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Cognomen omen

Cognomen omen

A cura di Francesco Miranda

Etimologia, origine, significato, diffusione dei cognomi a livello provinciale e regionale: fenomeni migratori. Collegamenti e riferimenti storici sulle famiglie nobili siciliane, tradizioni popolari, personaggi del mondo della cultura, della politica, dell’arte, della cronaca. “Nomen omen”, locuzione latina che significa “un nome, un destino” o “il destino nel nome”: per i Romani nel nome della persona era indicato il suo destino, appunto “I cognomi come brand”, “marchio” che ti accompagna per tutta la vita, insieme dei valori che nel tempo le generazioni hanno costruito.

Cognomen omen

L'origine dei cognomi Battiato, Greco, Licari e Brullo

L'origine dei cognomi Battiato, Greco, Licari, Brullo.

Battiato

(come Franco Battiato, cantautore, compositore, regista, pittore)

Il cognome Battiato deriva dal termine siciliano “vattiato” = battezzato, usato per definire lo stato di cristiano, in contrapposizione ai non cristiani. Potrebbe derivare dal toponimo Sant'Agata Li Battiati, comune in provincia di Catania così chiamato perchè in quel paese nel 1635 il giudice catanese Lorenzo d'Arcangelo, fece costruire in onore di S. Agata una chiesa alla quale gli abitanti del luogo accedevano per l'impartizione dei sacramenti, soprattutto i battesimi dei figli e che veniva indicata come la chiesa di Sant'Agata Li Battiati (i “vattiati”). In seguito il nome venne esteso a tutto il paese. Tipico cognome siciliano, scarsamente diffuso nel resto della penisola anche se rappresentato in molte regioni italiane come Lombardia, Piemonte, Calabria, Emilia-Romagna, Puglia. In Sicilia è presente nel catanese (38 comuni: Catania, Acireale, Biancavilla, Aci Sant'Antonio, Aci Catena, Aci Castello, Ramacca, Misterbianco, San Giovanni La Punta, Paternò, Giarre, Mirabella Imbaccari, Gravina di Catania, Trecastagni, Adrano, Riposto, ecc.), nel messinese (Messina, Milazzo, Taormina, Giardini Naxos, ecc.), nell'ennese (Nicosia, Gagliano Castelferrato, Leonforte, ecc.), nel siracusano (Lentini, Siracusa, ecc.), nel ragusano (Vittoria, Ragusa, ecc.).

Riferimenti storici e personaggi: GIACOMO BATTIATO (Verona 18/10/1943) – regista, sceneggiatore, scrittore; premio Domenico Rea 1996; suoi libri: Fuori dal Cielo, L'amore nel palmo della mano (2000), 39 colpi di pugnale (2010). Suoi film: La Piovra 8, La Piovra 9, Il giovane Casanova, Un uomo diventato papa (film tv), Un papa rimasto uomo (film tv). Ha vissuto in Francia dal 2009 dove è stato nominato “Chevalier del l’Ordre des Arts et des Lettres” dal Ministero della Cultura e delle Comunicazioni della Repubblica Francese. Rientrato in Italia nel 2017, l’anno dopo ha firmato la serie TV in 8 episodi “In nome della Rosa” tratto dal romanzo di Umberto Eco. FRANCO BATTIATO (Riposto 23/3/1945) – cantautore, compositore, regista, figura fra le più influenti e innovative nella panoramica canora italiana, con un approccio eclettico e originale alla musica d'avanguardia. Nel 2012 gli era stato conferito l'incarico di Assessore al turismo e allo spettacolo nella Giunta Crocetta, incarico revocatogli dopo pochi mesi per le polemiche scatenate da una sua dichiarazione fatta nel Parlamento Europeo contro le donne presenti nel Parlamento italiano. Come artista è quello che fra tutti ha più riconoscimenti da parte del Club Tenco avendo conquistato ben tre Targhe e un Premio Tenco.

Greco

(come Emilio Greco, scultore, scrittore, illustratore)

Greco e le sue numerose varianti (Greca, Grecco, Grieco, Grecu, Greci, La Greca, Li Greci, ecc.) derivano dal soprannome o nome medioevale “Greco” che ha un evidente valore etnico, è riferito, cioè, a persona abitante in Grecia o oriundo dalla Grecia. Ma può riferirsi anche a capostipiti che, pur non provenendo dalla Grecia, avevano un legame con la comunità “grika” o “gricanica” del sud Italia (la Magna Grecia). 

