rotate-mobile
Venerdì, 19 Aprile 2024
Cognomen omen

Cognomen omen

A cura di Francesco Miranda

L'origine dei cognomi Fragalà, Politi, Garufi e Manoli

L'origine dei cognomi Fragalà, Politi, Garufi, Manoli di Francesco Miranda

Fragalà

(come Enzo Fragalà, avvocato penalista, ex deputato, ucciso dalla mafia)

Fragalà è un cognome di origine araba composto dalla parola “fàrag” che significa “gioia” e “dal nome del Creatore dell’uomo e di tutto ciò che uomo non è, “Allah”, rifulga lo splendore della Sua Luce”; quindi “gioia di Allah”. Secondo altri Fragalà è cognome di origine greca di Calabria, con il significato di “fabbricante di palizzata”. Si tratta di un cognome raro, diffuso in poco meno di 70 comuni italiani, con circa 200 famiglie; il ceppo più numeroso si trova in Sicilia, nel Catanese (Catania, Misterbianco, Aci Castello, Trecastagni, Giarre, Aci Sant’Antonio, Viagrande, Gravina di Catania, Mascali, Caltagirone, ecc.), nel Siracusano (Augusta, Floridia, Siracusa), nel palermitano (Palermo, Carini, Ficarazzi), nell’Ennese (Enna), nel trapanese (Castelvetrano). Alcune famiglie sono attestate, inoltre, in Calabria, Lazio, Liguria, Piemonte, Toscana, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Marche, ecc. Riferimenti storici e personaggi. Enzo (Vincenzo) Fragalà (Catania 3/8/1948 – Palermo 26/2/2010), avvocato penalista, politico, deputato della Repubblica Italiana eletto nella XII Legislatura, riconfermato nella XIII e XIV Legislatura, gruppo parlamentare Alleanza Nazionale. Fu assistente di Storia Contemporanea nell’Università di Palermo nella cattedra di Giuseppe Tricoli e, nel 2001, di Giuseppe Carlo Marino. Giovanissimo, aveva militato nel Centro Studi Ordine Nuovo, movimento neofascista fondato da Pino Rauti. Fu sempre sostenitore delle posizioni di destra, prima nel Msi (Movimento Sociale Italiano), poi in An (Alleanza Nazionale). Il 23 febbraio 2010 l’avvocato Fragalà fu aggredito all’uscita del suo studio, in via Nicolò Turrisi, a Palermo; gravemente ferito a bastonate, morì tre giorni dopo. Sulla sua morte, per tanti anni senza colpevoli, furono formulate molte ipotesi; nel 2017 vennero arrestate sei persone: la matrice del delitto sarebbe stata mafiosa. Nel marzo 2020 la prima sezione della Corte d’Assiste di Palermo, presieduta da Sergio Gulotta, ha confermato che ad uccidere Enzo Fragalà è stata la mafia, ha condannato quattro degli imputati (Antonino Abbate, Francesco Arcuri, Salvatore Ingrassia, Antonino Siragusa) e ha assolto gli altri due (Francesco Paolo Cocco, Francesco Castronovo). Girolamo Fragalà (14/5/1960), giornalista professionista dal 1994, direttore del Secolo d’Italia in seguito alle dimissioni di Francesco Storace, passato a Il Tempo con l’incarico di vice direttore vicario. Fragalà, una lunga militanza prima nel Msi-Dn poi in An, era vice direttore responsabile del Secolo, quotidiano nazionale on line (già quotidiano cartaceo), di Roma. Giovanni Fragalà (Catania 2/1/1968), laureato in scienze dello Spettacolo e Comunicazione Multimediale; responsabile dell’ufficio comunicazione istituzionale dell’Istituto per i beni archeologici e monumentali del Centro nazionale delle Ricerche. Coinvolto in vari progetti di ricerca nazionali ed internazionali presso atenei e istituti di ricerca; docente esperto all’interno di corsi universitari e istituti di ricerca. Autore di numerose pubblicazioni su ricerche e strategie di comunicazione.

