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Cognomen omen

Cognomen omen

A cura di Francesco Miranda

L'origine dei cognomi: Bellini, Mirone, Chiodo, Nocera

L'origine dei cognomi: Bellini, Mirone, Chiodo, Nocera; di Francesco Miranda

Bellini

(come Vincenzo Bellini, compositore, soprannominato il “Cigno catanese”)
Bellini nasce come cognominizzazione di alterato diminutivo dei nomi propri Bello e Bella che venivano dati come buon auspicio ai nascituri che si voleva godessero di bellezza interiore ed esteriore. Bello proviene dal latino “bellus” che significa semplicemente “carino, grazioso, bello”. Il cognome, in alcuni casi, potrebbe avere origine da uno dei tanti toponimi con la radice “bell”. Bellini, diffuso in tutte le regioni italiane, ha i ceppi più consistenti in Lombardia, Toscana, Emilia-Romagna, Veneto, Lazio, Piemonte; in Sicilia è noto soprattutto nel catanese (Catania, San Gregorio di Catania, Caltagirone, Palagonia, Gravina di Catania, Aci Sant’Antonio, Mascalucia, Biancavilla, Aci Castello, ecc.), ma anche nel messinese (Barcellona Pozzo di Gotto, Acquedolci, Naso, Santa Teresa Riva, Patti, San Piero Patti, ecc.), nel trapanese (Calatafimi, Trapani, Erice, Santa Ninfa, ecc.), nel palermitano (Palermo, Godrano, Castelbuono, Castronovo di Sicilia, ecc.), nell’agrigentino (Agrigento, Palma di Montechiaro, Porto Empedocle, ecc.), nel siracusano (Siracusa, Noto, Pachino), nel ragusano (Scicli, Vittoria, Comiso).

Riferimenti storici e personaggi – Bellini, nobile famiglia di origine ravennate, nel secolo XVI ebbe illustri esponenti che a Ravenna e a Bologna ricoprirono prestigiose cariche pubbliche ed esercitarono con successo l’avvocatura. Nel secolo successivo i Bellini si stabilirono a Comacchio ove un Marco Bellini fu chiamato all’ufficio di Anziano di quella comunità. Da lui discese poi il cavaliere Luigi di Gaetano (1831/1908) che diede impulso all’industria della vallicultura. GIOVANNI BELLINI, detto il GIAMBELLINO o ZUANE BELLINI (Venezia 1430 ca. /1516), pittore veneziano fra i più celebri artisti del Rinascimento, traghettò la pittura veneziana, attraverso varie esperienze, dalla tradizione bizantina ai modi padovani. Capo di una fiorente bottega e pittore ufficiale della Signoria, dal 1483, Bellini fu molto attento anche al lavoro della nuova generazione di giovani artisti cresciuti attorno a lui nei primi anni del Cinquecento, da Giorgione a Tiziano. VINCENZO BELLINI (Catania 3/11/1801 – Puteaux 3/11/1835), compositore tra i più celebri dell’Ottocento. A Catania studiò musica fino a 18 anni prima di trasferirsi a Napoli, nel 1819; la sua figura è associata all’Opera lirica, ma, fra le sue composizioni ci sono anche opere di Musica sacra, Sinfonie, e alcune Arie per voce ed orchestra. Con “Bianca e Fernando” arrivò il suo primo vero e inaspettato successo, opera che, in onore del principe Ferdinando di Borbone, andò in scena al Teatro San Carlo di Napoli con il titolo modificato di “Bianca e Gernando” per un riguardo al principe. A Milano, al Teatro della Scala, gli venne riconosciuto un ruolo di primaria importanza. Nel mondo dell’Opera italiana allo stesso livello di Giacomo Rossini: fra il 1827 e il 1929, infatti a Milano vanno in scena “Il pirata” e “La Straniera” con clamorosi successi e, nel 1831, “La sonnambula” e “Norma”. Poi arrivano i successi di Venezia (“I Capuleti e i Montecchi” e “Beatrice di Tenda”). Traferitosi a Parigi, Bellini entrò in contatto con alcuni dei più grandi compositori europei, con le nuove ispirazioni melodiche e armoniche. Ma è a Parigi che Bellini muore a 33 anni stroncato da una infezione intestinale. La sua salma, sepolta nel cimitero di Père-Lachaise, vicino a Chopin e a Cherubini, rimase fino al 1876in Franciazzzz∑, poi venne portata nella sua città natale: Catania.

