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Cognomen omen

Cognomen omen

A cura di Francesco Miranda

L'origine dei cognomi Monastra, Brancato, Saglimbene e Saporito

L'origine dei cognomi Monastra, Brancato, Saglimbene e Saporito.

Monastra

(come Guido Monastra, giornalista sportivo)

Monastra è cognome generato dal termine “monástria”, di origine linguistica tardo-greco: ha il significato di “monaca” (Caracausi, V.Blunda, Ciccia). Monastria è, inoltre, il nome di una frazione del comune di Taurianova, in provincia di Reggio Calabria. Monastra è diffuso nel Messinese (Castell’Umberto, San Marco d’Alunzio, Torrenova, San Salvatore di Fitalia, Capo d’Orlando, Messina, Acquedolci, Malvagna, Capri Leone, Caronia, Brolo, Patti, ecc.), nel Catanese (Catania, Aci Castello, San Gregorio di Catania, Aci Sant’Antonio, Misterbianco, Valverde, Fiumefreddo di Sicilia, ecc.), nel Palermitano (Palermo, Bagheria, Trabia, ecc.), nell’Ennese (Troina, Leonforte, Piazza Armerina, ecc.), nel Siracusano (Siracusa, Francofonte). Famiglie Monastra sono censite, inoltre, in Lombardia, Piemonte, Liguria, Toscana, Lazio, Campania, Veneto.

Riferimenti storici e personaggi. Capostipite della famiglia Monastra fu un Pietro, nobile di Girgenti, capitano giustiziere e giurato di detta città nel 1440, cui seguì un Filippo, capitano d’armi e giurato nel 1520 e, poi, un Vincenzo, capitano nel 1576 (Dizion. Storico-blasonico di GB. Crollalanza). CARLO MONASTRA (Palermo 8/1/1949), pittore, dal 1984 ha affiancato alla ricerca pittorica quella sulla Computer Art o art digitale, pratica artistica che utilizza la tecnologia digitale come parte del processo creativo o di presentazione espositiva; ha realizzato, pertanto, opere con tecnica mista grafiche o pittoriche, painting digitale, opere generate da un programma “c#”, sviluppato attorno al 2000 da Anders Hejlsberg della Microsoft, come alternativa al linguaggio Java. Carlo Monastra ha insegnato Discipline pittoriche presso il Liceo Artistico Statale di Palermo, ha fondato e diretto il Centro d’Arte lo “Scarabeo” di Palermo, ha diretto il primo Liceo Artistico di Milano, l’Istituto d’Arte del Mosaico di Monreale, il Liceo Artistico Statale “Damiano Almeyda” di Palermo, il Liceo Artistico Statale di Palermo. Ha tenuto diverse personali e collettive. GUIDO MONASTRA (Palermo 20/5/1962), giornalista professionista, attualmente commenta le partite dell’annata calcistica del Palermo in serie B con un programma in diretta ogni lunedì su BlogSicilia e Stadionews, prodotto in collaborazione con Video Regione – canale 14. Il programma si chiama “Rosaenero Web & TV. Una carriera lunga e varia iniziata con le radiocronache, nel 1979, con “una voce che faceva vedere il calcio”: ne ha fatto più di 600 in 20 anni, poi esperienze in numerose testate televisive e cartacee: ha lavorato in TeleSicilia, TeleRegione, TGS (Tele Giornale di Sicilia), TRM (Tele Radio del Mediterraneo); è stato addetto stampa al Palermo e capo ufficio stampa alla Regione, poi si è dedicato ai giornali online. GIANLUCA MONASTRA (Firenze 1/10/1965), giornalista professionista, cura le pagine di cultura, spettacolo e sport di “Repubblica Firenze” e scrive per il “Venerdì” di Repubblica. È autore di romanzi, racconti, graphic novel e testi per radio e teatro. Fra i suoi ultimi libri: “L’ottava nota”, “Il mostro di Firenze. Ultimo atto”, “Più buio della notte. Romanzo di una strage. Via dei Georgofili, 27 maggio 1993”. ROSA MARIA MONASTRA (Catania 5/7/1944), scrittrice, docente universitaria; ha insegnato Sociologia della letteratura e letteratura italiana presso l’Università di Catania. Ha analizzato la letteratura dell’Ottocento e del Novecento cogliendo le connessioni fra letteratura italiana e letterature europee. In particolare si è interessata di Tommaseo, Ippolito Nievo, Verga e il Verismo, Brancati, Morselli, Bassani ed altri. Ha pubblicato vari saggi su Capuana, Savinio, Maraini, Sciascia.

