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Cognomen omen

Cognomen omen

A cura di Francesco Miranda

Origine dei cognomi: Baglio, Tusa, Diana, Librizzi

Baglio

(come Aldo Baglio, attore e comico, componente del trio comico Aldo, Giacomo, Giovanni)
Il cognome Baglio deriva dal termine medievale “baglio”, detto anche “balivo, balì, baiuolo, e indica importanti funzioni pubbliche svolte nel passato: amministratore, giudice, portatore di avvisi e di insegne, esattore. Rolfs ha solo “baglio” e fa derivare il cognome dal dialettale “bagghiu” (cortile); Caracausi fa derivare il toponimo “Baglio”, presente in varie regioni, dal dialettale “bagghiu” (antico francese “bail”, “cortile entro le mura di un castello”), e il cognome “Baglio” , dall’antico francese “bail e baillif” = funzionario amministrativo (dal latino “baiulus” = facchino). Baglio ha il ceppo principale in Sicilia ma è attestato anche in Lombardia, Piemonte, Lazio, Liguria, Calabria, Toscana, Emilia-Romagna, Campania, Trentino-Alto Adige, Veneto. Nell’Isola è particolarmente diffuso nel nisseno (San Cataldo, Marianopoli, Caltanissetta, Serradifalco, Riesi, ecc.), nel catanese (Catania, Paternò, Acireale, Santa Maria di Licodia, ecc.), nell’ennese (Villarosa, Barrafranca, Valguarnera Caropepe, ecc.), nel palermitano (Palermo, Collesano, Carini, Termini Imerese), nell’agrigentino (Agrigento, Castrofilippo,  Porto Empedocle), nel messinese (Galati Mamertino, Messina, Sant’Agata di Militello).

Riferimenti storici e personaggi. Da facchino a giudice e amministratore: il Gioieni spiega come si passò dal significato negativo di “baiuolo” a quello positivo. All’origine era un facchino che sfaccendava fra i magazzini del cortile, poi ne divenne custode per passare, in seguito, per successivi miglioramenti, a funzioni sempre più nobili (cfr. C. Ciccia, i cognomi di Paternò). ALDO BAGLIO (Palermo 28/9/1958), attore comico, cantante, doppiatore, componente del noto trio comico “Aldo, Giovanni e Giacomo”. Nato a Palermo da una famiglia originaria di San Cataldo, nel 1961, si trasferisce a Milano, quando aveva appena tre anni: oggi vive a Monza. Diplomato presso la scuola di mimodramma del Teatro Arsenale di Milano, ha esordito come cabarettista in coppia con Giovanni Storti nel duo comico “La carovana”; è anche cantante: la sua voce è nel brano “Mio cuggino” di Elio e le Storie Tese. Nel 2006 ha debuttato come doppiatore nel film “Bastardo dentro”; Giuseppe Tornatore lo ha voluto per una parte nella pellicola “Baarìa”. Molti i film girati con il Trio, tra i più noti: “Tre uomini e una gamba” (1997), “Così è la vita” (1998), “Chiedimi se sono felice”(2000), “Il ricco, il povero e i maggiordomo”(2014). L’attore, per la sua prima  volta da solista, senza Giacomo e Giovanni, nel 2019 ha recita come protagonista nel film “Scappo a casa”.

Tusa

(come Sebastiano Tusa, archeologo di fama internazionale)
Cognome di origine toponimica generato da Tusa, comune della città metropolitana di Messina, il cui nome deriverebbe da quello dell’antica “Halease”(etimo incerto); nei documenti medievali è attestata la forma “Thusa”, da ricondursi forse al greco “Aithusa”; si riferisce a Capostipite proveniente da quella località. Il cognome ha il ceppo principale in Sicilia, ed è diffuso nel palermitano (Palermo, con 60 famiglie, Monreale, 30, Altofonte, Piana degli Albanesi, Ficarazzi, Campofelice di Roccella,  Trabia, Carini, ecc.), nel trapanese (Partanna, con 17 famiglie, Poggioreale, Gibellina, Salaparuta, ecc.), nel catanese (Catania, Aci Castello, Tremestieri Etneo, Gravina di Catania, Valderice, ecc.), nel messinese (Messina, Mistretta, Milazzo, Tusa, Taormina, ecc.), nel nisseno (Caltanissetta, Mazzarino), nel siracusano (Pachino, Siracusa); è attestato inoltre, con piccoli nuclei, in Lombardia, Toscana, Piemonte, Lazio, Emilia-Romagna, Sardegna.

