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Cognomen omen

Cognomen omen

A cura di Francesco Miranda

Etimologia, origine, significato, diffusione dei cognomi a livello provinciale e regionale: fenomeni migratori. Collegamenti e riferimenti storici sulle famiglie nobili siciliane, tradizioni popolari, personaggi del mondo della cultura, della politica, dell’arte, della cronaca. “Nomen omen”, locuzione latina che significa “un nome, un destino” o “il destino nel nome”: per i Romani nel nome della persona era indicato il suo destino, appunto “I cognomi come brand”, “marchio” che ti accompagna per tutta la vita, insieme dei valori che nel tempo le generazioni hanno costruito.

Cognomen omen

L'origine dei cognomi Minà, Proto, Mulone e Cantale

L'origine dei cognomi Minà, Proto, Mulone e Cantale.

Minà

(come Gianni Minà, giornalista, scrittore, conduttore televisivo)

Il cognome Minà potrebbe derivare dalla italianizzazione del cognome greco Minás; Minà e Mina (probabilmente generato da errore di trascrizione di Minà) potrebbero derivare, inoltre, dall’aferesi di nomi con suffisso ...mina. Minà è cognome raro, è noto nel Lazio, Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana, Piemonte, Veneto, Calabria, Campania, Friuli-Venezia Giulia, ma diffuso soprattutto in Sicilia; tipico del Palermitano (Palermo, Castelbuono, Misilmeri, Termini Imerese, Monreale, Villafrati, Geraci Siculo), è attestato anche nel Messinese (Messina, Taormina), nell’Agrigentino (Santo Stefano di Quisquina, Agrigento), nel Siracusano (Noto, Siracusa), nel Catanese (Catania).

Riferimenti storici e personaggi. Tracce di questa cognominizzazione si trovano a Casamazzagno (Bl), nel 1500, con un certo Dominus Jacobus de Mina. FRANCESCO MINA’ PALUMBO (Castelbuono 14/3/1914 – Ivi 12/3/1899), medico e botanico naturalista, studioso e divulgatore della storia naturale. Svolse la sua attività di medico nel paese natio ma, contemporaneamente, si impegno nella raccolta di una immensa quantità di materiale, piante, animali, fossili, utensili, ecc., per documentare la flora, la fauna ma anche la geologia, il clima e l’etno-antropologia del territorio delle Madonie. Con la collaborazione di contadini e pastori, suoi pazienti, riusciva a raccogliere piante, insetti, molluschi, rettili, minerali, fossili che metteva a disposizione di studiosi italiani e stranieri. Fornì materiale vario al botanico Filippo Parlatore impegnato nella organizzazione dell’Erbario Centrale Italiano di Firenze, e all’etnologo Giuseppe Pitrè, a cui consegnò numerosi dati su usi, costumi, malattie, feste, proverbi di Castelbuono. Le sue numerose pubblicazioni riguardavano l’ornitologia, l’entomologia, la geologia, la mineralogia, l’economia agraria e tante altre discipline. A Francesco Minà è dedicato il Museo Naturalistico di Castelbuono. GIANNI MINA’ (Torino 17/5/1938 – Roma 27/3/2023), giornalista, scrittore, conduttore televisivo. Ha collaborato con quotidiani e settimanali italiani e stranieri (La Repubblica, L’Unità, Corriere della Sera, Il Manifesto,Manifesto, ecc.), ha realizzato centinaia di reportage e documentari per la RAI, come AZ, Un fatto come e perché, servizi speciali per il Tg, Dribbling, Odeon, Tutto quanto fa spettacolo, Gulliver, ed altri. Nei suoi lavori lo sport si univa con la politica, la letteratura, il cinema, la musica. Nato a Torino da una famiglia di origine siciliana (i nonni paterni di Castelbuono, quelli materni di Messina), iniziò la sua carriera giornalistica nel 1959 a Tuttosport, nel 1960 esordì alla Rai come collaboratore dei servizi sportivi per le Olimpiadi di Roma. Celebre per le interviste ai grandi personaggi dell’attualità, della politica, della musica, dello sport, la più nota quella di sedici ore a Fidel Castro, nel 1987. Inventore di Blitz, ospitò grandi personaggi come Fellini, Eduardo De Filippo, Muhammad Alì, Robert De Niro, Gabriel Garcia Marquez, Enzo Ferrari e tanti altri. Nel 1981 il presidente Sandro Pertini gli consegnò il Premio Saint Vincent come migliore giornalista televisivo e, nel 2007 ricevette il Premio Kamera della Berlinale per la carriera (il più prestigioso riconoscimento al mondo per documentaristi).

