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Venerdì, 19 Aprile 2024
AMARCORD1983

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A cura di Alessandro Bisconti e Francesco Sicilia

Sampras-Agassi, pasta con le sarde a Palermo: Gianni Clerici e quel pasticcio Davis

Nel 1995 la Federazione azzurra organizza il quarto di finale casalingo contro i marziani Usa in viale del Fante: lo Scriba del tennis, che ieri è morto a 91 anni, è scettico e parla di grande occasione sciupata. Lo fa come solo lui sapeva farlo

"Li vedete Sampras e Agassi terminare la finale (in Florida) domenica, salire su un aereo il lunedì, arrivare a Palermo il martedì, e in 48 ore abituarsi ai campi rossi, alle palle diverse, alla pasta con le sarde, cancellare il fuso orario? Ma nemmeno se gli gli dessero un miliardo, amici". A scrivere è Gianni Clerici, lo Scriba del tennis, il Dottor Divago. E' il 27 febbraio 1995. Manca un mese all'appuntamento con la storia, il punto più alto del tennis a Palermo: l'Italia allenata da Adriano Panatta contro Sampras e Agassi. L'immenso Clerici, che ieri ci ha lasciato, è scettico. Quel quarto di finale di Coppa Davis così prestigioso tra l'Italia e gli Usa, non può essere organizzato a Palermo. E parla senza mezzi termini di pasticcio.

Non ha tutti i torti Gianni Clerici e con la sua penna inarrivabile lo spiega più volte sulle colonne di Repubblica nella tarda primavera del '95. Sottolinea che è una grande occasione sciupata e fa nomi e cognomi. Perché da un evento così unico - la piccola Italia contro gli alieni Sampras e Agassi, in quel momento numero uno e due del mondo - "sarebbero potuti uscire i denari per un'autentica rifondazione del nostro sport". E punta il dito contro la Federazione, definita "inetta".

"In questa generale letizia - scrive Clerici a poche settimane dalla sfida di Palermo - il cronista non può non dolersi del mancato guadagno, e del conseguente sciupo di denaro pubblico perpetrato da una federazione inetta. L'offerta di Milano prevedeva un impianto capace di ospitare 7.500 spettatori al giorno più di Palermo. Un' idea di Franco Bartoni, rapidamente scartata, ne avrebbe consentito addirittura 10 mila in più, allo Stadio Flaminio. I conti sono presto fatti. Poiché l'abbonamento medio a Palermo è di 250 mila lire, si vede che il mancato guadagno oscilla tra i due e i tre miliardi lordi. Da un simile utile sarebbero potuti uscire i denari per un'autentica rifondazione del nostro sport, se Galgani e compagni fossero in grado di organizzare qualcosa di più e di meglio dei loro giochetti elettorali".

Gianni Clerici riferisce che il match di Coppa Davis con gli Usa "è stato ceduto a Palermo per 400 milioni, a risarcimento morale di Italia-Repubblica ceca (la sfida valevole per gli ottavi) sottratta ai siciliani a favore di Napoli, per ragioni che permangono ambigue". Sulla scelta di Palermo non protesta invece il capitano non giocatore, Panatta, che sottolinea: "Per me tutta l'Italia è uguale, da Como a Mazara del Vallo" (e Clerici lo definisce "buon dipendente federale"). Il Tennis Club Palermo nell'organizzazione dell'evento è assistito dalla Regione Sicilia, e anche il sindaco Leoluca Orlando (sì, c'era già lui) spinge per avere la Davis. 

Sono giorni convulsi. Come se non bastasse nelle settimane precedenti Pete Sampras aveva annunciato che non sarebbe andato a Palermo per non anticipare di troppo la sua stagione sulla terra rossa in Europa. Si era accodato subito Agassi: "E' un problema di programmazione", dice. E infatti, come già accennato prima, Clerici non riesce proprio a immaginarsi Sampras e Agassi abituarsi in poche ore ai campi rossi, alle palle diverse e alla pasta con le sarde. Senza il Kid di Las Vegas e Chang restano in preallarme Courier, Martin, Krickstein e Washington. L'Italia pregusta lo sgambetto perché potrebbe trovarsi di fronte la formazione C degli Usa. Si sollevano polemiche sulla Davis, definito un torneo ormai obsoleto che tiene lontani i big.

E tra pasticci della Federazione azzurra e il possibile forfait delle due stelle americane, a infuocare il clima ci pensa anche la rivista americana Tennis Magazine, che solleva dubbi sulla scelta di Palermo e parla di presunte resistenze dei giocatori a causa della mafia. Si parla degli omicidi che hanno colpito il capoluogo siciliano negli ultimi mesi. Uno su tutti: l'assassinio di un parente di Buscetta. Ma all'improvviso, da Indian Wells, Sampras e Agassi annunciano in coro: "A Palermo ci saremo". Non è una scelta economica. Lo fanno per un desiderio di Tim Gullikson, il coach ammalato di Sampras, e fratello gemello di Tom, il capitano della Davis americana. 

L'attesa della vigilia è spasmodica. I biglietti vengono polverizzati. C'è il tutto esaurito. C'è Galeazzi. Sampras è il numero uno del mondo. Precede il rivale-amico di appena 227 punti. Ha 24 anni, ha già trionfato due volte a Wimbledon. Andre Agassi annusa il primo posto del ranking, è pronto al sorpasso che arriverà mentre si trova a Palermo (scherzi del computer). E' sempre meno punk, i suoi capelli sono arretrati improvvisamente, ma non il suo gioco. 

C'è vento, quando gli dei del tennis sbarcano a Punta Raisi. Soffia forte il maestrale, serve anche a spazzare via le polemiche. I più grandi della racchetta in viale del Fante contro Gaudenzi e Furlan. Sembra impossibile ma è tutto vero: Coppa Davis, Palermo, quarti di finale. Così la notte tra il 26 e il 27 marzo Pistol Pete e Andreino sbarcano a Punta Raisi. Scortati da una carovana di agenti, vengono accompagnati a Villa Igiea. A sorvegliarli ci sono pattuglie composte da coppie di poliziotti e carabinieri. L'albergo è circondato, gli americani occupano 34 camere. Palermo dirotta mille agenti per tutelare la sicurezza dei marziani del tennis. Giovedì c'è il sorteggio all'interno del Castello Utveggio. Piove, i giornalisti Rai scioperano e minacciano di non trasmettere i match il giorno dopo. Ah, in campo non c'è storia. Gli Usa spazzano l'Italia 5-0. Ma come ci ha insegnato il maestro Gianni Clerici a volte il risultato è solo un dettaglio. 

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