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Sabato, 20 Aprile 2024

“Heroes-Bowie by Sukita”, a Palermo la mostra del fotografo giapponese che immortalò l’anima di David Bowie

A Palazzo Trigona, sede della Fondazione Sant’Elia, fino al 31 gennaio sarà possibile vedere gli oltre 100 scatti che ripercorrono il sodalizio tra la leggenda del pop e il grande maestro giapponese MasayoshiSukita

A volte bisogna partire dalla fine, nel caso della mostra "Heroes-Bowie by Sukita" partire dall’ultima foto esposta nell’ultima stanza del piano nobile del marchese di Santa Croce a Palazzo Trigona, sede della Fondazione Sant’Elia, dove sino al 31 ottobre sarà possibile vedere gli oltre 100 scatti che ripercorrono il sodalizio tra la leggenda del pop e il grande maestro giapponese MasayoshiSukita. Si tratta dello scatto intitolato ‘KI’ che in giapponese significa sia “anima” che “aria”, un primo piano in bianco e nero di David Bowie, una barba leggera fascia il volto androgino, lo sguardo minaccia lacrime mentre ascolta un pezzo di Sakamoto, è il 1989, a raccontarlo è lo stesso Sukita, che svelerà inoltre come il Duca bianco rimase fermo per quasi mezz’ora immerso in una sorta di estasi emotiva. Una commozione cheriecheggia nella fissità della foto. Ecco l’anima di David Bowie, una delle tante immortalate in quasi 40 anni da MasayoshiSukita, il fotografo giapponese che nel 1972 arrivato a Londra per realizzare un servizio a Marc Bolan dei T-Rex, riesce a incontrare per la prima volta Bowie.

“Heroes-Bowie by Sukita”

Nato nel 1938 a Nogata, prefettura di Fukuoka in Giappone, appassionato di cultura underground si sposta da Tokyo in giro per il mondo per frequentare le scene musicali e artistiche internazionali. Nel 1969 parteciperà anche al Festival di Woodstock. Immortalerà molti artisti come Iggy Pop, Joe Strummer, Yellow Magic Orchestra di Ryuichi Sakamoto, Jim Jarmusch, Shuji Terayama. Scatti che saranno esposti nei musei e nelle gallerie di tutto il mondo. Il rapporto con Bowie però è tutt’altra storia. Una storia particolare, come non avrebbe potuto essere parlando del più audace e innovativo artista contemporaneo. Eclettico, trasformista che ha ispirato intere generazioni, rotto con i tabù, catalizzatore di una rivoluzione culturale che non ha solo interessato la musica.

La scintilla per Sukita scatta dopo aver visto il manifesto di ‘The Man WhoSold The World’ (e dell’omonimo LP del 1972) attratto da quel cantante così eccentrico ritratto con una gamba alzata su sfondo nero, e aver deciso di assistere al suo concerto. «Vedere David Bowie sul palco mi ha aperto gli occhi sul suo genio creativo – racconterà il maestro in una delle sue interviste -. In quella circostanza osservai Bowie esibirsi con LouReed ed era davvero potente. Bowie era diverso dalle altre rock star, aveva qualcosa di speciale che dovevo assolutamente catturare con la mia macchina fotografica». Grazie all’aiuto dell’amica e stilista YasukoTakahashi, Sukita incontra Bowie e riesce a sottoporre un book dei suoi lavori fotografici al suo manager, che trattavano soprattutto di moda maschile. Ziggy Sturdust ne sarà colpito accettando di posare per lui. Nascerà così un rapporto che durerà sino alla morte dell’artista avvenuta per cancro al fegato il 10 gennaio 2016.  Una relazione professionale e umana poetica, fatta di un’affinità silenziosa, come svelerà proprio il maestro giapponese, a causa della barriera linguistica tra i due, visto che il fotografo non ha mai parlato inglese. L’uno interessato alla cultura dell’altro: Sukitaalle subculture europee e americane, e Bowie alle tradizioni orientali, giapponesi, che influenzarono il look quantola sua musica. Il brano ‘Moss Garden’, nell’album ‘Heroes’, è stato ispirato da un tempio antico di Kyoto.