Nell'onomastica antica è molto frequente la trasformazione dei nomi etnici in nomi di persona e in cognomi (vedi Franco, Germano, Italo, ecc.). In senso figurato era soprannominato “greco” anche chi faceva   il furbo, il finto, l’ipocrita (“fare il greco”), per non farsi capire. Greco è diffuso ampiamente in tutte le regioni italiane; è noto in Sicilia, soprattutto nel catanese (Catania, Acireale, Biancavilla, Aci Castello, Bronte, Giarre, Aci Catena, Misterbianco, ecc.), nell’ennese (Centuripe, Enna, Valguarnera Caropepe, Leonforte, Calascibetta, Agira, ecc.), nell’agrigentino (Canicattì, Palma d Montechiaro, Agrigento, Bivona, Alessandra della Rocca, ecc.), nel palermitano (Palermo, Bagheria, Monreale, Lercara Friddi, Marineo, Cefalù, Misilmeri, Bolognetta, ecc.), nel messinese (Messina, Lipari, Milazzo, Patti, Francavilla, Taormina, Giardini Naxos, ecc.), nel trapanese (Marsala, Trapani, Campobello di Mazara, Pantelleria, Alcamo, ecc.); piccoli nuclei di Greco si trovano qua e là in Italia, nel Lazio, Calabria, Lombardia, Piemonte, Campania, Puglia, ecc.

Riferimenti storici e personaggi. Una famiglia Greco ebbe il titolo di Marchese di Valdina e dimora in Palermo e in Acireale. Fra i suoi molto noti esponenti vanno ricordati un Ignazio Maria che fu governatore del Monte di Pietà di Palermo negli anni 1767/68; Gaetano, che fu giudice della Corte pretoriana di Palermo negli anni 1779/80; Giuseppe, ufficiale annonario, nobile di Acireale; Nicola Amodeo, che fu capitano del 10^ Reggimento Fanteria di Linea Abruzzo e partecipò alle battaglie di Calatafimi, Palermo e Santa Maria Vetere capitolando a Capua insieme al fratello Piacentino, 2^ tenente dello stesso Reggimento. EMILIO GRECO (Catania 11/10/1913 – Roma 5/4/1995), scultore, scrittore, illustratore; viene considerato uno dei più grandi scultori del Novecento. A 13 anni, lavorando nella bottega di uno scultore di monumenti funerari, impara rapidamente a sbozzare il marmo e a modellare nella creta particolari di opere classiche. A 20 anni partecipa con i suoi lavori ad una esposizione al Circolo Artistico di Catania e, poi al ridotto del Teatro Massimo di Palermo: è poi un susseguirsi di creazioni e opere varie, inizia a lavorare su sculture di grandi dimensioni, per 30 anni espone le sue opere in varie città nel mondo. Ottiene una grande popolarità con il monumento “Pinocchio e la fatina” per il comune di Collodi, è autore del monumento a Papa Giovanni XXIII in San Pietro e delle porte del Duomo di Orvieto. Oggi tanti musei italiani ed esteri espongono opere di Emilio Greco: a Palermo, Washington, Roma, Londra, Cosenza, Catania, Orvieto, Sabaudia, San Pietroburgo, Bruxelles, Mosca, Matera, ecc.

Licari

(come Giuseppe Licari, pittore multidisciplinare)

Una prima ipotesi vuole il cognome Licari derivato dal nome greco Licarius o, per aferesi, dal vocabolo greco arcaico “alykàres”, che era il lavoratore delle saline o il venditore di sale, forse il mestiere del capostipite. Altra ipotesi lo dà derivato dal termine greco “lycos (lupo)”, forse soprannome del capostipite, che era un cacciatore di lupi. Il cognome è diffuso in più di 200 comuni di gran parte delle regioni italiane; è frequente in Sicilia, ma ha consistenti nuclei anche in Lombardia, Piemonte, Toscana, Lazio, Calabria, Emilia Romagna, Veneto, Friuli, Puglia, ecc. In Sicilia è diffuso soprattutto nel palermitano (Palermo, Montelepre, San Giuseppe Jato, Partinico, San Cipirello, Cinisi, Bagheria, Capaci, Borgetto, ecc.), nel catanese (Catania, Adrano, Biancavilla, Motta Sant’Anastasia, Gravina di Catania, Misterbianco, ecc.), nel messinese (Mistretta, Messina, Taormina, Barcellona Pozzo di Gotto, Lipari, ecc.), nel trapanese (Marsala, Petrosino, Mazara del Vallo, Trapani, Paceco, Erice, ecc.), nell’ennese (Catenanuova, Centuripe, Regalbuto, ecc.)

