatura, dal 1939 al 1945. Padre dell’attore Adolfo Celi. LIA CELI (Parma 16/10/1965), scrittrice, giornalista, umorista, autrice, blogger, conduttrice televisiva. È stata autrice di testi satirici per “Cuore”, “Smemoranda”, “Avvenimenti”. Nel 2013 ha condotto “Celi, mio marito”, preserale di Rai 3, in collaborazione con Assunta Magistro e con la regia di Maurizio Moroni.   PLACIDO CELI (Messina 1645 – 1710), pittore, allievo di Agostino Scilla, seguì il maestro quando questi si trasferì a Roma; lì Placido visse e operò per un lungo periodo. Ritornato nell’isola operò nella sua città natale alternando permanenze fra Roma e Messina. Sue opere si trovano a Messina, Forza d’Agrò, Roma, Francia.

CANNIZZO

(Come Francesca Cannizzo, già prefetto di Palermo)
Cannizzo deriva dal termine dialettale siciliano “cannizzu” e si riferisce al graticcio intrecciato con canne (canniccio), utilizzato per asciugare frutta, formaggio, ecc., o anche intrecciato a forma di cilindro per tenervi il frumento. Molto probabilmente il cognome deriva da soprannome legato al mestiere del capostipite (che confezionava o vendeva “cannizzi”). È un cognome diffuso in più di 180 comuni di molte regioni italiane, soprattutto meridionali, Sicilia, Puglia, Calabria, ma anche Lombardia, Lazio, Piemonte, Toscana, Emilia-Romagna, Liguria, ecc. In Sicilia è presente in tutte le province, in particolare nel catanese (19 comuni, fra cui Grammichele, Caltagirone, Catania, Vizzini, Scordia, Gravina di Catania, Paternò, Licodia Eubea, Mascalucia, Sant’Agata Li Battiati, Tremestieri Etneo, ecc.), nel siracusano (11 comuni, fra cui Siracusa, Francofonte, Avola, Ferla, Augusta, Palazzolo Acreide, ecc.), nel ragusano (8 comuni, fra cui Vittoria, Comiso, Ragusa, Acate, Monterosso Almo, ecc.), nel palermitano (8 comuni, fra cui Bagheria, Partinico, Palermo, Santa Flavia, Capaci, Monreale, ecc.), nel messinese (8 comuni, fra cui San Piero Patti, Terme Vigliatore, Naso, Capo d’Orlando, Gioiosa Marea, ecc.).

Riferimenti storici e personaggi - BARTOLOMEO CANNIZZO (Giarratana 22/6/1905 – 5/4/1967) – politico italiano, parlamentare nazionale, componente dell'Assemblea Costituente per il Fronte dell'Uomo Qualunque. Eletto nella IV legislatura nel Collegio di Catania con il Partito Liberale Italiano.
FRANCESCA CANNIZZO (Catania 27/5/1954), prima donna ad essere nominata nel luglio 2013 prefetto di Palermo. Ha iniziato la sua carriera nel 1981 destinata presso la prefettura di Torino; poi è stata a Siracusa e a Catania dove ha svolto anche le funzioni di Capo di Gabinetto. È stata viceprefetto vicaria prima a Siracusa, poi a Venezia; prefetto di Grosseto dal 2007 al 2009, prefetto di Ragusa dal 2009 al 2011 e prefetto a Catania dal 2011 al 28 agosto 2013. È stata direttore della Scuola di Eccellenza dell’Ateneo di Catania. Nel 2015 la prefetta Cannizzo è stata rimossa dal suo incarico dal Consiglio dei ministri perché coinvolta nell’inchiesta sulla gestione dei beni confiscati alla mafia (vicenda Saguto). SALVATORE CANNIZZO (Grammichele 19/4/1956), capitano in quiescenza della Guardia di Finanza: ha guidato diversi nuclei di polizia tributaria, fra cui, per circa dieci anni, il nucleo della provincia di Ragusa. Per i ruoli di eccellenza che il capitano Cannizzo aveva ricoperto nel contrasto alla criminalità organizzata e per la sua lunga esperienza nel contrasto alla corruzione nella Pubblica Amministrazione nel 2016 e fino al 2018 ha fatto parte, come consulente esterno, della Commissione Nazionale Antimafia presieduta dal presidente Rosy Bindi. SALVATORE CANNIZZO (Catania 1976 – Catania 17/9/2012), giovane sottufficiale della Marina, morto per tumore al cervello, malattia legata alle missioni di pace effettuate fra il 1999 e il 2001, nell’Europa dell’est (Kosovo e Albania): si era esposto, insieme a tanti suoi compagni, e per un tempo prolungato, alle radiazioni di uranio impoverito di cui allora non si conoscevano gli effetti. Per ricordare Salvatore, Catania gli ha intitolato l’aula del consiglio del sesto municipio, lo stesso in cui Cannizzo si era impegnato da politico per il suo territorio.