Politi

(come Matilde Politi, cantautrice, polistrumentista, attrice, antropologa)

Nelle regioni del sud Politi deriva dal greco polis (città); “polites” indicava il cittadino nel significato di persona libera, colta e avente diritto di voto; in molti casi proveniva da Bisanzio, la polis per eccellenza. Nel centro-nord l'origine è da cercare in soprannomi legati al vocabolo arcaico polito = pulito; tutti potrebbero derivare dall'aferesi (abbreviazione) del nome Ippolito. Il cognome è diffuso in poco meno di 600 comuni; è presente in Lombardia, Puglia, Lazio, Sicilia, Calabria, Emilia Romagna, Toscana, Piemonte e, via via, nelle altre regioni italiane. In Sicilia è presente in tutte le province, soprattutto nel catanese (Adrano, Catania, Acireale, Mirabella Imbaccari, Bronte, Caltagirone, Aci Castello, Mascali, ecc.), nell’Ennese (Regalbuto, Leonforte, Centuripe, ecc.), nel Siracusano (Siracusa, Augusta, Solarino, Pachino, ecc.), nel palermitano (Palermo, Misilmeri, Monreale, ecc.), nel trapanese (Castelvetrano, Mazara del Vallo, ecc.), nel messinese (Taormina, Rometta, ecc.). Ha come varianti Polito, Puliti, Pulito. Riferimenti storici e personaggi - Polite era il nome di uno dei 19 figli di Priamo ed Ecuba e del più fedele compagno di Ulisse. Nicolò Politi (Adrano 1117 – Alcara Li Fusi 17/8/1167): nacque nel nobile casato dei Politi; venne presto considerato un santo, col segno della croce scacciava i lupi che assalivano gli ovili, sanava le pecore, intercedeva per la guarigione dei malati. È venerato come santo dalla chiesa cattolica; è patrono di Adrano (Catania) e di Alcara li Fusi (Messina). Ambrogio Catarino Politi (Siena 1484-Napoli 8/11/1553) – Giurista, teologo e arcivescovo cattolico italiano, appartenne all'Ordine domenicano dei Frati Predicatori. Nominato vescovo di Minori nel 1546, partecipò al Concilio di Trento e, nello stesso anno, fu promosso arcivescovo di Conza. Fu autore assai prolifico di testi soprattutto teologici, polemizzò contro i luterani e contro il calvinista Bernardino Ochino, trattando problemi allora di particolare attualità con la predestinazione e la grazia. Sentì l’influsso delle opere del Savonarola, operò a Napoli frequentando il circolo di artisti e intellettuali radunato attorno alla poetessa Vittoria Colonna a Ischia e tenendo rapporti con gli spirituali italiani. Matilde Politi (Palermo 17/10/1976), cantautrice, polistrumentista, attrice, antropologa, ricercatrice, didatta esperta in canti di tradizione siciliana, mediterranea e arcaica. Laureata in Antropologia Culturale, alla Sapienza di Roma, lavora tra musica e teatro dal 1995. Dopo un’intensa attività di busker (artista di strada), con repertorio folk, americano, spagnolo e siciliano, da tanti anni porta avanti un percorso di autoformazione, affiancato da un costante lavoro di ricerca e sperimentazione e da una intensa attività di concerti. Marco Politi (Roma 29/1/1947), giornalista e scrittore specializzato nelle cronache e nella politica vaticana; editorialista de Il Fatto Quotidiano, ha lavorato al Messaggero ed è stato corrispondente da Mosca di Repubblica; collabora con Abc, Cnn, Bbc e altri network internazionali. Con una delle sue ultime opere “Francesco tra i lupi”. Il segreto di una rivoluzione”, Laterza 2014, ha evidenziato l’esistenza di una forte opposizione alle riforme di papa Francesco nella curia vaticana, nelle conferenze episcopali, ma anche da parte della mafia.