Proto

(come Francesco Proto Carafa Pallavicino, duca di Maddaloni, poeta e politico napoletano)

Proto è termine tratto dal greco "prótos", che ha il significato di "primo", "che sta innanzi a tutti" e vale come "capo operaio incaricato della distribuzione e della ispezione generale del lavoro" (etimo.it). La cognominizzazione del termine potrebbe, perciò, derivare dal mestiere di "proto magister" o architetto di una fabbrica edile, ed anche di capomastro, svolto dal capostipite. Il cognome è diffuso soprattutto nel Meridione (Campania, Sicilia, Puglia, Calabria), ma è presente anche in Lombardia, Lazio, Piemonte, Toscana, Liguria, Emilia Romagna, Veneto e in altre regioni italiane. In Sicilia è attestato soprattutto nel Catanese (Catania, Misterbianco, Bronte, Giarre, Palagonia, Aci Castello, Motta Sant'Anastasia, San Giovanni La Punta, Mascalucia, Adrano, Biancavilla, Raddusa, Paternò, Acireale, ecc.), nel Messinese (Sant'Agata di Militello, Barcellona Pozzo di Gotto, Milazzo, Patti, Messina, Taormina, Giardini Naxos, ecc.), nell'Ennese (Cerami, Leonforte, Agira, Nissoria, Nicosia, ecc.), nell'Agrigentino (Agrigento, Campobello di Licata, Sciacca, Ribera, ecc.); meno nel Palermitano (Palermo, Termini Imerese), nel Siracusano (Lentini,Carlentini).

Riferimenti storici e personaggi. La famiglia Proto, originaria di Amalfi, si trasferì a Messina e fu iscritta nella astra nobile di questa città, passò poi in altre città della Sicilia. Il ramo primogenito a Messina ebbe i titoli di principe di Colubrano, duca di Alvito, nobile dei duchi di Albaneta e tanti altri; il ramo secondogenito aggiunse i titoli di duca di Albaneta, barone di Corletto di Grima, nobile di Messina. Fra i tanti membri viene ricordato Biagio Proto (1558/1647), che fu arcivescovo di Messina e confratello dell'Ospedale di detta città nel 1627: è sepolto nel duomo della città. FRANCESCO PROTO CARAFA PALLAVICINO (Napoli 22/3/1821 – Napoli 25/4/1892), poeta e politico, deputato alla Camera Napoletana, venne esiliato perché coinvolto nei processi per i tumulti del maggio 1848. Nel 1861 fu eletto deputato alla Camera del Regno d'Italia, ma dopo poco tempo, si dimise perché deluso e disgustato della Nuova Italia Unita. Il testo della sua "Mozione d'inchiesta", violento atto di accusa contro la politica del governo nei riguardi delle Province napoletane irritò tanto la presidenza della Camera che ne vietò la pubblicazione negli Atti parlamentari e la discussione in aula. Quel testo, però, fu pubblicato in tutt'Italia e tradotto anche a Parigi, Londra, Vienna, Bruxelles. Francesco Proto lasciò il Parlamento e si ritirò a Roma. Ritornato poi a Napoli, si dedicò al teatro e alla letteratura guadagnandosi la popolarità con i suoi mordaci epigrammi. MARIO PROTO (Roma 1953/2020), storico fotoreporter di cronaca nera; con le sue foto per il Corriere della Sera ha raccontato 50 anni di storia, ha raccontato i più importanti casi di cronacadi Roma e nazionali: la strage di via Fani e il sequestro di Aldo Moro, il terrorismo rosso e nero, i grandi gialli della Capitale, via Poma, l'Olgiata, Marta Russo (la studentessa assassinata all'università La Sapienza), la vicenda di Alfredino Rampi, l'attentato a Giovanni Paolo II e tanti altri, fino al delitto di Mario Cerciello Rega, il vicebrigadiere colpito a morte vicino piazza Cavour nel 2019. È morto di Covid nel 2020 al Policlinico Gemelli. ANTONINO PROTO (Leonforte 1925/2019), docente e politico. È stato consigliere e assessore provinciale alla cultura, sindaco del Comune di Leonforte, insigne docente di ialiano e preside del liceo classico "Nunzio Vaccalluzzo" di Leonforte, autore, fra l'altro, del testo "Ermete Trismegisto: gli inni. Le preghiere di un santo pagano", Mimesis, 2000.