Riferimenti storici e personaggi - Licarius era l'ammiraglio bizantino che nel 1269 conquistò le isole Cicladi e divenne Triarca della Calcide nel 1269 fino al 1296. Una famiglia Licari, originaria di Randazzo (CT), nel XVII secolo godette di nobiltà in Messina; un GIORGIO LICARI fu pro-conservatore in questa città nel 1730; tanti altri esponenti ebbero cariche in Palermo, Patti, Randazzo, Castroreale. ANNA MARIA LICARI, infermiera marsalese già in servizio al reparto maternità del nosocomio marsalese, morta all’età di 58 anni, nel marzo del 2015: morta di cancro e di burocrazia. Il suo calvario inizia nel 1999, quando subisce l’asportazione del seno sinistro per cancro. Sembrava guarita ma, nel 2012 il cancro si ripresenta, subisce l’asportazione del seno destro seguita da metastasi al fegato. Deve curarsi e ha bisogno di assentarsi dal lavoro. Terminate le possibilità di permessi, congedi per malattia, aspettative, è costretta ad andare in pensione. Viene allontanata dal lavoro, rimane senza stipendio e non può ancora ricevere l’assegno pensionistico fino al settembre del 2015. Muore nel marzo 2015, uccisa dal cancro e dalla burocrazia! GIUSEPPE LICARI (1980), pittore nato in Sicilia ma vive e lavora a Rotterdam. Ha studiato pittura all’Accademia di Belle Arti di Bologna e arte monumentale all’AKI Enschede, Paesi Bassi. Grazie ad importanti sovvenzioni e borse di studio, ha collaborato a diversi progetti di ricerca in loco con il Natuur Historich di Rotterdam. I suoi lavori sono stati esposti in vari musei internazionali. Licari è un artista multidisciplinare; nella sua pratica esplora i processi socio-economici, culturali e politici che intervengono e alterano la forma dei paesaggi contemporanei. Si concentra sul confine tra mondo naturale e ambiente costruito, esplorando i territori che emergono dai loro incontri con installazioni, performance, laboratori, arte pubblica, registrazioni audio-video e pubblicazioni. Le sue installazioni coinvolgono il pubblico in un’interazione allegra e gioiosa: nei suoi lavori trapianta elementi naturali in gallerie d’arte, come, ad esempio, gli alberi appesi alle pareti. RODOLFO LICARI (Roma 1932), attore cinematografico; tra i suoi numerosi film ricordiamo: “Les heritiers” di Jean Laviron (1960, “Quarta parete” di Adriano Bolzoni (1968), “Don Chisciotte e Sancio Panza” di Giovanni Grimaldi (1968), “Provaci anche tu Lionel, di Roberto Bianchi Montero (1973), “Ah si?... E io lo dico a Zzzorro” di Franco Lo Cascio (1975), “Corri, seguimi, vienimi dietro” di Lorenzo di Lorenzo Onorati (1981), “Gioco di seduzione” di Andrea Bianchi (1990).

Brullo

(come Salvatore Brullo, botanico, professore ordinario di botanica all’Università di Catania)

Brullo ha origine da soprannome legato al fatto che il capostipite vivesse in zona arida, desolata, con poca o nessuna vegetazione; o deriva dal termine di origine greca “broyllon” che significa “giunco”. Il cognome, abbastanza raro, è diffuso soprattutto in Sicilia, nel catanese (Licodia Eubea, Catania, Mazzarrone, Raddusa, Scordia, Ramacca, Trecastagni, ecc.), nel ragusano (Comiso, Vittoria, Ragusa, Acate, Modica, ecc.), nel siracusano (Siracusa, Ferla, Canicattini Bagni, ecc.), nel messinese (Messina, Gaggi, ecc.), nel nisseno (Niscemi, Caltanissetta); alcune famiglie Brullo, sono censite in Lombardia, Piemonte, Campania, Calabria, Lazio, Liguria e in qualche altra regione italiana.

Riferimenti storici e personaggi. Brullo è famiglia di origine catalana un cui ramo si trasferì in Sardegna nel secolo XVI; nel 1369 un Pietro, erede dei Torrent, rivendicò ed ottenne i feudi Loculo, Dorgali e Lula. Un altro ramo, famiglia spagnola, si diramò, nel secolo XV, a Roma: essa, a dire dell’Ameyden, era sicuramente compresa tra quelle raccolte nel Libro d’Oro del Campidoglio. SALVATORE BRULLO (Modica 23/2/1947), botanico; dal 1980 è professore ordinario di Botanica sistematica presso l’Università di Catania; per due trienni è stato direttore del Dipartimento di Botanica della stessa Università. Dal 1988 è coordinatore del dottorato di ricerca in Scienze ambientali – Fotogeografia dei territori mediterranei. È da tempo responsabile di numerosi programmi di ricerca finanziati dall’Ateneo di Catania, dal Ministero della Ricerca, dal CNR, dalla Regione Siciliana, dalla Comunità Europea. Ha svolto e svolge tutt’ora attività di consulente scientifico per la redazione di Flore (FLOres REsearch) riguardante la Sicilia, l’Italia, il bacino del Mediterraneo e i territori Europei, presso Comitati nazionali ed internazionali. È pure consulente scientifico per il censimento delle associazioni vegetali presenti nel territorio italiano e nel bacino del Mediterraneo. La sua attività di ricerca è comprovata da oltre 300 lavori scientifici. DAVIDE BRULLO (Milano 1979), scrittore, traduttore, poeta, critico, saggista; scrive sulle pagine culturali de “Il Giornale”; ha pubblicato diversi libri, tra cui “Stroncature – Il peggio della letteratura Italiana”, GOG edizioni, 2020; ha tradotto i Salmi e il Libro della Sapienza. Nel 2017 ha fondato “Pangea”, magazine digitale di cultura e di idee, di cui è stato direttore editoriale. Dal novembre 2020 è direttore editoriale de “L’intellettuale dissidente”.

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