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Sandra Figliuolo

Giornalista Palermo

Se i mezzi pubblici a Palermo non servono per spostarsi ma per restare immobili alle fermate

Le fermate sono quelle di almeno una trentina di anni fa e non è difficile, in pieno centro, trovare le indicazioni di linee o di percorsi (per esempio lungo via Maqueda, ormai pedonalizzata) totalmente inesistenti. Alcune pensiline sono in realtà dismesse, ma capita di vedere qualcuno che comunque aspetta un autobus. Che però non arriverà mai. A Palermo è così: si parla di "mobilità dolce", di svolte ambientali, di auto da lasciare a casa - anche in relazione all'impennata del prezzo del carburante - ma poi il trasporto pubblico non funziona. In questa città gli autobus non servono per spostarsi, ma per restare immobili alle fermate. 

Le proteste per le attese interminabili inviate a questo giornale sono costanti e non riguardano solo linee periferiche (cosa comunque ingiustificabile): c'è chi attende un 107 per un'ora e mezza, quando la frequenza è di 20 minuti, o chi aspetta la centralissima linea 101 per mezz'ora, quando dovrebbe esserci un autobus ogni 10 minuti al massimo. E si aspetta al sole o sotto la pioggia, con decine di altre persone (alcune senza biglietto, altre senza mascherina nonostante l'obbligo ancora in vigore, altre senza nessuna delle due cose) con le quali poi ci si ritroverà ammassati. Non sono autobus, quelli sui quali sono costretti a viaggiare i palermitani, ma carri bestiame e soltanto da qualche anno sono per la maggior parte almeno climatizzati.

Succede per esempio che per far poco più di 15 chilometri con l'806, quelli che dividono la stazione centrale dalla spiaggia di Mondello, si possa impiegare addirittura più di un'ora e mezza, ovvero più di quanto servirebbe per andarci a piedi. Succede che scada persino il biglietto, valido 90 minuti, per fare un tragitto che in estate dovrebbe essere assicurato e senza intoppi, sempre se davvero si vuole incentivare il palermitano - che per costituzione è mezzo uomo e mezza macchina - a servirsi dei mezzi pubblici. Perché non è bastata un'intera estate all'Amat per accorgersi che, tra le 18.30 e le 19.30, quando a Mondello chiudono i lidi e centinaia di persone si riversano alle fermate per tornare in città, fosse necessario potenziare il servizio. Invece, proprio quando servono, gli autobus non ci sono e quei pochi che passano sono già stracolmi al capolinea ed è dunque impossibile prenderli. E' capitato più di una volta proprio su questa linea che, a causa della calca, qualche passeggero si sia sentito male e sia addirittura svenuto. Disagi noti a tutti, segnalati ripetutamente all'azienda, ma senza alcun risultato.

Succede poi che se invece l'806 miracolosamente c'è - per la totale assenza di coordinamento ed organizzazione del servizio - arrivati in centro è il 101 a mancare all'appello e si resta bloccati in via Libertà, per esempio. Ed è così che una semplice giornata al mare si trasforma in un'odissea, come qualsiasi altro spostamento in questa città del resto.

Se il servizio funziona così normalmente e non riesce a soddisfare neppure le esigenze elementari di chi vive stabilmente a Palermo, figuriamoci cosa accade quando, come negli ultimi tempi, la città è presa d'assalto da migliaia di turisti che arrivano da Paesi civili e che si ritrovano anche loro a fare i conti con un trasporto pubblico totalmente inefficiente (cosa che probabilmente al prossimo giro li farà optare per un'altra meta per le vacanze). Chi glielo spiega a un tedesco o a un francese, a un austriaco o a un inglese che sì, sulla carta c'è scritto che l'806 passa ogni 10 minuti, ma poi nella realtà possono diventare anche 40? Chi gli spiega che la tale linea esiste, ma poi non passa mai? Chi gli spiega che nella quinta città d'Italia, già intorno alle 21.30, scatta il servizio notturno (anche se le tabelle alle fermate parlano delle 23)? E che "notturno" - per inciso - vuol dire navette minuscole con percorsi che attraversano tutta la città e quindi mezzi che passano ogni due ore se si è fortunati? Chi glielo spiega poi che certe orde di incivili possono salire sui mezzi e mettere musica a tutto volume, arrampicarsi, insozzare, sputare dai finestrini, spaccarli e urlare totalmente indisturbati, permettendosi pure il lusso di viaggiare gratis? E come si spiega a un turista che per evitare scene così vergognose a Palermo si è costretti addirittura a ricorrere a delle guardie giurate? Come può uno straniero in vacanza raccapezzarsi in questa giungla, organizzarsi per visitare varie zone in pochi giorni - cioè ciò che fanno tutti i turisti del pianeta - con tutte queste variabili impazzite lungo il percorso? Senza contare che, banalmente, non c'è neppure una mappa delle linee da distribuire agli utenti e in tantissimi non sanno neanche che esistono biglietti settimanali o addirittura validi per 3, 5 e 10 giorni (anche se introvabili nelle edicole e nei tabacchi), molto comodi proprio per i turisti. Che vanno avanti, invece, a biglietti singoli da 1 euro e 40 per un servizio che fa schifo. 