Mirone

(come Salvatore Mirone, patriota, scrittore, studioso)
Mirone deriva dalla cognominizzazione del nome medioevale Miro-Mironis, noto per essere stato portato dal noto scultore greco Mirone, autore, fra l’altro, del “Discobolo”; esso è quindi di origine greca, Myron, tratto da μιρον = mirra, olio dolce, profumo; il significato, perciò può essere interpretato come “fragrante”, “profumato di mirra”. Il cognome ha ceppi nel catanese, nell’alessandrino, nel genovese, nel napoletano; oggi è diffuso soprattutto in Sicilia, nella Campania, in Piemonte, ed anche in Lombardia, Liguria, Lazio, Emilia-Romagna, Toscana, ecc. In Sicilia è molto noto nel catanese (Catania, Belpasso, Viagrande, Tremestieri Etneo, San Pietro Clarenza, Santa Maria di Licodia, Aci Castello, Riposto, Gravina di Catania, Misterbianco, Paternò e tanti altri comuni); è presente, inoltre, nel siracusano (Carlentini, Siracusa, Avola, Lentini), nel messinese (Messina, Nizza di Sicilia, Roccalumera), nel palermitano (Palermo), nel ragusano (Vittoria).
Riferimenti storici e personaggi – Mirone è antichissima ed assai nobile famiglia del Regno di Sicilia, da Acireale propagatasi, nel corso del tempo, in diverse regioni del Regno. Tra gli eminenti rappresentanti ricordiamo un DOMENICO MIRONE, da Acireale che il 1^ aprile 1767 ottenne il titolo di barone e fu giurato di Acireale nel 1798/99; un GIOVANNI MIRONE, che nella stessa città ebbe la carica di acatapano nobile (alto ufficiale) nel 1801/2.  SALVATORE MIRONE (Pola, Istria 23/12/1931 – Catania 19/9/2010), appartenente a famiglia catanese profuga dall’Istria dopo la seconda guerra mondiale, fu aiuto bibliotecario nelle biblioteche statali dal 1961, poi passò nella carriera direttiva e, infine, dal 1973, fu direttore della Biblioteca Universitaria a Catania. In questo lungo periodo Mirone si impegnò per l’ampliamento e il consolidamento del patrimonio librario e dei manoscritti; sua operazione fu l’acquisizione, nell’ottobre del 1978, delle carte di Giovanni Verga, tra cui i manoscritti dei Malavoglia e di Mastro Don Gesualdo, e molto materiale dell’epistolario di Federico De Roberto. Fu socio dell’Associazione Italiana Biblioteche e fece parte del Comitato regionale della Sezione della Sicilia Orientale dal 1966 al 1982; ricoprì la carica di vice presidente dal 1979. SALVATORE MIRONE (Viagrande 28/3/1816 – Viagrande 29/3/1886), patriota, scrittore, studioso; partecipò attivamente al Risorgimento Italiano. Quando nel 1848 le truppe borboniche furono inviate in Sicilia per soffocare i moti rivoluzionari scoppiati a Palermo e nelle altre città dell’isola, Catania reagì, fu organizzata la difesa e uno dei battaglioni catanesi ebbe a capo Salvatore Mirone. Il racconto di quelle vicende è contenuto nell’opera “Storia del 5^ Battaglione catanese. Soprannominato Corso”, scritta dallo stesso Mirone. Fra le altre pubblicazioni di Salvatore Mirone ricordiamo: “Monografia storica dei comuni di Nicolosi, Trecastagni, Pedara e Viagrande” (1875), “Ricordi politici” (1872), “Guida del viaggiatore dell’Etna” (1875), “Cenni storici sul generale Nicola Fabrizi” (1886). ANTONINO MIRONE (Catania 30/10/1941) avvocato, docente universitario, deputato alla Camera nella XII Legislatura. È stato sottosegretario alla Giustizia nel governo Prodi 1 e sindaco di Catania dal luglio 1985 al maggio 1986.