CELANO

(come Bruno Celano, filosofo e docente di Filosofia del diritto a Palermo)
Celano deriva da soprannomi legati al toponimo di Celano, piccola cittadina abruzzese della provincia de L’Aquila che si trova nella conca appenninica del Fucino. Il nome del toponimo secondo alcuni studiosi deriverebbe da “Vicus Caelanum”, secondo altri da “Caela”, “Cele” o “Coele”, nomi trasformatisi in “Celanum”, “Coelanum”, quindi “Caelum” o “Caelanum” (da Wikipedia). Il cognome è soprattutto presente in Sicilia, Campania e Basilicata. Alcuni nuclei familiari sono attestati anche in Lombardia, in Liguria, Piemonte, Calabria, Lazio, Puglia, Toscana, Emilia-Romagna, ecc. In Sicilia il cognome è molto diffuso nel catanese (Catania, Misterbianco, San Giovanni La Punta, Aci Sant’Antonio, Gravina di Catania, Trecastagni, Camporotondo Etneo, Palagonia, Sant’Agata Li Battiati, Aci Castello, ecc.), quindi nel palermitano (Palermo, Caccamo, Borgetto, Balestrate, Altofonte, Bagheria, ecc.), nel messinese (Messina, Spadafora, Alì Terme, ecc.), nel siracusano (Augusta, Siracusa, Lentini, ecc.).

Riferimenti storici e personaggi. Tracce di questa cognominizzazione si trovano nel Lazio del 1400 dove un certo Celanus da Interamne (Teramo), il 16 dicembre di quell’anno fu nominato castellano della Rocca di Castelnuovo di Porto (Roma). BRUNO CELANO (Palermo 1961 – ivi 18/5/2022), filosofo, docente di Filosofia del diritto all’Università di Palermo. Nel 2021 è uscita la seconda edizione del suo manuale “Lezione di filosofia del diritto” e, qualche settimana fa, in Spagna, un volume che raccoglie alcuni suoi importanti articoli. È stato uno dei giuristi più raffinati di questa generazione: i suoi scritti, tradotti anche in inglese e in spagnolo, rimarranno come un’importante eredità per le future generazioni di studiosi. Tutto ciò nonostante le immense difficoltà che la vita gli ha imposto: trent’anni di sclerosi multipla vissuti con serenità e compostezza. PEPPINO CELANO (Palermo 1903/1973), puparo e cantastorie, imparò il “cuntu” ascoltando i vari cantastorie e cuntisti che si esibivano nelle piazze di Palermo. Negli anni precedenti la seconda guerra mondiale impiantò un teatrino nel rione San Pietro e, in seguito, in vicolo Pilicelli al Capo, e lì cuntava le storie di Orlando e Rinaldo, paladini di Francia. La sua caratteristica principale era quella di creare l’atmosfera magica affinché lo spettatore si immedesimasse nella storia estraniandosi dalla realtà. Quando la televisione prese il sopravvento don Peppino da cuntista esperto divenne puparo e cominciò a costruire ossature di legno e pupi e a fare spettacoli nel teatro di Giacomo Cuticchio, padre di Mimmo, attore e regista teatrale. BIANCA CELANO (CT), chef catanese dalla colazione siciliana perfetta, interprete della cucina tradizionale siciliana rivisitata attraverso un’attenta ricerca delle materie prime selezionate nel rispetto delle stagioni e proposte in chiave contemporanea.  Con lo staff di “QQucina Qui” Bianca propone una cucina popolare, cioè alla portata di tutti, basata su ingredienti di eccellenza, semplici e genuini. I dolci proposti nel suo ristorante portano la firma del Maestro Pasticciere Corrado Assenza


 

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