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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cognomen omen

Cognomen omen

A cura di Francesco Miranda

Etimologia, origine, significato, diffusione dei cognomi a livello provinciale e regionale: fenomeni migratori. Collegamenti e riferimenti storici sulle famiglie nobili siciliane, tradizioni popolari, personaggi del mondo della cultura, della politica, dell’arte, della cronaca. “Nomen omen”, locuzione latina che significa “un nome, un destino” o “il destino nel nome”: per i Romani nel nome della persona era indicato il suo destino, appunto “I cognomi come brand”, “marchio” che ti accompagna per tutta la vita, insieme dei valori che nel tempo le generazioni hanno costruito.

Cognomen omen

L'origine dei cognomi Galvagno, Scuto, Zanghì e Macca

L'origine dei cognomi Galvagno, Scuto, Zanghì e Macca.

Galvagno

(come Gaetano Galvagno, deputato regionale di FdI, presidente dell’Ars dal 10/11/2022)

Il cognome Galvagno deriva probabilmente dal nome medioevale italiano Galvanus, che è italianizzazione di Gawain, personaggio del ciclo arturiano, uno dei più valorosi cavalieri della Tavola Rotonda, nipote di re Artù. É probabilmente legato a Gwalchmei (nome portato dall'eroe gallese Gwalchmai Gwalltafwyn) e, attraverso una serie di passaggi (fra cui il francese arcaico Galvaing), arriva all'italiano Galvano, con il significato di “buon falco della battaglia”. Galvagno è diffuso in circa 180 comuni della penisola; si trova in Sicilia, Piemonte, Lombardia, Liguria, Lazio, Toscana, Sardegna, Trentino, Marche, ecc. In Sicilia è presente nel Catanese (Biancavilla, Bronte, Catania, Maletto, Adrano, Randazzo, Paternò, Aci Sant’Antonio, Nicolosi, Santa Maria di Licodia, Santa Venerina, San Cono, Motta Sant’Anastasia, Misterbianco, Pedara, ecc.), nel Messinese (Messina, Ficarra, Sinagra, Ucria, Patti, Gaggi, Villafranca Tirrena, ecc.), nel Palermitano (Palermo, Bagheria), nel Siracusano (Lentini, Carlentini, Siracusa), nell’Ennese (Centuripe, Cerami, Regalbuto, Enna).

Riferimenti storici e personaggi - Tracce di questa cognominizzazione si trovano a Belmonte (PA) nel 1234, con un Galvanus e nel 1402 con un Galvagnus de Angelo.  GIOVANNI FILIPPO GALVAGNO (Torino 22/8/1801 – ivi 27/3/1874) – avvocato e politico italiano; deputato del Regno di Sardegna per cinque legislature (I-III-IV-V-VI), fu senatore dal 1860 al 1874 e più volte ministro del Regno di Sardegna (Ministro dell’Interno, dell’Agricoltura e Commercio, dei Lavori Pubblici, di Grazia e Giustizia); fu sindaco di Torino. MICHELE (ELIO) GALVAGNO (Centuripe 18/5/1954) – deputato regionale nella XIV e XV legislatura, eletto nella lista PD. All’ARS è stato componente della Commissione I – Affari Costituzionali (XIV Legislatura) e vice presidente della Commissione II – Bilancio e Programmazione – (XV Legislatura). È stato sindaco del comune di Centuripe dal 1988 al 1990 e dal 2015 al 2020 e presidente della Provincia Regionale di Enna negli anni dal 1994 al 2003. GAETANO GALVAGNO (Paternò 15/2/1985), deputato regionale iscritto al Gruppo Fratelli d’Italia; presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana dal 10/11/2022. Laureato in Economia e Commercio presso l’Università di Catania, ha iniziato giovanissimo la sua esperienza politica con un impegno diretto nel mondo giovanile e territoriale attraverso la realizzazione di iniziative universitarie, benefiche e la promozione di eventi legati all’imprenditoria giovanile. Personaggio noto della politica catanese e uno degli astri emergenti della politica siciliana, a 37 anni è il più giovane presidente dell’ARS, fedelissimo del presidente del Senato Ignazio La Russa. Deputato di FdI nella passata XVII Legislatura, ritorna a Sala d’Ercole in cui era stato deputato segretario, componente della Commissione d’inchiesta sul Fenomeno della mafia e della corruzione in Sicilia, componente della Commissione Verifica dei poteri e vice presidente della Commissione Bilancio. GIORGIO GALVAGNO (Mattuglie, Croazia 27/7/1943), laurea in sociologia, docente di scuola media superiore, politico. Deputato nazionale della XIV Legislatura, in quota Forza Italia. È stato sindaco di Asti dal 1985 al 1994 e dal 2007 al 2012. 

