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Giovedì, 25 Aprile 2024
AMARCORD1983

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A cura di Alessandro Bisconti e Francesco Sicilia

Vent'anni fa l'omicidio di Livio Portinaio, il libraio più famoso di Palermo

La mattina del 10 novembre 2000 i giornali locali aprono con questa notizia. Figura molto nota in città, l'uomo viene crivellato con tre colpi di pistola mentre si trova all'incrocio tra via Sciuti e via Principe di Paternò. Le indagini, i sospetti, le ombre, la confessione

"Hanno ammazzato Portinaio, il libraio". La mattina del 10 novembre 2000, 20 anni fa esatti, i giornali locali aprono con questa notizia. E' un venerdì mattina. Da qualche ora non si parla d'altro. L'omicidio di Rosario "Livio" Portinaio, crivellato con tre colpi di pistola a tradimento mentre si trova all'incrocio tra via Sciuti e via Principe di Paternò, scuote la città. La notizia trova spazio anche nei quotidiani nazionali ben prima dell'eliminazione di Sergio - "l'Ottusangolo" - dal Grande Fratello (il primo della storia) e del fortunoso passaggio del turno dell'Inter in Olanda contro il Vitesse in Coppa Uefa, con un gol di Simic a pochi minuti dalla fine.

Portinaio aveva 53 anni, a Palermo lo conoscevano in tanti. Libraio soprattutto. Ma anche intellettuale, manager, pioniere. Era stato lui a inventare le bancarelle con i libri. Era molto noto tra gli studenti e i docenti anche perché nel suo negozio vendeva libri di testo di seconda mano, in corso Vittorio Emanuele, vicino alla sede centrale di Giurisprudenza. In centro era diventato negli anni il libraio più famoso: trovava tomi introvabili, sgomberava magazzini, e in un mercato ancora (per poco) orfano di internet, accalappiava clienti con una pubblicità vintage: i suoi manifesti infatti tappezzavano puntualmente ogni settembre tutti i muri della città. Per questo era diventato il re dell'usato, un'istituzione per chi era a caccia di testi di seconda mano.

Vent'anni fa la sua tragica fine. Eccola in sequenza: Portinaio esce di casa la sera, saluta l'ex moglie e i figli, fa un giro in centro con la sua Mercedes grigia. Dopo qualche ora torna verso casa, posteggia la sua auto in via Sciuti. Lo uccidono. In tasca ha cinque milioni in contanti. Lo trovano a terra senza vita in un lago di sangue. Partono le indagini della Mobile. Si esclude la pista della criminalità, si parla di una donna. Il vicequestore Guido Marino dice: "Tutte le ipotesi sono buone, ma non crediamo verosimile quella mafiosa né quella della rapina''. 

Nelle tasche di Portinaio vengono trovati i soldi, dettaglio che fa perdere di peso la pista della rapina. Viene accertato che il libraio aveva avuto relazioni con varie donne, circostanza che a detta degli investigatori tuttavia non è sufficiente a far pensare a un delitto passionale. Strani affari, donne, debiti, piccole rapine, soldi. Ci sono tutti gli ingredienti del grande giallo in una Palermo che, appena uscita dagli anni più rumorosi della mafia, non vuole farsi mancare nulla. Il vicequestore si lascia scappare una frase: "Chi ha ammazzato Portinaio non è sicuramente un killer professionista e ha commesso più di un errore". Passano però gli anni, due, e il mistero palermitano rimane un mistero.

Livio Portinaio-2Nell'ottobre del 2002 l'indagine viene chiusa. Senza colpevoli né un movente. Poi all'improvviso, nel novembre 2004, la svolta. La polizia ferma due ragazzi di 22 e 28 anni. Il più giovane dei due, Ivan Sestito, figlio di un dirigente del Banco di Sicilia e di un'insegnante, viene fermato quasi per caso. E' un ragazzo della Palermo bene, sembra insospettabile ma non lo è, perché una fonte confidenziale porta gli uomini della Mobile sulle sue tracce. Dopo un lungo interrogatorio crolla e decide di raccontare come sono andate le cose in quella notte di novembre del 2000, accusando l'amico, Maurizio Gentile, un pregiudicato. "Avevamo conosciuto Portinaio in un pub di piazza San Francesco di Paola - dice ai pm -. Siamo andati via insieme con la sua auto. Poi il mio amico voleva impossessarsi dei soldi del libraio e gli ha puntato la pistola. Portinaio è sceso dall'auto ed è fuggito, ma è stato colpito alle spalle". Il libraio - secondo la testimonianza - quindi si sarebbe rifiutato di consegnare il denaro che aveva con sé, provento degli incassi della vendita di libri nuovi e usati e per questo è stato ucciso.

Dopo l'assassinio, il giovane confida il suo segreto a otto persone, tra cui i genitori, a un amico di famiglia, a un prete, a un avvocato e perfino a un carabiniere. Ma tutti gli consigliano di stare in silenzio. Sestito - indagato con l'accusa di aver partecipato al delitto - decide così di scappare da Palermo, in fuga anche dalle minacce del suo ex amico e dalla paura di subire ritorsioni.

Nell'estate 2018 il suo nome riappare nelle cronache: è vittima di un grave incidente a Scalea, in Calabria, e dopo due settimane di agonia muore. Aveva 36 anni e poco tempo prima era stato scagionato definitivamente (l'unico colpevole per l'omicidio Portinaio è Maurizio Gentile, condannato a 22 anni di carcere). Sestito era in sella al suo scooter. Improvvisamente ha iniziato a sbandare, finendo prima su una protezione, poi su un muro e infine contro un camion di una ditta. Una tragedia nella tragedia. Dentro una storia di silenzi, ombre e sbandate.

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