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AMARCORD1983

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A cura di Alessandro Bisconti e Francesco Sicilia

Quando Palermo uccise l'Uomo Ragno: Favorita, 20 anni fa l'ultimo giro di Walter Zenga

Palermo-Padova, 1° marzo 1997: segna Campofranco, poi dilaga Lucarelli per i veneti. Il portierone si becca con il pubblico di casa e "scappa" dall'Italia: "E' finita, sono stufo di farmi insultare. Questo non è più il mio calcio"

Ci sono momenti che spesso sono sottovalutati. Momenti che meritano più attenzione di altri, ma spesso scivolano via senza che nemmeno te ne accorgi. Non poteva essere così quella notte. Palermo-Padova, 1° marzo 1997, 20 anni fa esatti. Un simbolo del nosto calcio sta per raccogliere gli ultimi momenti di una carriera infinita, prima di cambiare vita. Nessuno conosceva il segreto di Walter Zenga.

L’Uomo Ragno si presentò alla Favorita col solito sguardo da cane lupo e la sicurezza dei suoi 37 anni. Cappellino al contrario, espressione triste. Rinvii rabbiosi, uscite plastiche e i soliti battibecchi con gli avversari. Aveva appena maturato una decisione che gli avrebbe cambiato la vita: via dall’Italia, alla scoperta dell’America.

La Favorita non ribolle d'entusiasmo. C'è profumo di retrocessione e rassegnazione. Tra i titolari Arcoleo a sorpresa schiera Davide Campofranco. Il giovane centrocampista, ferito da un lutto recente, gioca con la rabbia di chi vuole far male. E poco importa se di fronte a lui c'è sua maestà Zenga. Davide però può battere Golia. Lo insegna la storia, che il ragazzo palermitano rispolvera in fretta. Così Campofranco sbuca dal nulla su un calcio d’angolo e riusce a infilare l’Uomo Ragno con una testata precisa. Uno a zero. Palermo riprende a crederci. Ma dura poco. Arrivano due espulsioni (Ciro e Giancarlo Ferrara) e un paio di gol di Lucarelli, storica bestia nera del Palermo. Finisce 3-1 per i veneti tra le polemiche.

Ma finisce anche qualcos’altro. Prima, durante e dopo, Zenga si becca con il pubblico locale. Prima un applauso ironico, poi, tra un’imprecazione e l’altra spunta anche un dito medio rivolto alla gradinata. Walter sbuffa. Poi giù negli spogliatoi riempie il borsone di rabbia. Ha un aereo in partenza per Boston, America. È combattuto, ma capisce che è finita. Il match della Favorita lascia cicatrici incancellabili: “Il mio tempo si è chiuso qua – rivela qualche giorno dopo alla Gazzetta -. Allo stadio si fa il tifo contro e ti insultano. Mi offendono, mi sputano addosso. L'arbitro Nicchi a Palermo mi ha detto: stai calmo, non rispondere alle provocazioni. Io me ne vado, gli ho detto, soprattutto per questo. E lui: ti capisco, hai ragione"”. Lo Zenga italiano si ferma a Palermo. Vent'anni fa. 

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