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Cognomen omen

Cognomen omen

A cura di Francesco Miranda

L'origine dei cognomi Saraceno, Fiandaca, Burrafato e Fonte

Etimologia, origine, significato, diffusione dei cognomi a livello provinciale e regionale: fenomeni migratori. Collegamenti e riferimenti storici sulle famiglie nobili siciliane, tradizioni popolari, personaggi del mondo della cultura, della politica, dell’arte, della cronaca. "Nomen omen", locuzione latina che significa "un nome, un destino" o "il destino nel nome": per i Romani nel nome della persona era indicato il suo destino, appunto "I cognomi come brand", il "marchio" che ti accompagna, l'insieme dei valori che nel tempo le generazioni hanno costruito

L'origine dei cognomi Saraceno, Fiandaca, Burrafato, Fonte, di Francesco Miranda.

Saraceno

(come Pasquale Saraceno, economista e accademico)
Il termine Saraceno deriva probabilmente dal latino "Saracenus, Saraccenus", strettamente collegato al greco "Zarakenos". Ma l’etimologia è incerta: per San Girolamo i "saraceni" sarebbero "i figli di Agar" (Agareni) che si proclamavano "figli di Sara" (Saraceni): Sara è sterile e, secondo la consuetudine dell'epoca, dà in moglie la sua schiava Agar (da cui Agareni)  al marito perché partorisca per lei un figlio, cui mette nome Ismaele, il quale sarebbe poi divenuto il capostipite di una grande nazione. Gli Agareni/Saraceni erano popoli mussulmani che vivevano nelle tende e professavano il Corano (abitanti del deserto). Per altri studiosi, "saraceni" sarebbe trascrizione della voce araba "Sciarkiin", genitivo singolare di "Sciarkiun" che significa "orientale", da Sciararaka = spuntare, sorgere. Saraceno, quindi, deriverebbe da soprannome legato ad un’origine araba del capostipite o ad una condizione di prigioniero degli arabi. Poiché il nome indica, fra l’altro, il grano saraceno, non è da escludere che qualche soprannome sia legato all’attività di coltivatore o venditore di questo tipo di grano. Varianti di Saraceno: Saracini, Sarracino, Sarasin, Sarazin, Saraceni, Seracino, Serasini, ecc. Saraceno è un cognome diffuso in Sicilia, Calabria, Lombardia, ed anche in Lazio, Puglia, Piemonte, Liguria, Toscana, Emilia-Romagna, Abruzzo, Campania, ecc. Nell’isola è noto nel siracusano (Augusta, Melilli, Siracusa, Priolo Gargallo, Lentini, Carlentini, Pachino, Francofonte, Sortino, Canicattini Bagni, Palazzolo Acreide, ecc.), nel Catanese (Misterbianco, Belpasso, Tremestieri Etneo, San Giovanni La Punta, Paternò, Trecastagni), nel Messinese (Messina, Venetico, Santo Stefano di Camastra), nel Trapanese (Castellammare del Golfo, Valderice, Trapani), nel palermitano (Palermo), nell’Agrigentino (Campobello di Licata), nel ragusano.