Garufi

(come Anna Maria Garufi, psicologa, fondatrice della Lelat (Lega Lotta Aids e Tossicodipendenze)

La tesi preminente vuole il cognome Garufi proveniente dal longobardo “Gairulf”, da cui il germanico “Warulf “e le forme “Warulfus, Garulfus”; secondo Rolfhs, Pellegrini ed altri il cognome Garufi è di origine araba, proveniente dal termine “qarūf” con il significato di “duro, ribelle, crudele”. Garufi è un cognome noto e diffuso soprattutto in Sicilia, con ceppi nel Messinese (Messina, Santa Teresa di Riva, Furci Siculo, Savoca, Pagliara, Roccalumera, Giardini Naxos, Sant’Alessio, Forza d’Agrò, Villafranca Tirrena, Alì Terme, Letoianni, Itala, ecc.), nel Catanese (Paternò, Acireale, Giarre, Biancavilla, Santa Venerina, Fiumefreddo di Sicilia, Sant’Agata Li Battiati, Calatabiano, Militello Val di Catania, Adrano, Linguaglossa, Caltagirone, Trecastagni, Nicolosi, Catania, ecc.), nel Palermitano (Palermo, Altavilla Milicia, Bagheria, Villabate, San Cipirello, Monreale, ecc.), nel Siracusano (Priolo Gargallo, Siracusa, ecc.), nel trapanese (Marsala, Trapani). Famiglie Garufi sono sparse in molte regioni italiane: Lombardia, Lazio, Piemonte, Campania, Veneto, Toscana, Puglia, Calabria, Liguria, ecc. Varianti: Garuffi (nel riminese), Garuffo, (raro, nel bresciano), Garufo (nel genovese e in Sicilia). Riferimenti storici e personaggi. Carlo Alberto Garufi (Palermo 14/2/1868 – 16/9/1948), storico, paleografo, docente di Paleografia e Diplomatica presso l’Università di Palermo dal 1900 al 1938. Pubblicò numerosi studi su documenti di storia normanno-sveva e diede un notevole contributo alla soluzione di importanti problemi di storia siciliana. Ricoprì la carica di presidente della Società siciliana per la Storia Patria dal 1930 fino alla morte. Anna Maria Garufi (Messina 30/1/1961), docente di materie letterarie, psicologa; da decenni impegnata nel sociale è presidente e fondatrice della Le.L.A.T. (Lega per la Lotta all’Aids e alla Tossicodipendenza), nata a Messina nel 1990. Si tratta di una comunità terapeutica che assicura interventi psicoterapeutici individuali e di gruppo, di coppia e famiglia, finalizzati alla ristrutturazione della personalità degli ospiti e alla remissione di eventuali fatti nevrotici. Nel corso dell’assemblea del Coordinamento Nazionale delle Comunità di Accoglienza), tenutasi a Catania il 29 ottobre del 2018, Anna Maria Garufi è stata eletta all’unanimità presidente regionale del Coordinamento. Assieme al suo nuovo esecutivo dovrà coordinare una molteplicità di azioni finalizzate a dare risposte concrete ai bisogni sociali come: dipendenze patologiche da sostanze e da non sostanze (quali per esempio il gioco d’azzardo), minori abbandonati, minori devianti, minori stranieri, donne con bambini (straniere o italiane, Sprar, prostituzione e tratta, uomini e donne senza fissa dimora, detenuti, ragazze madri, disabili, fattorie sociali per il reinserimento lavorativo. Bianca Garufi (Roma 21/7/1918 – 26/5/2006), scrittrice, poetessa, psicoanalista. Come scrittrice ha iniziato il proprio percorso con Cesare Pavese per poi approdare alla psicoanalisi. Con Pavese, a lui legata con un sodalizio sentimentale e artistico, produsse un romanzo scritto a quattro mani, “Fuoco grande”, pubblicato nel 1959, dopo alcuni anni dalla scomparsa dell’autore de “La luna e i falò”. Pur continuando a scrivere e a tradurre Simone de Beauvoir e Claude Levi-Strauss, Bianca Garufi diventò anche un’appassionata psicoanalista tanto da ricoprire anche l’incarico di vicepresidente dell’Associazione Internazionale di Psicologia Analitica. Negli ultimi anni della sua vita scrisse importanti articoli per riviste di psicologia come il “Journal of Analiytical psycology”  e “Spring e Anima”.

