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Giovedì, 28 Marzo 2024
AMARCORD1983

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A cura di Alessandro Bisconti e Francesco Sicilia

Quaranta anni fa la tragedia aerea di Punta Raisi: "Così furono salvati i naufraghi"

Aereo precipitato in mare davanti alla pista, cronaca di una delle notti più buie. Era un 23 dicembre, come oggi. Era il 1978. Il miracolo nel cuore della sciagura (108 morti): c'è chi nuotando nel buio e sfidando l'acqua gelida, si è aggrappato alla vita. Il racconto: "I miei zii videro tutto e salvarono 21 persone"

La mezzanotte è passata da 38 minuti, quando l'aereo Alitalia 4128 partito da Fiumicino e diretto a Punta Raisi, precipita in mare a poche centinaia di metri dalla pista, davanti alla costa di Cinisi, proprio mentre era pronto all'atterraggio. A bordo ci sono 129 persone tra passeggeri e membri dell'equipaggio. E' la cronaca di una delle notti più buie della storia palermitana. Era un 23 dicembre, come oggi. Era il 1978, esattamente 40 anni fa. Una tragedia incastrata tra il disastro di Montagna Longa e la sciagura di Ustica.

Tutta colpa, probabilmente, di un'illusione ottica. Di quello che in gergo viene chiamato black hole approach. Perché può raramente succedere che di notte, con particolari condizioni meteo (ovvero nuvole a bassa quota) le luci della pista si possano riflettere sulle nubi e in mare, dando l'impressione che la pista si possa trovare alcune centinaia di metri prima della sua posizione reale. Mare, cielo, buio diventano improvvisamente un tutt'uno in quella fredda notte di dicembre. Come riportano le ricostruzioni dell'epoca l'incidente viene subito attribuito a un errore dei piloti, che a torto pensavano di essere più vicini all'aeroporto di arrivo di quanto in realtà fossero.

E' risultata fatale per questo motivo la decisione di effettuare la discesa finale con troppo anticipo. I piloti proseguirono la manovra di discesa, ormai divenuta pericolosa, in quanto non si scorgevano le luci dell'aeroporto. Negli ultimi nove secondi del volo, però, l'aereo vola quasi allo stesso livello del mare, alla velocità di 150 nodi (280 km/h). Terrificante lo scontro con l'acqua con l'ala destra: l'aereo si spezza in più tronconi e affonda.

La maggior parte delle vittime muore nell'impatto, alcuni perdono la vita per le temperature rigide dell'acqua marina. Le vittime sono 108, tra loro tutti i 5 membri dell'equipaggio. Muore anche l'autore televisivo Enzo Di Pisa insieme con la sua famiglia. Nel cuore della tragedia si materializza però il miracolo. La cronaca appunta infatti 21 superstiti.

A distanza di 40 anni, don Gaetano Ceravolo, "reggente" del santuario di Santa Rosalia, ha voluto onorare i caduti di quel tragico 23 dicembre con una messa in cima a Monte Pellegrino, e ha poi dato appuntamento alla Stele della Memoria a Punta Raisi. Un'iniziativa fortemente voluta dalla pittrice Daniela Verduci, nipote dei due pescatori, i cugini Verduci (stesso nome: Benedetto), che hanno salvato 21 passeggeri. A raccontare come sono andate le cose è proprio la donna.

"I miei zii - dice a PalermoToday - oggi non ci sono più". Ma quello che hanno fatto - con i loro pescherecci - è storia. "Entrambi solitamente pescavano nella zona del Trapanese - ricorda - e quel 23 dicembre, poco dopo la mezzanotte, stavano rientrando a casa, a Palermo. A bordo delle loro imbarcazioni decisero di fare l'ultima pescata per la famiglia, come si è soliti fare in vista del Natale, visto che era l'antivigilia. La loro era un'andatura lenta. Improvvisamente, in prossimità di Palermo videro un aereo che si avvicinava all'aeroporto con una manovra insolita". I due Verduci furono testimoni diretti della tragedia. 

"L'aereo precipitò in mare e si attivarono entrambi per i soccorsi - racconta la pittrice -. Non esitarono a tagliare le reti cariche di pesci. Uno dei due fece salire sul suo peschereccio 15 persone, il Nuovo Pacifico, l'altro invece riuscì a portare in salvo sei persone, sulla sua imbarcazione chiamata Santa Rita. L'aereo si era spezzato in tre tronconi. I passeggeri del troncone centrale riuscirono a venir fuori dall'aereo, mentre le altre due parti si inabissarono subito". 

C'è chi nuotando nel buio e sfidando l'acqua gelida, si aggrappò alla vita. "Ma in molti - dice Daniela Verduci - non riuscirono a salvarsi e scivolarono definitivamente in mare. C'era chi si aggrappava l'uno con l'altro per salire sui pescherecci e la presa risultava viscida per la notevole presenza di kerosene rilasciato dai motori dell'aereo. Ai tempi non c'erano i soccorsi che ci sono oggi. In tanti affondarono, ma in 21 guadagnarono miracolosamente la salvezza". Schegge di vita nella notte più buia.

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