Perché accade tutto questo? Qual è il motivo per cui in questo posto il trasporto pubblico è ridotto in queste condizioni, specialmente quando è stato sbandierato come un punto fondamentale da tanti politici ed amministratori, come una priorità? Non basta rispondere che tanto pure in altre città i bus sono in ritardo, cioè col comodo alibi dei giustificazionisti abituati ad accontentarsi dell'inefficienza per partito preso o per rassegnazione. 

Prima dall'Amat dicevano che "purtroppo non abbiamo mezzi a sufficienza", poi, con l'arrivo di centinaia di nuovi bus, è iniziata la storia del "ma ora mancano gli autisti". Finalmente a maggio scorso sembrava che non potessero esserci più scuse con l'assunzione, a oltre 3 anni dal concorso, di più di cento nuovi autisti. E invece no. Perché oggi, infatti, si continua a ripetere che se saltano le corse, se ci sono ritardi e disagi è "perché i nuovi autisti non bastano per coprire quelli andati nel frattempo in pensione". E si aggiunge che "bisogna far scorrere la graduatoria".

Vorremmo dare per buone queste risposte, ma poi - spesso, molto spesso - capita di vedere anche cinque 101 fermi alla stazione centrale o al capolinea dello stadio, mentre la gente aspetta alle fermate. Così come capita - spesso, molto spesso - che andando in giro la mattina presto di 101, 102, 124 (le linee che attraversano il centro) e di 806 se ne incontrino tantissimi. Gli autisti e i mezzi quindi ci sono, ma allora dove finiscono poi, soprattutto quando servono? E perché non possono circolare almeno fino a mezzanotte?

Ogni servizio ha dei costi e non ignoriamo che le casse dell'Amat sono alimentate dal suo socio unico, il Comune. Che, a dispetto delle chiacchiere, non ha mai destinato le somme necessarie per garantire un servizio adeguato, non ha mai puntato veramente sul trasporto pubblico che, per molti palermitani è ancora considerato una cosa da poveracci (se non hai una macchina non sei nessuno da queste parti) e dunque non porta voti. Tanto che negli ultimi mesi proprio il Comune ha pure tardato a pagare gli stipendi ai dipendenti dell'Amat.

Uno sforzo da parte dell'azienda c'è stato e bisogna riconoscere che durante la pandemia il servizio è stato impeccabile, per esempio. Il presidente Michele Cimino è stato sempre disponibilie a raccogliere proteste e anche suggerimenti, ad intervenire. Ma forse ha le armi spuntate. Il neoassessore Maurizio Carta ha voluto incontrare proprio i vertici dell'Amat in queste settimane, per dare un segnale, per far sapere che per lui il trasporto pubblico è un punto essenziale. E noi speriamo sia davvero così.

Proponiamo nel frattempo un intervento a costo ridottissimo, per allineare Palermo al resto del pianeta: il Gps su ogni autobus, in modo da poter avere alle fermate delle indicazioni in tempo reale (occorrerà installare dei pali con display appena più moderni di quelli esistenti, ma a Bologna, per esempio, c'erano già alla fine degli anni Novanta...) e in modo da potere anche utilizzare le varie app che consentono di avere informazioni certe sul passaggio dei mezzi. Non solo. Col Gps sui mezzi magari riusciremo anche a scoprire dove vanno a finire tutti quei bus che fino alle 8 circolano e che poi spariscono nel nulla. Potremo avere finalmente la certezza che ogni autista fa realmente le corse che gli spettano e nei tempi stabiliti (perché vedere quattro 101 uno dietro l'altro e poi nulla per 40 minuti è segno evidente che qualcosa non quadra).

Tutto questo non solo per i turisti, ma prima di tutto per i palermitani, che pagano un biglietto o un abbonamento e che il trasporto pubblico lo sostengono con le loro tasse (e spiace dirlo, ma certi autisti non hanno ben chiaro questo passaggio elementare, cioè di essere al servizio proprio di chi aspetta anche per ore a quelle fermate). Vorremmo poter uscire e fare affidamento sugli orari, sapere che partendo a una data ora da un certo punto arriveremo con certezza anche dall'altra parte della città a un'altra precisa ora. Che sia per andare al lavoro o al mare. Vorremmo semplicemente spostarci con i bus, non restare fermi ad attenderli. Vorremmo che Palermo fosse una città vivibile, rispettosa dell'ambiente e soprattutto dei suoi stessi cittadini.

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