Scuto

(come Fabio Scuto, giornalista de “Il Fatto Quotidiano”, esperto di affari esteri)

Scuto è generato dalla cognominizzazione di un soprannome legato al vocabolo latino “scutum, scudo”, e sta ad indicare l’attività del capostipite, non scudiero ma armigero (uomo d’armi, guerriero) o costruttore di scudi. Il cognome, tipico del sud, è diffuso soprattutto nel Catanese (Catania, Aci Catena, Acireale, San Giovanni La Punta, Mascali, Paternò, Gravina di Catania, Aci Sant’Antonio, San Gregorio di Catania, Caltagirone, Misterbianco, Valverde, Aci Castello, Giarre, Tremestieri Etneo, Riposto e tanti altri comuni), e, con piccole diramazioni, nel Messinese (Taormina, Messina, Santa Marina Salina), nel Palermitano (Palermo, Altavilla Milicia), nell’Ennese (Enna, Piazza Armerina), nel Nisseno (Caltanissetta, Gela, Butera), nel Siracusano (Siracusa, Portopalo di Capo Passero). Alcune famiglie Scuto sono sparse in altre regioni italiane: Lombardia, Lazio, Piemonte, Liguria, Emilia-Romagna.

Riferimenti storici e personaggi. Tracce antiche di questa cognominizzazione si trovano in Umbria nel 1451 con un Iacobus delli Scutti Speciarus, nel 1485 con un Cola Sanctus F. Pauli de Scuttis; nel 1491 un Giovan Battista de’ Scutti esercitava il notariato e, nel 1535, un Franciscus dello Scutto risultava sepolto in Ecclesia Sancti Stephani de Pectorariis. FABIO SCUTO (Roma 12/8/1957), giornalista esperto di affari esteri, corrispondente per il Medio Oriente de “La Repubblica” dove ha lavorato per più di 30 anni, fino al 2017; poi è passato a “La Stampa” e, successivamente a “Il Fatto Quotidiano”. Nel corso degli anni ha firmato reportage da Marocco, Algeria, Tunisia, Iran, Iraq, Israele e tanti altri paesi dell’Africa e del Medio Oriente: è stato inviato nei principali eventi e conflitti mediorientali. Da 11 anni vive e lavora a Gerusalemme. FILIPPO SCUTO (Vizzolo Predabissi 21/3/1979), professore di Istituzioni e di Diritto pubblico presso l’Università degli Studi di Milano. Nella stessa Università insegna Diritto Pubblico e Diritto dell’immigrazione, è docente “Jean Monnet” di Diritto dell’immigrazione. Il suo ambito di ricerca e le sue pubblicazioni riguardano, fra le altre, le tematiche di diritto pubblico e di diritto pubblico europeo e, in particolare la condizione giuridica e la tutela dei diritti dello straniero tra ordinamento nazionale e Unione Europea, diritto dell’immigrazione e diritto d’asilo. Le sue numerose pubblicazioni comprendono monografie, saggi, articoli in riviste varie, relazioni in convegni nazionali e internazionali, libri. Sue ultime opere in libreria: “I diritti fondamentali della persona quali limite al contrasto dell’immigrazione irregolare”, 2012; “La democrazia interna dei partiti: profili costituzionali di una transizione”, 2017; “Crisi della rappresentanza politica”,2018; “La dimensione sociale della Costituzione economica nel nuovo contesto europeo”, 2022. SALVATORE SCUTO (Caltagirone 20/1/1889 – 20/7/1969), figurinaio ceramista; allievo e successivamente genero del noto Giacomo Vaccaro (1847/1931), lavorò nella bottega del suocero. Il suo compito era quello di preparare le singole parti riservando al suocero il compito di montare i gruppi. Alla morte del Vaccaro ne ereditò l’opera e la bottega e proseguì l’attività di figurinaio con grande successo tanto da superare il maestro, soprattutto nella cottura delle figurine. Successe al suocero anche nell’insegnamento dell’arte delle figurine nella locale Scuola di ceramica. GIANNI SCUTO (Catania 26/11/1948), giornalista pubblicista, regista teatrale; in 35 anni di carriera ha diretto oltre 120 spettacoli. Ha lavorato, fra l’altro, al Teatro Stabile di Catania, al Festival di Spoleto, a Taormina Arte, al Teatro “Vittorio Emanuele” di Messina, al teatro dell’Orologio di Roma; è fondatore e direttore artistico del Teatro Gamma di Catania. In TV ha curato, fra l’altro, la regia di “Pierrot Lunatre” di Shoenberg con Joan Logue, di “Giufà”, sceneggiato televisivo su RAI TRE, “Io sogno un quartiere”, inchiesta su San Cristoforo, quartiere a rischio di Catania.