Nel 1973,Sukita ritrae di nuovo Bowie sia negli Usa che durante il suo primo tour in Giappone, ma è nel 1977 che avviene la magia, quando Ziggy torna a Tokyo per la promozione dell’album ‘The Idiot’ di Iggy Pop, che aveva prodotto. All’inizio Sukita doveva realizzare solo foto informali, poi convince i due artisti a posare per una sessione di foto, in appena due ore e 6 rullini viene fuori la serie da cui Bowie sceglierà la foto della copertina ‘Heroes’, tra gli scatti più iconici nella storia della cultura popolare. ‘Heroes - Bowie by Sukita’ è una mostra che nasce dalla retrospettiva ‘David Bowie Is’ organizzata nel 2003 dal fotografo giapponese che decide di esporre per la prima volta il racconto fotografico sulla vita dell’artista inglese, alla Victoria and Albert Museum di Londra. Quell’anno il Duca bianco ritornava dopo un silenzio durato dieci anni con l’album ‘The NextDay’, la cui copertina era la nota foto di ‘Heroes’ con un quadrato bianco che la copriva quasi totalmente e sul quale era riportato il titolo dell’album.

Bowie by Sukita (5)-2A Palermo sino al 31 ottobre a Palazzo Sant’Elia sarà possibile visitare la retrospettiva a cura di Vittoria Mainoldi di Ono Arte Contemporanea, promossa e organizzata da OEO Firenze Art e Le Nozze di Figaro con Fondazione Sant’Elia con il patrocinio del comune di Palermo e della Città Metropolitana di Palermo. In un cortocircuito visivo, come scritto nel comunicato stampa, tra l’eleganza e i ricchi saloni barocchi del palazzo Trigona e gli scatti bianco e nero, minimalisti, di un maestro della fotografia giapponese.

Cortocircuiti visivi. Come la donna vestita con un abito rosso a fiori che intercetto mentre attraversa ondeggiando la stanza rossa, quasi fosse uscita da una delle foto alle pareti, o l’uomo che picchetta con la sua scarpa da tennis per terra mentre una ragazzina dell’alternanza scuola lavoro immaginando di non essere vista accenna qualche passo di danza sulle note di Changes, sono gli effetti della musica in filodiffusione con alcuni dei brani, noti e non, di Ziggy Sturdust, di The Thin White Duke, di Halloween Jack, di Nathan Adler… Impossibile non ballare, confessa qualcuno.

Per i più esperti sarà l’occasione di confrontarsi con il proprio livello di conoscenza dell’artista, con brani come ‘Heroes’, ‘Absolute Beginners’, ‘New killer star’, ‘Everyonesays ‘Hi’’, ‘Slow burns’, ‘Modernlove’, ‘Jumptheysay’, ‘Little wonder’, ‘I’mafraid of Americans’,‘Thursday’s Child’… Per gli altri sarà occasione (con Shazam alla mano) di scoprire pezziincredibili accompagnati da scatti che (in entrambi i casi) hanno fatto la storia. Se vi dovesse capitare, come è capitato a me, di indossare delle cuffie e guardare l’ultimo scatto, ‘KI’, con ‘Lazarus’ in sottofondo, canzone simbolo del testamento musicale di Bowie, sarà difficile trattenere la commozione. La voglia è quella di riavvolgere il nastro, ripercorrere le stanze sperando di trovarlo ancora lì, ‘l’uccellino azzurro’ con la sua incredibile voce e una storia difficile da riassumere. Come dice lo stesso Sukita: «Era il 1972 quando iniziai. E sto cercando David Bowie ancora adesso».

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