Mulone

(come Riccardo Mulone, country head di Ubs Italia)

L'origine del cognome è da ricercarsi nella forma aferetica del nome medioevale "Amolinus", appartenuto probabilmente ad un ignoto capostipite (H.I.), o deriverebbe dal greco μυλών = mulino, da cui i derivati molinè, mulonè, e molonia (Macris). Non è da escludere, inoltre, la derivazione dello stesso dalla italianizzazione del termine dialettale "muluni" (anguria) (cfr. V. Blunda, origine dei cognomi in Sicilia). Mulone è diffuso in circa 50 comuni di alcune regioni italiane: Sicilia, Piemonte, Lombardia, Liguria, Emilia Romagna, Calabria, Abruzzo, Lazio, Veneto. In Sicilia è presente nell'Agrigentino (Canicattì, Cattolica Eraclea, Agrigento, Sciacca, Montallegro, Santo Stefano Quisquina, ecc.) nel Nisseno (Caltanissetta, San Cataldo, Serradifalco, ecc.), nel Catanese (Catania, Aci Catena, Aci Sant'Antonio, Acireale, ecc.), nel Palermitano (Palermo, Altavilla Milicia, Bagheria, Villabate, Carini,ì ecc.), nel Trapanese (Mazara del Vallo, Erice, Trapani, ecc.), nel Ragusano (Ragusa).

Riferimenti storici e personaggi. RICCARDO MULONE (Catania 6/2/1973), laurea in economia e commercio con 110/110 e lode all'università di Catania nel 1996, dal 1999 è country head (amministratore delegato e responsabile Italia) di Ubs (Unione banche svizzere). Possiede una vasta esperienza in operazioni finanziarie quali ristrutturazioni industriali, quotazioni in borsa, cessioni di azienda ed emissioni obbligazionarie. Per conto di Ubs ha seguito importanti operazioni finanziarie in tutto il mondo, tra cui l'acquisizione di Chrysler da parte di Fca (Gruppo Fiat) negli Stati Uniti e la quotazione a Wall Street di Ferrari Auto. ANGELO MULONE (Canicattì 6/2/1956), geologo e tecnologo dei materiali, si occupa presso la Geolab srl di Palermo della direzione generale della società e della direzione del laboratorio geotecnico, nonché del coordinamento dell'attività di sperimentazione e di ricerca e della certificazione dei prodotti. Fra i tanti incarichi, dal 2018 partecipa al Gruppo lavoro prezziario laboratori nominato dal presidente del Consiglio superiore dei Lavori pubblici, in qualità di delegato Alpi. Angelo Mulone è autore di decine di articoli scientifici pubblicati su Academia, Structural web, Ingenio. VITO MULONE (Regalbuto 1921/1990), sacerdote, biblista, co-traduttore di una Bibbia curata dalle Edizioni Paoline negli anni Sessanta; conosceva l'aramaico e ha tradotto il "Monologio di Sant'Anselmo d'Aosta", edito nel 1946 dalla Pia Società San Paolo di Roma. Docente di latino e greco nelle scuole superiori, ha insegnato teologia all'Istituto San Paolo di Catania.