Zanghì

(come Michelangelo Zanghì, valorosa figura di clinico e docente)

Zanghì, Zango, Zanghi, dovrebbero derivare dalla cognominizzazione di un soprannome grecanico basato sul termine “tsangòs” che significa “bisbetico”; ma è possibile che si tratti di forme contratte del cognome Zangari o Zangaro (dal tardo greco “sangaros”) dal significato di calzolaio, probabilmente riferito al mestiere del capostipite. Zanghì è soprattutto diffuso nel Messinese (Messina, Rodi Milici, Termini Vigliatore, Taormina, Patti, Barcellona Pozzo di Gotti, Furnari, Mazzarrà Sant’Andrea, Milazzo, Tripi, ecc.), nel Catanese (Catania, Misterbianco, Acireale, Tremestieri Etneo, Trecastagni, Gravina di Catania, ecc.), nel Palermitano (Palermo, Montemaggiore Belsito, Corleone, Alimena, Sclafani Bagni, Alia, Villabate, Monreale, ecc.), ma anche nel Siracusano (Siracusa, Augusta, Lentini), nell’Ennese (Leonforte, Enna). Con poche famiglie il cognome è presente in Lombardia, Piemonte, Lazio, Liguria, Toscana, Campania, Veneto, Abruzzo, Puglia e in alcune altre regioni italiane.

Riferimenti storici e personaggi. MICHELANGELO ZANGHI’ (1929 – 30/8/2002), medico chirurgo, professore di Anatomia chirurgica e di Patologia chirurgica presso l’Università degli Studi di Catania e professore di Clinica chirurgica dal 1984 al 1998. Fu direttore della Scuola di Specializzazione in chirurgia d’urgenza e pronto soccorso. Per più di venti anni fu coordinatore del Dottorato di ricerca in Fisiopatologia chirurgica e presidente di numerose società scientifiche regionali e nazionali, tra cui la Società Italiana di chirurgia dell’apparato digerente. Per trenta anni ha diretto l’Istituto di Prima Patologia chirurgica dell’Ospedale “Vittorio Emanuele” e Policlinico di Catania. È autore di importanti pubblicazioni scientifiche presentate in numerosi congressi nazionali ed internazionali. La sua Scuola ha preparato e formato numerosi primari ospedalieri, professori universitari e chirurghi che si sono distinti nella professione. L’Ordine dei medici gli ha conferito il Premio Ippocrate 2017. MICHELANGELO MARIA ZANGHI’ (Patti 1988), attore e regista, fondatore e direttore artistico del Libero Teatro Festival con sede a Patti e Oliveri. Laurea in lettere all’Università di Messina, laura specialistica in studi teatrali all’Università di Bologna, ha lavorato in vari teatri fra cui il Teatro Comunale “Beniamino Joppolo” di Patti dove è direttore artistico. Come attore teatrale ha recitato in opere di Shakespeare, Aristofane, Sofocle, Beckett, Sartre. MARIA ZANGHI (Messina 1988), giornalista, blogger. Laureata in “Media, comunicazione digitale e giornalismo presso l’Università “La Sapienza” di Roma, è autrice di un blog che tratta di tematiche musicali; è redattrice presso “Mosai.co”, società italiana di servizi e consulenza ad alta tecnologia, con sede a Roma, specializzata in progetti digitali innovativi, attività di post-produzione cinematografica, video e programmi televisivi. Maria Zanghì collabora con “Auralcrave”, “Che TV fa”, “Metropolitan magazine”. GIUSEPPE MARIA ZANGHI’ (Siracusa 16/12/1929 – 23/1/2015), giornalista, scrittore, primo direttore della rivista “Nuova Umanità” e, con Chiara Lubich, tra i fondatori della Scuola Abbà, centro studi del Movimento dei Focolari. È autore di numerose pubblicazioni, tra queste: “Trinità e vita in Cristo” (1991); “Notte della cultura europea” (2007); “Gesù abbandonato maestro di pensiero” (2008); “Occidente la mia terra. Storia, società, politica alla luce del paradigma trinitario” (2008). Ha diretto sin dalla sua fondazione le riviste “Ekklesia” e “Nuova Umanità” edite da Città Nuova.