Chiodo

(come Fabrizio Chiodo, ricercatore del CNR che collabora per lo sviluppo dei vaccini cubani. 
Il cognome Chiodo deriva probabilmente da un soprannome legato al mestiere di produttore o venditore di chiodi; in alcuni casi potrebbe essere legato al toponimo Chiuduno, comune della provincia di Bergamo, le cui origini risalgono all’epoca della dominazione gallica, databili attorno al V secolo a.C. Il nome del paese originariamente era Claudum, che i romani modificarono in Claudunum. Chiodo ha il suo maggiore ceppo in Calabria ed è diffuso soprattutto in Lombardia, Piemonte, Sicilia, Lazio, Toscana, Emilia-Romagna, Campania. In Sicilia il cognome è noto nel palermitano (San Giuseppe Jato, Palermo, Camporeale, San Cipirello, Altofonte), nell’agrigentino (Racalmuto, Favara, Ravanusa, Grotte, Agrigento), nel nisseno (San Cataldo, Gela, Caltanissetta), nel messinese (Messina, Milazzo), e, qua e là, nelle altre province dell’isola.
Riferimenti storici e personaggi - Una famiglia Chiodo, oriunda da Savona, era nota già nel secolo XVIII per la fabbricazione delle famose maioliche savonesi. Nel secolo XIX furono illustri un VINCENZO CHIODO (Savona 1752/1822), capitano del genio nelle milizie liguri, e i suoi due figli GIOVAN BATTISTA CHIODO (Savona 1779 – Genova 1855), sottotenente nel corpo degli ingegneri militari della Repubblica Ligure e poi direttore del genio marittimo dello Stato Sardo e AGOSTINO CHIODO (Savona 1791 – Torino 1861), luogotenente nel genio militare francese e nel sardo, divenuto poi generale. Nella guerra nazionale 1848/1849 fu comandante superiore del genio al campo, luogotenente generale dopo l’assedio di Peschiera (4/6/1848), funzionante da capo di stato maggiore, senatore del Regno di Sardegna dal 1848 al 1861, ministro di guerra e marina, presidente del consiglio dei ministri, presidente del comitato di genio militare.  Altri personaggi: FABRIZIO CHIODO (Caccuri, Crotone 1/8/1951 – Palermo 26/12/2008), cardiochirurgo; dopo aver lavorato a Bordeaux dove condusse alcune importanti ricerche e sperimentazioni ritornò in Italia, prima a Pavia poi a Palermo, cardiochirurgo dell’ospedale Civico. Oltre ad essere un valente medico, fu un sindacalista che, a metà degli anni novanta denunciò diverse anomalie nel sistema sanitario siciliano, facendo scattare inchieste giudiziarie che, però, non portarono a condanne: per le sue denunce fu minacciato, gli venne assegnata la scorta e girava armato. Fu un intellettuale pieno di interessi e curiosità: studiava botanica, zoologia, archeologia, antropologia, storia e tradizioni della sua terra, fu un appassionato allevatore di tartarughe e coltivatore di piante grasse. FABRIZIO CHIODO (Palermo 1985), chimico, ricercatore italiano che collabora con il Fincay Vaccine Institute di Avana, Cuba per la produzione dei vaccini anti-Covid 19 “Soberana 1 e Soberana 2“. Fabrizio ha lavorato per anni in giro per il mondo: Spagna, Olanda, Cuba; da ottobre scorso è un ricercatore del C.N.R. (Centro Nazionale Ricerche) e vive a Pozzuoli ma la sua collaborazione con Cuba non ha subito interruzioni: ogni anno passa un mese all’Avana dove insegna chimica e immunologia dei carboidrati all’Università della capitale cubana. I vaccini in preparazione a Cuba saranno destinati prima alla popolazione locale poi distribuiti gratuitamente ai Paesi in via di sviluppo.