Brancato

(come Francesco Brancato, storico, docente di Storia del Risorgimento) 

Brancato (varianti Brancati, Brancazi, Brancazio) dovrebbe derivare dal nome tardo latino “Brancatius”, che discende dal nome bizantino “Pancrazio” che, a sua volta, proviene dal greco antico Πανκρατιος (Pankratios), composto da παν = tutto e κρατος = potere: il suo significato è quello di “tutto il potere”, “molto potente”, “onnipotente”. Alcuni danno Brancati proveniente dalla voce tardo-latino “bracato” che nell’Alto Medioevo indicava un tipo di soldato portante brache di cotta e armato di alabarda. Brancati ha ceppi in Calabria, in Campania, in Sicilia: nell’Agrigentino (Ravanusa, Licata, Agrigento, Santa Margherita Belice, Campobello di Licata, ecc.), nel Nisseno (Butera, Caltanissetta, Gela, Serradifalco, Riesi, ecc.), nel Catanese (Palagonia, Catania, Aci Castello, Biancavilla, Acireale, Calatabiano, Gravina di Catania, Mascalucia, Castiglione di Sicilia, Motta Sant’Anastasia, Santa Maria di Licodia, Adrano, ecc.), nel Messinese (Messina, Casalvecchio Siculo, Santa Teresa Riva, Barcellona Pozzo di Gotto, Savoca, Francavilla di Sicilia, Taormina, Sant’Alessio Siculo, Letojanni, Saponara, Scaletta Zanclea, ecc.), nel Palermitano (Palermo, Ciminna, Caccamo, Mezzojuso, Misilmeri, Campofelice di Fitalia, Santa Flavia, Valledolmo, Baucina, Castelnuovo, Capaci, Polizzi Generosa, Bagheria, Vicari, Lercara Friddi, Cinisi, ecc.), nel Siracusano (Lentini, Siracusa, Floridia, Carlentini, ecc.) e nelle altre province isolane). È diffuso, inoltre, in quasi tutte le altre regioni italiane, Lazio, Lombardia, Basilicata, Piemonte, Liguria, ecc...

Riferimenti storici e personaggi. Presente storicamente in Calabria e in Sicilia, il cognome Brancato sembra avere le sue più antiche attestazioni proprio nella zona del Ducato di Amalfi: dei “Brancatulo”, che avevano proprietà terriere ad Agerola, sono segnalati in due documenti del 1054 e del 1085; due documenti del 1389 segnalano poi un “magister Constantio Brachato”, figlio di “Musci Brachati”, possessore di terreni ad Agerola e residente nella limitrofa Furore. Negli ultimi anni del 1400, tale “Francisci Brancatii” risulta come governatore delle “Capitanee” e delle “Castellanie” di Castellammare di Stabia e, pochi decenni dopo, l’agerolese “Antonio Brachato” è menzionato in un documento del notaio Nicola Francese in Amalfi (in //agerola.wordpress.com). VITALIANO BRANCATI (Pachino 24/7/1907 – Torino 25/9/1954), scrittore, sceneggiatore, drammaturgo, saggista. A 13 anni si trasferì a Catania, tappa fondamentale per la sua formazione culturale e umana. Nel 1922 aderì al fascismo, nel 1929 si laureò in lettere; subito dopo si trasferì a Roma dove iniziò a scrivere come giornalista e dove iniziò ad accostarsi al romanzo. Dopo la Seconda Guerra mondiale si fece sostenitore di un liberalismo radicale e denunciò, nelle sue opere, l’intolleranza e il dilagante disprezzo per la cultura. La sua produzione letteraria comprende racconti, come “Il vecchio con gli stivali” (1945) e romanzi come “L’amico del vincitore” (1932); “Gli anni perduti” (1941); “Don Giovanni in Sicilia” (1941); “Il Bell’Antonio” (1949); “Paolo il caldo” (1955, postumo). FRANCESCO BRANCATO (Ciminna nov.1913 – Palermo 3/5/2002), storico, docente di Storia del Risorgimento all’Università di Palermo e docente incaricato di Filosofia della Storia. Appassionato studioso della storia della Sicilia, per un quarto di secolo diresse la rivista storica “Nuovi quaderni del Meridione”. Nella quinta legislatura (1968/1972) fu consulente della Commissione Parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della mafia in Sicilia. Fra le sue numerose opere ricordiamo: “La mafia nell’opinione pubblica e nelle inchieste dall’Unità al Fascismo”, 1972; Sette giorni di Repubblica a Palermo. La rivolta di settembre 1866”, 1993; “L’emigrazione siciliana negli ultimi cento anni”, 1995. FRANCESCO BRANCATO (1971), ordinario di Teologia dogmatica presso lo Studio Teologico San Paolo di Catania della Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia e docente invitato presso altre istituzioni accademiche. È autore di più di 20 libri su questioni di filosofia, scienza, teologia, arte, letteratura. Coordina un’équipe di scienza e fede tra lo Studio Teologico San Paolo di Catania e l’Università etnea.

