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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cognomen omen

Cognomen omen

A cura di Francesco Miranda

Etimologia, origine, significato, diffusione dei cognomi a livello provinciale e regionale: fenomeni migratori. Collegamenti e riferimenti storici sulle famiglie nobili siciliane, tradizioni popolari, personaggi del mondo della cultura, della politica, dell’arte, della cronaca. “Nomen omen”, locuzione latina che significa “un nome, un destino” o “il destino nel nome”: per i Romani nel nome della persona era indicato il suo destino, appunto “I cognomi come brand”, “marchio” che ti accompagna per tutta la vita, insieme dei valori che nel tempo le generazioni hanno costruito.

Cognomen omen

L'origine dei cognomi Pignatone, Tinebra, Fiasconaro e Tomarchio

L'origine dei cognomi Pignatone, Tinebra, Fiasconaro, Tomarchio.

Pignatone 

(come Giuseppe Pignatone, ex procuratore della Repubblica di Roma)

Pignatone è un alterato di “pignata”, termine da cui derivano Pignatti, Pignatelli, Pignataro, Pignattelli, Pignatini ed altri. Si tratta della cognominizzazione di soprannomi e nomi di mestiere già medioevali che hanno alla base il termine “pignatta” (nel meridione “pignata”) e che erano riferiti a persone che fabbricavano e vendevano pignatte o che avevano una corporatura grossa e tozza come una pignatta (E. De Felice). Pignatone è un cognome molto raro, diffuso in alcune province della Sicilia, nel nisseno (San Cataldo, Caltanissetta), nel catanese (Acicastello, Tremestieri Etneo), nel palermitano (Palermo). Famiglie Pignatone sono presenti anche in Piemonte, Friuli-Venezia Giulia, Lazio.

Riferimenti storici e personaggi. FRANCESCO PIGNATONE (San Cataldo 30/3/1923-Palermo 29/10/2006), docente di lettere al Liceo di Caltanissetta, politico; nel dopoguerra fu esponente di primo piano della Democrazia Cristiana nissena. Fu deputato nazionale nella prima legislatura (1948/1953, la più lunga della storia repubblicana) e nella seconda legislatura (1953/1958). Nel 1958, uno dei teorici del milazzismo in Sicilia, fu segretario politico dell’USCS (Unione Siciliana Cristiano-Sociale), partito fondato da Silvio Milazzo. Nel 1960 fu presidente dell’ERAS (Ente per la Riforma Agraria in Sicilia); nel 1963, rientrato nella DC, fu a lungo presidente dell’ESPI (Ente Siciliano per la Promozione Industriale). Fu autore di numerose pubblicazioni fra cui “Nella crisi dell’autonomia siciliana e del cattolicesimo politico”, Centro Studi Cammarata, 1994, testo che riporta scritti sulla vicenda dell’USCS negli anni 1959/1961. GIUSEPPE PIGNATONE (Caltanissetta 8/5/1949), magistrato, figlio di Francesco Pignatone; entrato in magistratura nel 1974 fu pretore di Caltanissetta e, subito dopo, trasferito alla Procura della Repubblica di Palermo, fu prima sostituto e, dal 2000, procuratore aggiunto. Nel 2008, nominato procuratore capo di Reggio Calabria, portò a termine importanti operazioni contro la criminalità organizzata calabra. Nel 2012, con voto unanime del Consiglio Superiore della Magistratura, venne chiamato a dirigere la Procura di Roma: è qui che coordinò, fra l’altro, le indagini sugli intrecci fra criminalità mafiosa e politica nel Comune (la cosiddetta “Mafia capitale”). In Sicilia erano state sue le indagini contro Cosa Nostra: in particolare aveva contribuito all’incriminazione dell’ex sindaco di Palermo, Vito Ciancimino e all’arresto di Totò Cuffaro, allora presidente della Regione siciliana. Suo era stato, inoltre, il coordinamento delle indagini che portarono all’arresto di Bernardo Provenzano e sua l’inchiesta che portò in carcere il boss Totò Riina.  Nell’ottobre del 2019, conclusa la sua esperienza attiva nella magistratura italiana, Papa Francesco lo ha nominato presidente del Tribunale di prima istanza dello Stato della Città del Vaticano.

