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Giovedì, 28 Marzo 2024
AMARCORD1983

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A cura di Alessandro Bisconti e Francesco Sicilia

Fabrizio De Andrè, 25 anni fa il suo ultimo concerto a Palermo

Novembre 1997, al Teatro Al Massimo il cantautore genovese infiamma il pubblico con una scaletta da brividi

Evaporato in una nuvola rossa in una delle molte feritoie delle notti palermitane. Quando Fabrizio De Andrè completa la sua esibizione e vola via dal Teatro Al Massimo, qualcuno avverte uno strano presagio. Sì, quella sarebbe stata l'ultima apparizione a Palermo del cantautore e poeta genovese. E' la notte del 7 novembre 1997. Domani saranno passati 25 anni esatti. Un evento a suo modo unico e indimenticabile, soprattutto se rapportato all'attualità e al cronico digiuno di grandi concerti a Palermo.

Entusiasmo, applausi, calore. Tre ore di concerto (che in realtà conosceranno una replica la sera dopo) all'interno del tour "Mi innamoravo di tutto". La scaletta è da leggenda. Bocca di Rosa, La canzone di Marinella, Geordie. E ancora: Volta la carta, Amico fragile e La città vecchia. I capolavori di De Andrè scaldano il teatro palermitano. Sullo sfondo c'è una scenografia suggestiva con i tarocchi e la loro rappresentazione della vita.

Un recital intenso che parte dal dialetto e dalle contaminazioni etniche di Creuza de ma e Mégu Megun e prosegue con l’intera riproposizione di Anime salve. De Andrè nelle sue canzoni, con i suoi suoni, mescola passato e presente, fra percussioni intriganti, strumenti antichi e moderna tecnologia. Merito anche del figlio, Cristiano, polistrumentista prezioso in grande spolvero nella serata palermitana. Luvi, l'altra figlia, è anche lei sul palco ed è tra le voci. Non è la prima volta di De Andrè a Palermo. Il debutto del cantastorie ligure nel capoluogo siciliano risale addirittura al 1975. 

Fabrizio De Andrè è in formissima. E' un mito che incanta. Fuma, parla, canta. Quando si presenta a Palermo ha in tasca i suoi appunti e in testa i suoi progetti per il futuro. Ha 57 anni, sta vivendo un momento d'oro, riceve premi e riconoscimenti a gogò. Nei giorni precedenti ha infatti appena incassato le targhe Tenco e il trionfo nel referendum "Musica e dischi". Sta pensando a un film e ha appena siglato un accordo con la sua casa discografica. All'orizzonte c'è un album da pubblicare entro il giugno del 2000 e un altro tre anni dopo. Ma quel destino che lui definisce "ridicolo" in un libro che ha appena finito di scrivere, gli riserva pochi mesi dopo la malattia che lo porta alle morte all'alba del 1999.

Prima dei titoli di coda del concerto palermitano, De Andrè sfodera il Testamento di Tito, dove il ladrone buono contesta uno per uno i dieci comandamenti cristiani e s’appella all’amore. Un testo che risale al 1970, in piena contestazione studentesca. Gli ultimi, l'ipocrisia della società, la rivoluzione dell'amore, le chiese piene di padroni e di schiavi. Cinquantadue anni dopo è tutto tremendamente attuale.

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