Macca

(come Giuliano Macca, pittore che riporta il figurativo nell’arte contemporanea)

Macca risulta generato dalla cognominizzazione del termine dialettale siciliano “macca”, che indica la “moglie”, significato noto nel gergo locale di alcuni comuni messinesi (Patti, Messina, Tindari); è noto anche nel dialetto calabro dove, però ha il significato di “abbondanza”. (cfr. V. Blunda). Il cognome è diffuso soprattutto nel Ragusano (Vittoria, Ragusa, Santa Croce Camerina, Pozzallo, Scicli), nel Siracusano (Siracusa, Canicattini Bagni, Augusta, Lentini, Solarino), nel Catanese (Catania, Militello Val di Catania, Mascalucia, Acireale, Licodia Eubea) ed è noto anche nel Messinese (Santa Lucia del Mela, Sant’Agata Militello), nel Nisseno (Gela, Caltanissetta), nel Palermitano (Palermo), nell’Agrigentino (Aragona). Fuori dell’isola è noto nel Veneto (Este, Barbarano Vicentino, Selvazzano Dentro, Altavilla Vicentina) in Lombardia, Emilia-Romagna, Lazio, Piemonte, Liguria, Campania.

Riferimenti storici e personaggi. Una famiglia Macca, assai antica e nobile, era originaria di Fiesole: alcuni nomi di suoi componenti si trovano ricordati soprattutto in contratti di acquisto di terreni e case. Essa annoverava personaggi di elevata virtù che, nelle città dove ebbero dimora, ricoprirono cariche legislative, militari e altro. FLAVIA MARIA MACCA (Torino 18/9/1964), impiegata presso Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, scrittrice. Si interessa di sport, soprattutto calcio, e ha iniziato scrivendo alcuni articoli giornalistici. Nel 2012 è uscito il suo primo romanzo “La maschera di Belleville”, poi gli altri: “Good Evil – Il bene contro il male”,2014; “Il simbolo del drago”, 2016; “Libera”, 2018; “Incubo del passato”, 2019; “Amore malato”, 2021; “Infiltrato”,2022. Preferisce il genere thriller e poliziesco. GIULIANO MACCA (Noto 1988), pittore. Fino al ventesimo anno, Giuliano vive a Modica, poi si trasferisce a Roma dove studia e frequenta l’accademia di Belle Arti, e lì si diploma, e dalla Capitale parte il suo lungo viaggio, fatto di mostre, collettive e personali; poi, nel 2020 l’incontro con Sgarbi che cura una sua personale a Firenze, quindi l’installazione maestosa, sotto la Torre del Cassero di Castiglione Fiorentino, di un dipinto di 1200 metri quadrati, calpestabile, dove è raffigurato un abbraccio tra un uomo e una donna, un’opera che lo fa conoscere al grande pubblico. Il suo percorso artistico segue due direttrici: da una parte la cultura e i contrasti della sua terra, la Sicilia, dall’altra la storia dell’arte: incontra e si rapporta con gli artisti del XIX e XX secolo; a Barcellona incontra le opere di Pablo Picasso e Francesco Goya, che diventano punti di riferimento costante per le sue opere. Incontra Giotto, Michelangelo, Raffaello e Caravaggio, i numi della sua pittura; egli riporta il figurativo nell’arte contemporanea. E poi i temi ricorrenti della sua pittura: storia, miti, battaglie, vittorie, sconfitte, elementi che caratterizzano la storia dell’umanità. GAETANO MACCA’ (Salcedo 27/5/1740 – Vicenza 5/3/1824), abate e storico; dedicò gran parte della sua vita alle ricerche storiche del Vicentino; la sua opera più importante è la “Storia del Territorio Vicentino” in 14 tomi.

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