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Venerdì, 29 Marzo 2024
AMARCORD1983

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A cura di Alessandro Bisconti e Francesco Sicilia

Quei 40 mila alla Favorita per le Universiadi, Oddo: "La fantastica notte di Palermo"

L'allenatore del Perugia, campione del mondo a Berlino, ricorda Italia-Corea, finale del 1997: "Faceva un caldo pazzesco. Un’avventura bellissima, non solo per la vittoria, ma anche dal punto di vista umano"

Gli undici titolari: Zancopè, Pantanetti, Oddo, Zangla, Zeoli, Ulivi, Battafarano, Andrisani, Martorella, Califano, Fanesi. Allenatore: Paolo Berrettini. Palermo, stadio La Favorita. E' una notte di agosto del 1997. E' la finale delle Universiadi. Vince l'Italia ai supplementari. Sono passati 22 anni. Di quegli undici praticamente nessuno ha fatto strada. C'è chi ha smesso poco dopo, chi ha cambiato strada. Chi è rimasto a vivacchiare in C o tra i dilettanti. Tra quei giovani "universitari" c'è però un'eccezione. Si chiama Massimo Oddo che nove anni dopo la notte di Palermo diventa campione del mondo a Berlino.

Oggi Oddo, a pochi giorni dall'inizio delle Universiadi di Napoli, ricorda la magica sera vissuta in viale del Fante. “Lo stadio era pieno, c’erano 40 mila persone alla Favorita di Palermo. Faceva un caldo pazzesco e i coreani sbucavano ovunque, correvano tantissimo. Ma noi ormai volavamo, avevamo un entusiasmo pazzesco e vincemmo. Fu la conclusione di una fantastica avventura, l’apice di un percorso che non ho mai dimenticato. Una delle più belle esperienze della mia vita”. 

Oddo aveva vent’anni: conquistò la medaglia d'oro al termine di una cavalcata indimenticabile. E dire che lui - prima dell'inizio di quell'avventura - in realtà avrebbe preferito essere altrove. “Universiadi? Non volevo andarci. Giocavo con il Lecco ma ero del Milan. Ero più concentrato sulla preparazione con la squadra, volevo fare bene lì. E anche il Milan non era entusiasta di farmi andare. Mi convinse l’allenatore Paolo Berrettini. Fu una molla importante, perché mi voleva a tutti i costi e la sua stima mi lusingò. Alla fine invece è diventata un’avventura bellissima, non solo per la vittoria, ma anche dal punto di vista umano”.

Un'avventura iniziata nel silenzio: “I media non ci seguivano, per l’Italia non esistevamo. Molti dei miei compagni venivano dai Dilettanti e non riuscivano neanche a capire quale dovesse essere l’approccio a questa competizione”. Poi tutto cambiò: “Noi andavamo avanti e ci prendevamo gusto e quando arrivò la finale tutta l’Italia ci aveva scoperto, compresa la stampa. All’improvviso rappresentavamo davvero l’azzurro italiano e mi ricordo che ci fu un boom di ascolti in tv oltre che lo stadio esaurito. E dire che all’inizio la partita la trasmettevano in differita su Rai 3…”.

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