Riferimenti storici e personaggi – Tusa, antica e illustre famiglia siciliana, si propagò nel corso dei secoli in diverse altre regioni italiane; un Francesco Tusa, da Piazza, con privilegio del 19/11/1940, ottenne la concessione del titolo di barone dei Gruppazzi. La famiglia poi contò altri personaggi che resero illustre il suo nome nei pubblici impieghi, nelle professioni liberali ed ecclesiastiche e nel servizio militare. GIUSEPPE TUSA (Milazzo 17/1/1983 – Genova 7/5/2013) giovane marinaio, militare, sottocapo di seconda classe da cinque anni in servizio nella Guardia costiera di Genova; perse la vita nel crollo della Torre dei piloti di Genova del maggio 2013,  a causa di una manovra errata della  nave “Jolli Nero”. A Milazzo gli è stato dedicato un monumento eretto nel Largo Giuseppe Tusa. SEBASTIANO TUSA (Palermo 2/8/1952 – Bishoftu 10/3/2019), archeologo di fama internazionale, morto insieme ad altre 156 persone nel disastro aereo in Etiopia del 10/3/2019. Assessore regionale ai Beni culturali del Governo Musumeci da circa un anno, volava per raggiungere il Kenya per partecipare ad una conferenza internazionale promossa dall’Unesco a Malindi. E’ stato docente di archeologia marittima nel corso di laurea triennale in archeologia navale dell’Università degli Studi di Bologna, sede di Trapani e professore di paleontologia presso l’Università degli Studi “Suor Orsola Benincasa” di Napoli. Nell’anno accademico 2015/2016 era stato docente a contratto presso l’Università Philipps di Marburgo, in Germania. Aveva organizzato missioni archeologiche in Italia, Pakistan, Iran e Iraq e, nel 2005, aveva guidato gli scavi a Mozia. Era figlio di un altro famoso archeologo, VINCENZO TUSA (Mistretta 12/7/1920 – Palermo 5/3/2009), già soprintendente ai BB.CC. della Sicilia occidentale a cui la Regione Siciliana ha dedicato l’Area Archeologica “Cave di Cusa”. Aveva promosso scavi nei siti di Solunto, Segesta, Selinunte, Mozia, Marsala.

Diana

(come Giuseppe Diana, presbitero, vittima della camorra)
Diana,  e le sue varianti Diani, Diano, hanno alla base, come matronimico, il nome e soprannome femminile “Diana” derivato dalla dea pagana, latina e romana, signora delle selve, protettrice degli animali selvatici, custode delle fonti e dei torrenti, protettrice delle donne partorienti; tale nome in alcune regioni italiane assunse, con il cristianesimo e nel medioevo,  il significato di “maga, strega, fata”. Non è da escludere, inoltre, che in alcuni casi Diana possa derivare, come toponimico, dal nome di alcune località come il Vallo di Diano, area pianeggiante del Cilento, che si estende dalla costa tirrena ai piedi dell’Appennino Lucano e Campano. Il cognome Diana è presente in tutte le regioni italiane (più di 3.500 famiglie) con ceppi più consistenti in Campania (Caserta, Napoli, ecc.), Sardegna (Carbonia-Iglesias, Cagliari, Medio Campidano, ecc.), nel Lazio (Roma, Frosinone, Latina), in Lombardia (intera regione), Piemonte (Torino, Novara, ecc.), Puglia, Sicilia, Veneto, Friuli-Venezia Giulia. Nell’Isola è noto, in particolare nell’agrigentino (Canicattì, Campobello di Licata, Raffadali, ecc.), nel palermitano (Palermo, Belmonte Mezzagno, Bagheria, Alimena, Corleone, ecc.), nel catanese (Catania, Gravina di Catania, San Giovanni La Punta, ecc.), nel trapanese (Pantelleria, Trapani, Erice, Petrosino, ecc.), nell’ennese (Valguarnera Caropepe, Villarosa, ecc.), nel ragusano (Modica, Ragusa).

