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AMARCORD1983

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A cura di Alessandro Bisconti e Francesco Sicilia

Folgorato sulla via di Damasco, il militare Sicignano: "Quando segnai dalla porta in Siria-Italia"

Del calcio "militaresco" si parla raramente nelle pagine dei giornali. Eppure in questi giorni l'argomento è tornato alla ribalta. "Merito" del Coronavirus e dei Giochi di Wuhan. Ventitré anni fa non c'era ancora l'incubo Covid ma successe qualcosa di inusuale: il racconto dell'ex portiere a PalermoToday

Gennaio 1997. Damasco. Non c'è la guerra. La partita è un'amichevole. In tutti i sensi. In Siria sbarca la Nazionale militare italiana. In porta tra gli azzurri c'è un "palermitano". Si chiama Vincenzo Sicignano, ha 22 anni. In quella partita si verifica un episodio rarissimo. Ovvero un gol del portiere su un rinvio dalla porta. Oggi "Vicè", che a Palermo ha lasciato il suo cuore, è un guascone di 45 anni e rotti. Pensa a quella trasferta e sorride. "Sì, sono passati tanti anni - dice a PalermoToday -. Ricordo che era una giornata piovosa, negli ultimi minuti c'è stato un calcio d'angolo per gli avversari. Esco su questo corner per la Siria e blocco il pallone. Decido di rinviare subito per far ripartire l'attaccante. A quel punto succede una cosa strana: la palla rimbalza a terra sul campo bagnato, due-tre metri prima della lunetta. Ne viene fuori una parabola strana che scavalca il portiere fermo sul dischetto. Così vincemmo la partita. Siria-Italia zero a uno".

Del calcio "militaresco" si parla raramente nelle pagine dei giornali, inclusi quelli sportivi. Eppure in questi giorni l'argomento è tornato d'attualità. "Merito" del Coronavirus, che ha riportato alla ribalta la settima edizione dei Mondiali militari, che si sono svolti dal 18 al 27 ottobre scorsi con 10 mila atleti di 110 nazioni che si sono misurati in 28 discipline sportive. Un'edizione che rischia di passare alla storia. La sede dei Giochi è stata infatti Wuhan, la metropoli cinese della provincia di Hubei da cui, poche settimane dopo, ha iniziato a diffondersi in tutto il pianeta il Coronavirus. 

Nel 1997 il Coronavirus era ancora un incubo lontano e la Nazionale militare di calcio - con la leva che ai tempi era obbligatoria - era assai in voga. Merito dei ragazzi del 1987, capaci di vincere il Mondiale indossando una casacca grigio-verde, con Vialli e Ferrara, ma anche di Del Piero, Mancini, Maldini, Totti e gli altri big che resero famoso lo sport in uniforme. La storia però quel giorno di fine gennaio del 1997 la fece Vincenzo Sicignano da Pompei. "Quella volta in Siria - dice l'ex portiere - con me in campo c'erano Giannichedda, Dionigi, Cammarata e Gonnella, che era anche mio compagno di stanza. Quella fu la mia ultima partita con la Nazionale Militare. L'allenatore era Gennaro Olivieri. Sai quale fu la beffa? Era il 1997, oltre alla trasferta in Siria avevo giocato il doppio confronto con la Bulgaria valido per le qualificazioni ai Mondiali di Teheran e come premio per avere superato il turno ed esserci qualificati alla rassegna iridata ci diedero la licenza. Quindi non facendo più il militare, ai Mondiali ci andarono gli altri...". E pochi mesi dopo, infatti, quella nazionale andò vincere la medaglia d'argento in Iran.

"Io avevo iniziato il ciclo a giugno, nel 1996, pochi giorni prima avevano 'smontato' Cannavaro, Delvecchio, Galante e Del Piero. Con me giocavano invece anche Bernardini, all'epoca centrocampista della Roma, Paolo Cozzi, ex Foggia, oltre a gente come Giannichedda, che ha poi giocato anche nella Nazionale "vera". Io facevo il militare a Napoli, quindi lasciavo Palermo il lunedì. Quando il mister mi convocava in Nazionale facevamo le amichevoli il giovedì. L'allenatore faceva la formazione a seconda di chi aveva l'aereo per tornare nella città in cui giocava. Quindi c'è chi giocava solo il primo tempo e poi ripartiva... Erano altri tempi, sembra passato un secolo. Gli altri portieri? C'erano Mauro Morello, del Padova, e Carlo Cudicini, che si fece male al ginocchio all'inizio della nostra avventura".

Nel 1997 Sicignano aveva 22 anni. Quel Siria-Italia arrivò nel cuore della stagione della maturità, in cui il portiere aveva svestito i panni del ragazzino per indossare quelli dell'adulto. "Ero giovane, ma stavo iniziando a ingranare come titolare (il Palermo aveva preso Bonaiuti dal Padova ma con scarsi risultati, ndr)". Per capirci: è l'anno dei quattro portieri, con Carmine Amato ed Emilio Zangara ad arricchire una rosa mai così piena di guardapali. "Pochi giorni prima di volare a Damasco avevo parato un rigore a Thomas Doll, a Bari. Ne parai subito dopo un altro, contro il Chievo. Poi il gol in Siria e la popolarità. Fino all'infortunio in un Palermo-Foggia. L'episodio è quello del famoso fallo di Chianese, c'erano 40 mila spettatori, fu terribile. Ricordo che eravamo ad aprile e c'erano in palio punti pesanti per la salvezza". Stadio pieno perché Ferrara decise di ridurre drasticamente il prezzo dei biglietti, confidando nell'effetto Favorita per evitare la retrocessione in C.

Ma il Palermo in C ci scese lo stesso. Per poi risalire cambiando tutti i giocatori. Tranne uno. Al punto che quando - qualche anno dopo - i rosa giocarono un'amichevole di lusso con la Roma per festeggiare il ritorno in B, nell'estate del 2000, alla Favorita spuntò uno striscione: "Sicignano in nazionale". Sembrava uno scherzo, un azzardo. O una presa in giro. "E invece in Nazionale ci sono finito veramente, chiamato da Lippi per le qualificazioni del Mondiale del 2006, per un Italia-Moldavia a Lecce, come terzo portiere", ricorda "Vicè".

Oggi Sicignano è un signore di quasi 46 anni e fa il preparatore dei portieri a Empoli, con Marino. "Sto benissimo, questa è un'isola felice. Se mi manca Palermo? Certo. Ci sono stato 20 anni. Qua a Empoli c'è una piccola colonia di palermitani o ex. C'è Chinnici, Cannavò, Moreo, Brignoli. Oltre a Piero Accardi. A Palermo ho un sacco di amici, ho nostalgia dei tempi passati, è normale che sia così. Ricordatevi che quando paravo da voi non ero un portiere. Ero un giocatore-tifoso". Al punto da arrabbiarsi quando il Palermo perdeva e i raccattapalle non eravano veloci a rimettere in gioco il pallone. "Allora scavalcavo i cartelloni e il pallone l'andavo prendere direttamente io". Perché Vicè era così. E lo ancora oggi che non è più il ragazzino che saccheggiava Damasco con un gol dalla sua porta.

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