Saglimbene

(come Sebastiano Saglimbeni, poeta, saggista, traduttore, docente di Limina)

Variante di Salimbeni, Saglimbene è cognome di origine augurale dal significato di “cresci in bene”, “sali in bene”, “porta bene”. Si tratta di un cognome diffuso quasi del tutto in Sicilia con piccole diramazioni in Lombardia, Toscana, Lazio, Piemonte, Veneto, Sardegna. È noto soprattutto nel Catanese (Catania, Misterbianco, Gravina di Catania, Castiglione di Sicilia, Aci Castello, Randazzo, Mirabella Imbaccari, Aci Catena, Adrano, Calatabiano, ecc.), ma anche nel Messinese (Limina, Messina, Santa Teresa Riva, Casalvecchio Siculo, Taormina, Gallodoro, Motta Camastra, Piraino, Sant’Angelo di Brolo, Mongiuffi Melia, ecc.), nel Palermitano (Misilmeri, Palermo, Lercara Friddi, Villabate, Vicari, Trappeto, ecc.), nel Siracusano (Siracusa, Augusta, Floridia).

Riferimenti storici e personaggi. SEBASTIANO SAGLIMBENI (Limina 11/4/1932), poeta, saggista, traduttore, editore, docente; vive a Verona dove ha insegnato materie letterarie nelle Scuole Superiori. È autore del manuale “Storia dell’Arte” ad uso dei licei, 1979, in tre volumi. Ha prodotto opere poetiche, opere di prosa, saggi (su Federico Garcia Lorca, Vittorini, W. Whitman, Saffo, Baudelaire, e altri autori classici e contemporanei), opere teatrali, traduzioni (Eneide, Bucoliche, Georgiche, liriche e frammenti di Virgilio). Ha pubblicato l”Epistolario del carcere” del martire antifascista Francesco Lo Sardo (1871/1931). Nilde Iotti, presidente della Camera dei deputati, lo incaricò di curare e pubblicare i discorsi pronunciati alla Camera da Concetto Marchesi. VINCENZO SAGLIMBENE (Palermo 1979), scrittore. Il suo primo libro, “Prostituta per dovere”,2016, ha ottenuto un secondo posto al concorso “Il Murgo gioiosano”; l’e-book dello stesso testo nel 2017 è stato fra i primi dieci finalisti del Premio Internazionale “Terra di Guido Cavani: “un romanzo sulla dignità della persona, calpestata da un’epoca di crisi irreversibile”. Altra sua produzione: “L’amore per la vita. Come la forza della famiglia può salvare”,2018. MICHELE SAGLIMBENE (Roma 1977), laurea in filosofia morale, poeta e scrittore; autore de “I tredici gioielli suicidi”, libro del genere fantasy, ambientato “in un mondo immaginato con dovizia di lussureggianti particolari, sul guscio di una gigantesca tartaruga cosmica”. Qui lo scrittore esamina l’animo umano e tratta i temi classici di libertà, amore e morte, nonché dell’auto-scoperta. Tra le influenze letterarie si notano gli scritti di Hans Christian Andersen, i fratelli Grimm, De Laclos, Casanova, Nietzsche, Herman Hesse. Il libro si è esaurito in poco tempo tanto che la casa editrice Cavinato ha dovuto procedere a varie ristampe. ANTONINO SAGLIMBENE (Lercara Friddi 1908 – Carbonia 28/9/1992), ex minatore, si trasferì nel 1945 a Carbonia, in Sardegna, per lavorare nella miniera di Serbariu. Nel 1952 fu fra i fondatori della sezione AVIS (Associazione Volontari Italiani del Sangue) di Carbonia e tra i promotori, presso l’ospedale Sirai, dell’emoteca per la raccolta del sangue per far fronte al fabbisogno del prezioso plasma nel corso delle varie emergenze. Promosse poi in città varie iniziative di utilità sociale che gli procurarono riconoscimenti anche di alto profilo. Nel 1976, infatti, il Presidente della Repubblica Giovanni Leone gli conferì l’onorificenza di Ufficiale con iscrizione nell’elenco degli Ufficiali nazionali; nel 1984 il Presidente Pertini gli attribuì il Diploma d’Onore come combattente per la libertà d’Italia (1943/45). In anni più recenti l’Amministrazione comunale di Carbonia gli ha intitolato una via cittadina.