Riferimenti storici e personaggi. Pasquale Saraceno (Morbegno, Valtellina 14/6/1903-Roma 13/5/1991), economista e accademico. Professore di tecnica commerciale, industriale e tecnica bancaria nell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e, in seguito, nell’Università di Venezia. Nato in una famiglia di origini meridionali (da padre siciliano e madre campana), concepì il progetto storico del completamento del processo risorgimentale attraverso l’unificazione economica della nazione; il filo conduttore della sua azione nel secondo dopoguerra fu quello dei piani ricostruttivi, dell’intervento straordinario, dello Schema Vanoni, il centrosinistra, la programmazione economica. Nel 1946 fondò l’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno (Svimez) e fu tra i più convinti sostenitori della Cassa del Mezzogiorno. Tra le sue opere di maggior interesse: "L’Italia verso la piena occupazione", "Lo Stato e l’economia", "La questione meridionale nella ricostruzione post-bellica" e, insieme a Lucio Villari, "Intervista sulla ricostruzione 1943-1953". Carmelo Saraceno (Palazzolo Acreide 17/11/1941), avvocato, politico, deputato all’Ars nella XI Legislatura (1991/1996), eletto nella lista Unità Socialista-P. È stato assessore regionale ai Beni culturali ed Ambientali e Pubblica Istruzione nel governo del Dc Giuseppe Campione e del liberale Francesco Martino, successivamente assessore al Territorio ed Ambiente nel governo Graziano, del Partito Popolare Italiano. Dal 1970 al 1975 era stato sindaco del comune di Augusta. Luigi Saraceni (Castrovillari 8/8/1937), magistrato, avvocato e politico: deputato della Repubblica Italiana nella XII e XIII Legislatura, Gruppi Pds-Ds. È stato fra i fondatori di Magistratura Democratica. Alla fine del suo mandato parlamentare, da avvocato, difese la figlia Federica condannata nel processo per l’omicidio di Massimo D’Antona.

Fiandaca

(come Giovanni Fiandaca, giurista, professore emerito di diritto penale)
Il cognome deriva da modificazione dialettale del vocabolo siciliano “fiannacca” o “ciannacca”, proveniente dal termine arabo Hannāqah che si traduceva con “collana d’oro o di perle” (V. Blunda-G.Vezzelli). Corrisponde alla cognominizzazione di soprannome attribuito ad un capostipite probabilmente per la particolare abitudine ad indossare una appariscente collana. Fiandaca è anche il nome di una frazione del comune di Acireale. Fiandaca è cognome tipico siciliano, diffuso soprattutto nel nisseno (Caltanissetta, Riesi, Santa Caterina Villarmosa, Gela, Mazzarino, ecc.) e nel palermitano (Palermo, Petralia Soprana, Cefalù, Misilmeri, Villabate, Castellana Sicula, Casteldaccia, Altavilla Milicia, Partinico ecc.), ma anche nell’Agrigentino (Porto Empedocle, Agrigento, ecc.), nel Catanese (Catania, San Giovanni La Punta, Fiumefreddo di Sicilia), nell’Ennese (Villarosa, Enna). Con piccoli nuclei è presente anche in alcune regioni italiane come Piemonte, Lombardia, Liguria, Veneto, Toscana, Emilia-Romagna, ecc.

Riferimenti storici e personaggi. Giovanni Fiandaca (Palermo 6/10/1943), giurista, già ordinario di diritto penale presso l’Università di Palermo, uno dei massimi esperti in Italia di diritto penale, ha insegnato diritto penale e criminologia presso l’Università "Kore" di Enna e presso la Scuola di specializzazione per le professioni legali "G. Scaduto" di Palermo. È stato membro del Consiglio Superiore della Magistratura (dal 1994 al 1998); dal 1999 al 2001 ha presieduto una commissione ministeriale per la redazione di un testo unico in tema di contrasto alla criminalità organizzata. Dal 2012 è direttore del Master in diritto e processo penale presso l’Università telematica Pegaso di Napoli. Dal 10/6/2013 presiede una "commissione per elaborare una proposta di intervento in tema di criminalità organizzata" presso il Ministero della Giustizia. Nell’aprile del 2014 ha accettato di candidarsi alle elezioni europee per il Pd: è risultato il primo dei non eletti per la circoscrizione Italia Insulare. Nel febbraio del 2014 Giovanni Fiandaca, in collaborazione con Salvatore Lupo, ha pubblicato un saggio "La mafia non ha vinto. Il labirinto della trattativa, ed. Laterza", in cui si sostiene che il processo di Palermo sul presunto ‘patto occulto’ fra lo Stato e Cosa nostra non stava in piedi, era sbagliato sul piano giuridico e per la visione storico-politica da cui prendeva le mosse. È autore, insieme a Enzo Musco, di un manuale di diritto penale in quattro volumi e di lavori monografici su diversi argomenti di diritto penale. Da più di 20 anni coordina la parte penale della rivista “Foro Italiano” e collabora con diverse testate giornalistiche. Ferdinando Fiandaca (Santa Caterina di Villarmosa 14/4/1957 – ivi 18/2/1941), arcivescovo cattolico. Fu vescovo di Nicosia (Enna) dal 1903 al 1912 e lì riformò il Seminario, restaurò la Cattedrale e fondò convitti per gli studi dei giovani. Nominato vescovo di Patti, si adoperò fino al 1930 per il bene dei fedeli e per la formazione dei futuri presbiteri; si prodigò molto per la promozione del Santuario di Tindari. Nello stesso anno per gravi incomprensioni con i suoi collaboratori e con la Santa Sede, fu rimosso dall’incarico e, nominato da papa Pio XI arcivescovo titolare di Cirro, "in partibus infidelium". Totò Fiandaca (Santa Caterina di Villarmosa 1922-Roma 1989, pittore siciliano del secolo XX: amava dipingere scene di poveri, artigiani, contadini, operai. 