Manoli

(come Antonino Manoli, pittore del ‘700)

Manoli deriva dalla cognominizzazione del nome di origine spagnola Manolo, probabilmente portato dal capostipite: è una chiara forma di patronimico (i Manoli = i figli di Manolo). È un nome di origine ebraica, Immanuel, che significa “Dio con noi!”; fu usato per la prima volta dal profeta Isaia e divenne l'appellativo di Gesù. Immanuel, in greco Σμμανουηλ; in spagnolo Manolo è diminutivo di Manuel, aferetico di Emmanuel. Riteniamo azzardata la derivazione di Manoli dal vocabolo dialettale siciliano “manoli”, termine con cui vengono indicati i “pezzi di canna che servono ai contadini durante la mietitura per proteggere le dita della mano sinistra dal taglio della falce” (voc. sicil. Piccitto). È un cognome raro, diffuso in meno di 90 comuni di alcune regioni italiane, Veneto, Sicilia, Lombardia, Emilia-Romagna, Piemonte, Lazio. In Sicilia è presente nel catanese (Catania, Gravina di Catania, Misterbianco), nell’ennese (Regalbuto), nel messinese (Messina), nel siracusano (Siracusa, Lentini, Carlentini), nel palermitano (Palermo). Riferimenti storici e personaggi. Federica Manoli, scrittrice, ha scritto il “Manuale di gestione e cura delle collezioni”, Le Monnier, 2015. Laureata in lettere e filosofia con indirizzo storico-artistico e specializzata in Museologia e Museo-grafia, dopo una iniziale attività come restauratrice di dipinti, dal 2001 lavora presso il Museo Poldi Pezzoli di Milano: si occupa principalmente della gestione e cura delle collezioni. Antonino Manoli, pittore del ‘700: di lui si possiedono poche notizie: originario di Noto, lavorò molto nel ragusano: di lui si conoscono cinque tele, due a Modica, una a Scicli e una a Ispica. A Modica, nel Monastero dei Benedettini, si conserva una tela raffigurante Santa Geltrude, Santa Scolastica, San Benedetto, San Placido e San Mauro (1707) e una del 1708 che raffigura San Francesco che intercede verso Dio; a Scicli, nella chiesa di Santa Maria del Gesù è conservata una tela con Santa Elisabetta, Maria, San Giuseppe e San Gioacchino(del 1710); nella chiesa di Sant’Ignazio in San Matteo, la tela con il Beato Guglielmo, patrono della città (del 1721); a Ispica, nella chiesa del Carmine è conservata la tela dell’Immacolata del 1735. Gaetano Manoli, sergente volontario garibaldino, matricola 1017; censito dall’Archivio di Stato di Torino, già appartenente alla Divisione 16^ Cosenza, Brigata 2^ De Milbitz, Reggimento 1^Malenchini, decima Compagnia. Nino Manoli (Padova 1944/), pittore figurativo e pescatore, da autodidatta affina la tecnica originale del colore di mostra in mostra dall’inizio degli anni ’70 confrontandosi con i più noti pittori frequentatori della foce del Po’. È vincitore di premi a Padova, Vicenza, Mestre e Ferrara, poi del premio internazionale Campione ’74 che lo fa conoscere anche all’estero: Lugano, Zurigo, Berlino le tappe di un importante giro d’Europa. In Italia continua ad esporre in Friuli, a Milano alla Ponte Rosso, poi a Rimini ed Ancona privilegiando sempre il litorale adriatico, più consono ai suoi colori ed alla pesca con i tradizionali casoni, sovente soggetti delle sue opere di ogni dimensione.

Si parla di

L'origine dei cognomi Fragalà, Politi, Garufi e Manoli

PalermoToday è in caricamento