Saportito

(come Giuseppe Saporito, operaio di un’industria dolciaria, vittima del terrorismo)

Saporito, cognome siciliano, ha molte varianti: Saporita (del Messinese), Saporiti (della Lombardia centro-occidentale e della Liguria), Savoriti (raro, del Frusinate): tutti dovrebbero derivare dal nome medioevale “Saporitus o Savoritus”, nome beneaugurale portato del capostipite. Lo storico e glottologo tedesco Gerhard Rohfls definisce “saporitus” come individuo “grazioso”. Saporito è tipico di Roma e del Meridione; in Sicilia è diffuso soprattutto nelle tre grosse città metropolitane; nel Messinese (Messina, Piraino, Patti, Sant’Angelo Brolo, Milazzo, Oliveri, Capo d’Orlando, San Piero Patti, Falcone, Valdina, Villafranca Tirrena, Capri Leone, Montalbano Elicona, Caronia, Tusa, Gioiosa Marea, ecc.), nel Catanese (Catania, Misterbianco, Bronte, Caltagirone, San Michele di Ganzaria, San Gregorio di Catania, Linguaglossa, Mirabella Imbaccari, Gravina di Catania, Adrano, Acireale, ecc.), nel Palermitano (Palermo, Corleone, Camporeale, Bagheria, Gangi, Monreale, Casteldaccia, Castronovo di Sicilia, Misilmeri, Capaci, ecc.), ma anche nell’Agrigentino (Licata, Casteltermini, Cammarata, Campobello di Licata) e nel Nisseno (Caltanissetta, Santa Caterina, Villarosa, ecc.). Famiglie Saporito sono censite anche in Campania, Calabria, Lombardia, Piemonte, Lazio, Liguria, Toscana, Puglia, Emilia-Romagna, ecc...

Riferimenti storici e personaggi. Tracce di questa cognominizzazione sono contenute nella “Chronica palatina” del 1229 con un Guglielmus Saporitus de Mediolano. GIUSEPPE (PIPPO) SAPORITO (Messina 1942 - Milano 3/11/1977), operaio di un’industria dolciaria, vittima del terrorismo. Durante una rapina ad un ufficio postale in via Castel Morrone a Milano da parte di alcuni componenti dei NAP (Nuclei armati proletari), venne ucciso in uno scontro a fuoco fra una guardia giurata e un terrorista che si era rifugiato nell’auto in cui si trovava Giuseppe e il figlio di due anni, Davide. Giuseppe venne colpito a morte mentre il bambino rimase illeso. Nel 35^ della sua morte, Milano gli ha intitolato il giardino di Via Tobagi. LEARCO SAPORITO (Scafati, SA, 17/10/1936 – Roma 30/4/2016), avvocato, politico, docente di istituzione di diritto pubblico, senatore della Repubblica italiana dalla VIII all’ XI e dalla XIV alla XV legislatura. Eletto nella lista della Democrazia Cristiana fino al 1994, poi Allenza Nazionale, Popolo della libertà, Futuro e Libertà di Gianfranco Fini. Fu sottosegretario di Stato alla funzione pubblica nel governo Berlusconi e sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri nel governo Goria. VINCENZO SAPORITO (Castelvetrano 26/8/1949 – Roma 8/11/1930), barone, politico, avvocato, proprietario terriero. Fu deputato del Regno d’Italia per più di 30 anni, dal 1882 al 1913, fu prima con Crispi, poi giolittiano, sottosegretario al Tesoro nel governo Pelloux. Componente di una famiglia numerosa, lui e i suoi fratelli riuscirono a creare un forte potere politico e a monopolizzare la vita pubblica e sociale della città: “uno di loro era consigliere provinciale, uno sindaco, uno presidente della Congregazione di Carità, uno presidente della banca locale, uno membro della Giunta Provinciale Amministrativa, uno della Commissione Provinciale di Beneficenza e, finalmente, il settimo, deputato al Parlamento”. L’operato del deputato Vincenzo, in particolare, fu oggetto di aspre critiche sia da parte di Giuseppe De Felice Giuffrida, socialista ed esponente dei fasci siciliani, sia da parte di Gaetano Salvemini che nel suo saggio “Il ministro della malavita” denunciò vari brogli elettorali nelle elezioni del Collegio di Castelvetrano.

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