Nocera

(come Peppi Nocera, autore televisivo, compositore, scrittore)
Nocera è cognome derivato da toponimi quali Nocera Tirinese (CZ) e Nocera Inferiore e Superiore, in provincia di Salerno: forse per indicare il luogo di provenienza della famiglia capostipite. Il cognome è abbastanza diffuso al sud e ha ceppi importanti in Campania, nel Salento e uno fra Calabria e Sicilia; è noto inoltre in Lombardia, Piemonte, Lazio, Toscana, Basilicata, Emilia-Romagna e in altre regioni italiane. In Sicilia è attestato soprattutto nell’agrigentino (Raffadali, Agrigento, Cammarata, Campobello di Licata, San Biagio Platani, Naro, Ravanusa, Palma di Montechiaro, ecc.), nel palermitano (Palermo, Capaci, Misilmeri, Altofonte, Monreale, Valledolmo, Carini, ecc.), nel siracusano (Melilli, Siracusa, Priolo Gargallo, Augusta, ecc.), nel catanese (Catania, Calatabiano, Aci Catena, Fiumefreddo di Sicilia, ecc.), nel messinese (Messina, Roccalumera, Santa Domenica Vittoria, Torregrotta, ecc.), nel trapanese (Trapani, Erice, Partanna, Marsala, ecc.), nel nisseno (San Cataldo, Santa Caterina Villarmosa, Niscemi, Mazzarino, ecc.).
Riferimenti storici e personaggi – Nocera fu antica e assai nobile famiglia del Regno delle Due Sicilie, di origine francese, giunse a Nocera, da cui trasse il cognome, passò poi in Castellammare di Stabia e si propagò, nel tempo, in altre regioni italiane. A Castellammare la famiglia rimase fino al 1598, poi si trasferì a Napoli. Fra i Nocera ricordiamo: Fra Giovanni Angelo, cavaliere gerosolimitano che si distinse nell’assedio di Malta, Nicola Antonio, dottore in utroque iure (nell’uno e nell’altro diritto, civile e canonico), Tommaso Maria, ed altri.
LUIGI NOCERA (Sant’Egidio del Monte Albino 14/2/1955), medico, politico; è stato deputato della Repubblica Italiana nella XII e XIII legislatura, eletto nelle liste di Forza Italia in rappresentanza del Centro Cristiano Democratico di Pier Francesco Casini. È stato sottosegretario per le Politiche agricole e forestali nel secondo Governo Amato; è stato consigliere, comunale, assessore e sindaco del comune di Sant’Egidio e assessore regionale all’ambiente della Campania. PEPPI NOCERA (Roma 5/2/1962), autore televisivo, compositore e scrittore. Ha debuttato come autore televisivo nel 1994 in “Non è la Rai”, con Gianni Boncompagni e Irene Ghergo, sulle reti televisive Fininvest, poi Mediaset. Da allora rimase autore in esclusiva per Mediaset firmando, fra gli altri, programmi come “Stranamore”, “Matricole”, “Meterore”, “Il brutto anatroccolo”, “Testarda io”, “Saranno Famosi”, divenuta poi “Amici” di Maria De Filippi, “L’isola dei famosi”, “X Factor”(varie edizioni). Dal 2006 al 2015 è sotto contratto di esclusiva con la casa di produzione Magnolia, dal giugno 2016 al 2019 firma un contratto di consulenza editoriale per le reti di intrattenimento di Sky Italia e, dal 2020 collabora in esclusiva con Banijay Italia. Il suo debutto letterario è dato dalla pubblicazione del libro “La presentatrice morta” del 2014. Su internet è presente con un suo blog. MARIO NOCERA (Termoli 8/9/1969), militare italiano, maresciallo ordinario dei carabinieri, decorato con Medaglia d’Oro al valore civile per il soccorso prestato in occasione del terremoto del Molise del 2002. 


 

 
 

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