Burrafato

(come Antonino Burrafato, vittima della mafia)
Burrafato (variante Burrafati) è un cognome di origine linguistica araba, proveniente dal termine BŪ RAHĀDAH, che si traduce con "padre delicato": probabilmente riferito al capostipite "affettuoso e delicato" (verso i figli e la famiglia). Burrafato è frequente nel Ragusano (Comiso, Vittoria, Ragusa, Chiaramonte Gulfi, Modica, Santa Croce Camerina, Pozzallo), nel Palermitano (Valledolmo, Palermo, Termini Imerese, Monreale, Trabia), nel Messinese (Messina, Caronia), nel Catanese (Acicastello), nel Trapanese (Castelvetrano), nel Nisseno (Marianopoli), nell’Ennese (Nicosia); è raro nel resto d’Italia con sparute presenze in Lombardia, Liguria, Piemonte, Emilia-Romagna, Toscana, Veneto.

Riferimenti storici e personaggi. Salvatore Burrafato (Termini Imerese 6/9/1965), sindaco di Termini Imerese dal giugno 2009, riconfermato alla carica nel giugno 2014. Laurea in scienze politiche, è funzionario della Presidenza della Regione Siciliana. Giornalista pubblicista dal 1997, con Vincenzo Bonadonna, giornalista ed ex direttore del quotidiano L’Ora, e con Nicola Sfragano, segretario regionale Uil Pensionati, ha scritto il libro "Un delitto dimenticato. Storia di Antonino Burrafato, vittima della mafia". È figlio di Antonino Burrafato (Nicosia 13/6/1933 – Termini Imerese 29/6/1982), vicebrigadiere della polizia penitenziaria; in servizio presso la casa circondariale dei Cavallacci di Termini Imerese, fu assassinato da un commando di quattro uomini il 29/6/1982, punito per aver detto no al boss Bagarella. Il ministero della Giustizia lo ha riconosciuto vittima della mafia e vittima del dovere ai sensi della Legge 466/1980; nel 2006 gli è stata conferita la Medaglia d’Oro al merito alla memoria; l’amministrazione comunale di Termini Imerese gli ha intitolato la sala della presidenza del Consiglio. Gianluigi Burrafato (Borghetto di Vara 8/7/1943), politico, laureato in lettere, bibliofilo, ex insegnante di scuola secondaria superiore; militante socialista, è stato sindaco de la Spezia dal 1990 al 1992. La sua amministrazione viene ricordata per alcuni eventi clamorosi: la chiusura della Centrale termoelettrica, la promozione, in città, di un incremento delle attività commerciali e portuali affiancate a quelle industriali, l’interramento della fontana in piazza Europa. Risiede a Podenzana ed è un appassionato ed esperto delle opere di Verdi. Emanuele Burrafato (Roma), danzatore, scrittore, storico di danza. È stato attivo nel corpo di ballo del Teatro San Carlo di Napoli, nel corpo di ballo dell’Arena di Verona e nel corpo di ballo del Teatro Giuseppe Verdi di Trieste. Come primo ballerino ha danzato, fra gli altri, nel Pinocchio di Fabrizio Monteverde al Teatro Regio di Torino e in altri importanti eventi. Ha frequentato i maggiori teatri nazionali ed internazionali riscuotendo ovunque grande successo. Attualmente è docente di danza contemporanea presso la Scuola del Balletto di Roma diretta da Paola Jorio.