Cantale

(come Maurizio Cantale, medico, psicologo, psicoterapeuta, psicodiagnosta)

Cantale potrebbe derivare dalla cognominizzazione del termine grecanico "cantales" (cestaio), a sua volta proveniente dal greco antico "kantelia" che significa "panieri, ceste": il cognome riferito, probabilmente a capostipite che esercitava l'attività di fabbricante o venditore di ceste. Si tratta di un cognome siciliano, quasi interamente diffuso in Sicilia, nel Catanese (Catania, Maniace, Fiumefreddo di Sicilia, Belpasso, Gravina di Catania, Mascalucia, Biancavilla, Tremestieri Etneo, San Cono, Aci Catena, Misterbianco, Adrano, Mascali, ecc.), nell'Ennese (Agira, Cerami, Nissoria, Valguarnera Caropepe, ecc.), nel Palermitano (Petralia Sottana, Bagheria, ecc.), nel Messinese (Messina, Tortorici, ecc.) e qua e là anche nelle altre province siciliane (Trapanese, Siracusano, Nisseno). Famiglie Cantale sono attestate anche in altre regioni come Lombardia, Emilia Romagna, Lazio, Piemonte, ecc.). Variante: Cantali.

Riferimenti storici e personaggi. MAURIZIO CANTALE (Roma 23/4/1959), medico, psicologo, psicoterapeuta, e psicodiagnosta; è specialista in Psicologia clinica e in Psicologia forense; è stato giudice esperto al tribunale di Sorveglianza di Firenze. Già docente universitario di Teoria e tecnica dei test e Psicopatologia forense alla Scuola di specializzazione in Psicologia clinica dell'università di Firenze, è attualmente docente di Psicodiagnostica alla Scuola di specializzazione in Psicoterapia integrata e di comunità e negli Istituti di Terapia familiare di Firenze e Siena. È autore di numerose pubblicazioni nell'ambito dei test psicologici tra cui "Le manifestazioni particolari nella Psicodiagnostica" Rorschach, edizioni Com-Esp 2009. SALVATORE CANTALE, professore di finanza all'Imd (Institute for management development), istituzione accademica indipendente con radici svizzere, sede a Losanna e Singapore e ramificazione globale. Laureato in Economia e finanza all'università di Catania, master in Management, dottorato di ricerca in Finanza a Insead, da più di 30 anni insegna fra Europa e Usa. Si occupa di ricerca e consulenza sulla creazione di valore, la valutazione e il modo in cui le società strutturano le passività e le opzioni di finanziamento. FEDERICO CANTALE (Legnano 1996), scultore. Al liceo ha studiato con il ceramista Enzo Castagno (Milano 1962), figura che ha influenzato molto il suo percorso artistico. Federico potrebbe essere definito come fumettista – illustratore in 3D: scolpisce pezzi unici da osservare da ogni possibile angolazione, progetta grazie all'uso di Autocad (acronimo di Computer Aided Design), software usato per la produzione di disegni in 2D e modelli in 3D, programma di disegno tecnico assistito da un computer. I suoi colori si rifanno alla filmografia di Christopher Nolan ma anche alla tradizione futurista: lo scultore fonde la cultura Pop con il cinema d'autore utilizzando una progettazione meticolosa da architetto. Tra le sue mostre: Ordet, Milano, Fondazione ICA, Milano, Spazio Sanpaolo Invest, Treviglio, Schiavo Zoppelli Gallery, Milano, Renata Fabbri, Milano, Fondazione Pini, Milano, Galerie der Stadt Sindelfingen, Germania.

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