Riferimenti storici e personaggi. GIUSEPPE (Peppino) DIANA (Casal di Principe 4/7/1958 – 19/3/1994), presbitero, scrittore, vittima della camorra, assassinato per il suo impegno civile e religioso contro la camorra campana: venne ucciso nella sacrestia della sua chiesa mentre si preparava a celebrare la messa. Nel 2004 la Corte di Cassazione condannò all’ergastolo i coautori dell’omicidio: Mario Santoro e Francesco Piacenti. Lo scritto più noto di don Peppino Diana è la lettera “Per amore del mio popolo”, diffusa in tutte le chiese di Casal di Principe e della zona aversana, manifesto dell’impegno contro il sistema criminale. ALFREDO DIANA (Roma 2/6/1930), politico, laureato in scienze agrarie, si è dedicato alla gestione delle proprie aziende nelle province di Caserta, Reggio Calabria, Catania. E’ stato presidente della Confagricoltura dal 1969 al 1973, parlamentare europeo e senatore della Repubblica nella IX e X legislatura, ministro dell’Agricoltura e delle Foreste nel primo Governo Amato e ministro per il coordinamento delle Politiche agricole nel Governo Ciampi. E’ stato vice presidente del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro dal 1977 al 1980; da dicembre 1981 a ottobre 2001 è stato presidente della Federazione Nazionale dei Cavalieri del Lavoro della quale ora è presidente onorario.

Librizzi

(come Francesco Librizzi, architetto, sviluppa progetti di architettura, allestimenti e product design)
Il cognome deriva dal toponimo Librizzi, comune della città metropolitana di Messina, probabile luogo di origine del/dei capostipite/i. Il termine “librizzi”, di derivazione greca (brikinnai), stava ad indicare le fortezze e gli avamposti atti alla difesa dei territori. Gli uomini della brikinnai erano detti “LU – BRICHIOS”, con la successiva commistione latina, diventati “LI-VIR”. Dalla volgarizzazione dei latino LI-VIR (uomini guerrieri/forti) e del greco LU-BRICHIOS (i guerrieri/guardiani) deriva il nome attuale Librizzi.  Librizzi ha il ceppo principale in Sicilia, un ceppo secondario in Lombardia, nel bresciano; alcune famiglie sono attestate in Toscana, Piemonte, Lazio, Emilia-Romagna, Veneto, Puglia e, qua e là, in altre regioni italiane. Nell’Isola i Librizzi sono presenti nel palermitano (Palermo, Petralia Soprana e Sottana, Bompietro, Alimena, Polizzi Generosa, Castellana Sicula, Cefalù, Bagheria, ecc.), nel catanese (Catania, Gravina di Catania, Castel di Iudica, Ramacca, Adrano, ecc.), nel messinese (Capo d’Orlando,  Mirto, Sant’Agata Militello, Torrenova, ecc.), nel nisseno (Marianopoli, Caltanissetta, Butera, ecc.), nell’ennese (Calascibetta, Villarosa, Leonforte, Enna, ecc.), nell’agrigentino (Favara, Agrigento).

Riferimenti storici e personaggi. FRANCESCO LIBRIZZI (Palermo 1977), architetto, vive e lavora a Milano dove dal 2005 guida il “Francesco Librizzi Studio” e sviluppa progetti di architettura, interni, allestimenti e product design. I suoi lavori sono stati esposti presso il Louvre di Parigi, la Triennale di Milano e la Biennale di Venezia, e sono stati pubblicati su numerose riviste e media internazionali di architettura e costume, come Domus, Abitare, Lotus, Wallpaper, Dezeen. Ha progettato allestimenti per importanti istituzioni: il Padiglione Italia alla XII Biennale di Architettura di Venezia (2010), il Padiglione del Bahrain alla XIV  Biennale di Architettura di Venezia nel 2012 e la Mostra “Gino Sarfatti: il design della luce” alla Triennale di Milano del 2012, l’installazione dedicata a Bruno Munari per la VI edizione del Triennale Design Museum nel 2013. E’ stato il più giovane architetto invitato a partecipare alla mostra “Stanze. Altre filosofie dell’abitare”, evento curato da Beppe Finessi in occasione della XXI Triennale di Milano nel 2016. CARMELO LIBRIZZI (Petralia Sottana 1949), musicista polistrumentista e arrangiatore; ha suonato in molti gruppi famosi degli anni sessanta/settanta, avvicinandosi al jazz, al free jazz, al teatro d’avanguardia e alla musica sperimentale. Ha studiato la meccanica, si è dedicato allo studio della meccanica di precisione, allo studio dei metalli, della pietra e dei legni, della musica, della scultura. Vive e lavora a Montevarchi. MARIA CARMELA LIBRIZZI (Calascibetta 12/4/1958), prefetto di Messina; è stata prefetto di Ragusa dall’11/1/2016 al 5/2/2018.
 

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