Fonte

(come Marcello Fonte, attore, regista, sceneggiatore; protagonista di Dogman)
Il cognome Fonte deriva dalla cognominizzazione di soprannomi riferiti, molto probabilmente, a famiglie che abitavano in prossimità di una fonte o che provenivano da località che richiamano fonti o sorgenti, come Fontana (frazione di Poggibonsi, Siena), Fontana Liri (Frosinone), Fontanelle (Agrigento), Fontanelle (Treviso), ecc. Fonte ha origine dal latino "fons", il termine inteso come "sorgente di spiritualità o di purezza". Nel passato, infatti, soprattutto negli ambienti cristiani, le fonti naturali erano considerate luoghi sacri con forte valenza simbolica, legati all’idea di vita e di purificazione. Fonte è noto in tutte le regioni italiane con maggiori frequenze in Sicilia, Calabria, Lombardia, Puglia, Lazio, Piemonte e, via via, in Veneto, Valle d’Aosta, Abruzzo, Campania, ecc. In Sicilia, presente in tutte le province, ha i maggiori ceppi nel Trapanese (Erice, Trapani, Paceco, Valderice, Custonaci, Calatafimi, Marsala, ecc.), nel Catanese (Catania, Caltagirone, Adrano, Vizzini, Pedara, Tremestieri Etneo, Gravina di Catania, Misterbianco, Militello Val di Catania, Trecastagni, ecc.), nel Messinese (Messina, Caronia, Santa Teresa Riva, Capizzi, Sant’Alessio Siculo, Taormina, Giardini Naxos, ecc.), nel Palermitano (Palermo, Cefalù, Bagheria, Lascari, Campofelice Roccella, Trabia), nel Siracusano (Siracusa, Lentini, Sortino, Carlentini, Solarino, Augusta, ecc.).

Riferimenti storici e personaggi. Marcello Fonte (Melito di Porto Salvo 7/11/1978), attore, regista, sceneggiatore. Nel 2018 ha ricevuto il premio come migliore attore europeo all’ European Film Awards per il suo ruolo di protagonista nel film "Dogman" di Matteo Garrone. Nel 2015 era attore stabile della compagnia "Fort Apache Cinema Teatro" ed è in una tournée che viene notato e scelto come attore per il film di Daniele Luchetti "Tempesta". Da allora è stato un crescendo di impegno, la sua filmografia si è arricchita con film di grande successo di pubblico e di critica. Parliamo di film come "Vivere" per la regia di Francesco Archibugi, "Via dall’Aspromonte", di Mimmo Calopresti, "Sembravano applausi" di Maria Tilli, tutti del 2018, "Nessun nome nei titoli di coda", "The New Gospel" di Milo Rau, del 2019, fino a "La svolta" con la regia di Riccardo Antonaroli, e "Il sesso degli Angeli" (2021), regia di Leonardo Pieraccioni. Francesco Fonte (Roma 8/10/1965), calciatore italiano di ruolo centrocampista, in attività fino al 2005. Ha giocato, fra l’altro, con la Lazio in serie A e, successivamente, con la stessa squadra in serie B. Ha disputato, inoltre, diversi campionati con squadre di serie C/1 e C/2 (Barletta, Monopoli, Avellino, Benevento, L’Aquila, ed altre. Emanuele Fonte (Enna dicembre 1919/ 29-7-2003, giornalista pubblicista). Aveva scritto da sempre sul quotidiano La Sicilia, ma era stato anche corrispondente dell’Ansa e del Gazzettino di Sicilia. Nominato cavaliere e commendatore della Repubblica, aveva ricevuto dall’Ordine dei Giornalisti di Sicilia un riconoscimento per i suoi 50 anni di attività.

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