Tinebra

(come Giovanni Tinebra, magistrato, già procuratore della Repubblica di Catania)

Tinebra deriva dal termine arabo “tanābirī”, che significa “suonatore di tunbūr”, uno strumento musicale a percussione o a corde, di origine persiana: potrebbe, perciò, riferirsi ad un capostipite che esercitava tale attività. E’ un cognome raro, diffuso soprattutto in Sicilia, ma anche in Piemonte, Lazio, Veneto, Lombardia, Valle d’Aosta, ecc. Nella nostra isola è presente solo in alcune province: nell’agrigentino (Racalmuto, Castrofilippo, Castroreale), nel nisseno (Caltanissetta, Delia), nell’ennese (Enna), nel palermitano (Palermo).  

Riferimenti storici e personaggi. Tinebra è antica e nobile famiglia originaria del Veneto, con dimora in Verona. È ricordata in un elenco di case antiche, alcune anche nobili, ma non ascritte al Nobile Consiglio. Infatti le famiglie forestiere che dopo il 1420 venivano ad abitare a Verona, anche se avevano possedimenti in città o nel territorio, venivano aggregate al Nobile Consiglio solo dopo mezzo secolo o anche 100 o 200 anni. GIOVANNI TINEBRA (Enna 15/6/1941), magistrato italiano. Entra in magistratura nel 1967; dal 1992 al 2001 è procuratore della Repubblica di Caltanissetta e, in quegli anni, è protagonista di alcune fra le più importanti inchieste sulla criminalità organizzata e processi epocali, tra cui le stragi di Capaci e di via D’Amelio. Nel 2001 prese il posto di Giancarlo Caselli al DAP (Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria) durante il Governo Berlusconi. Nel 2006 lascia il DAP e viene nominato, con voto unanime del CSM (Consiglio Superiore della Magistratura), Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Catania. A Catania ha presieduto anche la Commissione Provinciale Tributaria e ha avuto un ruolo di rilievo ai vertici dell’UREGA (Ufficio Regionale per l’Espletamento delle Gare d’Appalto). Nel 2009 Tinebra era stato scelto da Angelino Alfano come consulente per la riforma della giustizia. Cultore del diritto, le sue pubblicazioni rappresentano un punto di riferimento nello studio dei sistemi internazionali di criminalità organizzata e nel traffico internazionale di persone. Leonardo Sciascia ne “Le parrocchie di Regalpetra” ricorda BALDASSARE TINEBRA, esercente minerario, temuto e rispettato a Racalmuto perché amico di don Calogero Vizzini, capomafia della provincia di Caltanissetta, e per questo nominato nel 1944 sindaco dall’ Autorità Militare americana. La sera del 15 novembre dello stesso anno venne ammazzato nella piazza del paese piena di gente; gli appoggiarono la pistola alla nuca e tirarono: nessuno vide e presto la piazza si fece vuota.

Fiasconaro

(come Nicola Fiasconaro, maestro pasticciere)

Fiasconaro è cognome tipicamente siciliano, caratteristico ed originario di Castelbuono; deriva da un soprannome siciliano originato dal termine “fiasconarius”, equivalente a “colui che produce o vende fiaschi”, probabilmente il mestiere del capostipite.

Il cognome è diffuso in Sicilia, soprattutto nel palermitano (Castelbuono, Palermo, Cefalù, Caccamo, Isnello, Santa Flavia, Belmonte Mezzagno, Lercara Friddi, Lascari, Campofranco di Roccella, ecc.), ma anche nel messinese (Messina, Sant’Agata Militello, Milazzo, Tusa), nel catanese (Scordia, Catania); è presente nel siracusano (Siracusa, Augusta), nell’ennese, nel nisseno. Per effetto dei flussi migratori e con piccoli nuclei, si trova anche in Lombardia, Piemonte, Lazio, Veneto, Emilia- Romagna, Puglia.

