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AMARCORD1983

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A cura di Alessandro Bisconti e Francesco Sicilia

"E' d'oro massiccio", quando Oddo divenne campione a Palermo: "Tra le più belle esperienze della mia vita"

Prima dell'ubriacante notte di Berlino del 2006, l'attuale allenatore del Padova visse un momento memorabile alle Universiadi del 1997 giocate alla Favorita e culminate con la vittoria in finale con la Corea: "C'erano 40 mila persone, noi volavamo"

”E' d'oro, massiccio, sì sì, massiccio". L'''oro massiccio" di Massimo Oddo, da quel 9 luglio 2006 è rimasto intrappolato nei nostri cuori. Lui, il barbiere di Berlino, dopo aver tagliato la "cipolla" a Camoranesi, si era presentato ebbro di gioia davanti alla tv. Ebbro nel vero senso della parola. Italia campione del mondo, Oddo felicissimo. Eppure quella non era la prima medaglia d'oro vinta in maglia azzurra. Prima di Berlino per lui c'era stata un'altra notte memorabile. Palermo, stadio La Favorita, 29 agosto 1997, Italia-Corea. E' la finalissima delle Universiadi, nove anni prima di quell'Italia-Francia.

Gli undici titolari a Palermo sono: Zancopè, Pantanetti, Oddo, Zangla, Zeoli, Ulivi, Battafarano, Andrisani, Martorella, Califano, Fanesi. Allenatore: Paolo Berrettini. Vince l'Italia ai supplementari. Sono passati 25 anni. Di quegli undici praticamente nessuno ha fatto strada. Tranne uno. C'è chi ha smesso poco dopo, chi ha cambiato vita. Chi è rimasto a vivacchiare in C o tra i dilettanti. Tra quei giovani "universitari" Massimo Oddo è l'eccezione.

Oddo, che domenica tornerà a Palermo per la finale di ritorno dei playoff col suo Padova, tre anni fa ricordò la magica sera vissuta in viale del Fante contro la Corea. “Lo stadio era pieno, c’erano 40 mila persone alla Favorita. Faceva un caldo pazzesco e i coreani sbucavano ovunque, correvano tantissimo. Ma noi ormai volavamo, avevamo un entusiasmo pazzesco e vincemmo. Fu la conclusione di una fantastica avventura, l’apice di un percorso che non ho mai dimenticato. Una delle più belle esperienze della mia vita”. 

Oddo - che curiosamente col Palermo ha raccolto l'ultimo rosso della sua carriera della giocatore (nel 2012) - all'epoca aveva vent’anni: conquistò la medaglia d'oro al termine di una cavalcata indimenticabile. E dire che lui - prima dell'inizio di quell'avventura - in realtà avrebbe preferito essere altrove. “Universiadi? Non volevo andarci. Giocavo con il Lecco ma ero del Milan. Ero più concentrato sulla preparazione con la squadra, volevo fare bene lì. E anche il Milan non era entusiasta di farmi andare. Mi convinse l’allenatore Paolo Berrettini. Fu una molla importante, perché mi voleva a tutti i costi e la sua stima mi lusingò. Alla fine invece è diventata un’avventura bellissima, non solo per la vittoria, ma anche dal punto di vista umano”.

Un'avventura iniziata nel silenzio: “I media non ci seguivano, per l’Italia non esistevamo. Molti dei miei compagni venivano dai Dilettanti e non riuscivano neanche a capire quale dovesse essere l’approccio a questa competizione”. Poi tutto cambiò: “Noi andavamo avanti e ci prendevamo gusto e quando arrivò la finale tutta l’Italia ci aveva scoperto, compresa la stampa. All’improvviso rappresentavamo davvero l’azzurro italiano e mi ricordo che ci fu un boom di ascolti in tv oltre che lo stadio esaurito. E dire che all’inizio la partita la trasmettevano in differita su Rai 3…”. Dal silenzio al trionfo, con al collo la sua prima medaglia d'oro. Massiccio.

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