Riferimenti storici e personaggi. MARCELLO FIASCONARO (nato a Città del Capo il 19/7/1949, da genitori italiani), ex atleta e rugbista, specialista dei 400 e 800 metri (delle quali distanze fu primatista mondiale dal 1973 al 1976 in rappresentanza dell’Italia). Il suo nome resta principalmente legato al record mondiale stabilito a Milano nel 1973 (1’ 46” 60/100); ha concluso la sua attività sportiva nel rugby. NICOLA FIASCONARO (55 anni, di Castelbuono), maestro pasticciere, “l’uomo che ha rubato l’arte del panettone ai milanesi”; è uno dei tre fratelli titolari di un’azienda siciliana specializzata nella produzione artigianale da forno (panettoni e dolci tipici). La sua carriera è costellata da vari successi nel campo dell’arte pasticciera nazionale ed internazionale. L’azienda, giunta alla terza generazione, è un’eccellenza del Made in Italy con un fatturato cresciuto nel 2019 del 20% su tutti i principali mercati di Italia, Canada, Francia, Stati Uniti, Germania, Inghilterra, Australia e Nuova Zelanda e un orizzonte strategico proiettato verso i mercati dell’Asia. E cresce anche la linea di prodotti: oltre alla colomba e al panettone si affermano anche i prodotti continuativi, torroncini, cubaite, creme, mieli, marmellate, confetture, spumanti.

Tomarchio

(come Giovanni Tomarchio, telecineoperatore, giornalista, inviato speciale Rai)

Tomarchio deriva dal termine bizantino “turmarco” che indica la carica, in uso presso l’esercito dell’Impero Romano d’Oriente, di chi comandava una “torma” o gruppo di 30 cavalieri (era detto “turma arché” chi era a capo di una torma d’uomini). Tomarchio ha la stessa etimologia dei cognomi Trimarchi/Trimarco; è un cognome specifico del catanese (Catania, Giarre, Riposto, Acireale, Santa Venerina, Zafferana, Aci Sant’Antonio, Gravina di Catania, Mascali, Mascalucia, San Gregorio di Catania, Adrano, ecc.), ma è noto anche nel messinese (Lipari, Giardini Naxos, Messina, Milazzo, Barcellona Pozzo di Gotto, ecc.), nel palermitano (Palermo, Misilmeri), nel trapanese, nel siracusano. Famiglie Tomarchio sono inoltre attestate qua e là in alcune altre regioni italiane, in Lombardia, Liguria, Piemonte, Lazio, Toscana, Calabria, ecc.

Riferimenti storici e personaggi. GIOVANNI TOMARCHIO (1954), telecineoperatore e giornalista, inviato speciale e redattore presso la Rai di Catania, ora in pensione; entrato in Rai nel 1978, con le sue immagini ha raccontato al mondo, per quasi quaranta anni l’Etna, ‘a Muntagna”. Ha osservato e documentato da vicino l’attività del vulcano; ha realizzato cinque documentari: il primo sull’attività dell’Etna degli ultimi decenni; un secondo sull’eruzione del 2001 sopra Nicolosi; un terzo documentario dal titolo “Trasparenza”, che racconta gli episodi eruttivi che hanno caratterizzato la lunga e importante eruzione del 1991/93; un quarto, dal titolo “La corda spezzata”, sull’evento eruttivo del 2002 che distrusse Piano Provenzano; l’ultimo, “L’Eruzione perfetta”, realizzato con e per l’Istituto di Geofisica e Vulcanologia di Catania, analizza con taglio scientifico gli ultimi eventi eruttivi, particolarmente l’eruzione del 2002. Numerosi, naturalmente i servizi per rubriche e telegiornali per le reti Rai. A Giovanni Tomarchio il Comune di Linguaglossa ha assegnato l’anno scorso il Premio Etna XXVIII edizione 2019. Tomarchio: azienda fondata nel 1920 da FILIPPO TOMARCHIO di Acireale: dopo 100 anni essa continua a produrre bibite fresche utilizzando i succhi dei migliori agrumi siciliani e l’acqua sorgiva dell’Etna. Oggi la gamma dei prodotti si è notevolmente ampliata comprendendo anche una linea bio. Nel 2019 l’aranciata rossa bio ha vinto il premio Gold Sofi Award come “migliore bevanda fredda nella categoria Read to drink a New York.

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