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Sabato, 9 Dicembre 2023
AMARCORD1983

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A cura di Alessandro Bisconti e Francesco Sicilia

Dal 17enne Del Piero all'Avellino: quando la Strage di Capaci fece irruzione nella trasferta del Palermo

Amarcord: il 23 maggio 1992 i rosanero di Di Marzio sono in viaggio verso la Campania quando Giovanni Brusca aziona una carica di cinque quintali di tritolo, proprio là dove era passato da poco il pullman dei giocatori

Ancelotti lascia il calcio, Vialli dice addio alla Sampdoria dopo 8 anni. Tutti e due esternano - nei loro ritiri prepartita - le loro emozioni ai cronisti che li cercano. Salutano, fanno un bilancio finale, parlano di passato, presente e futuro. Sembra il sabato del villaggio, preludio di una domenica di grande calcio, l'ultima stagionale di Serie A. Biffi e compagni nel frattempo sono su un aereo diretto a Napoli, sfogliano i giornali e leggono le interviste alle due colonne del calcio italiano che cambiano vita. Ancora non sanno che il mondo, là sotto, è cambiato. Giovanni Brusca infatti ha appena azionato una carica di cinque quintali di tritolo, proprio là dove era passato da poco il pullman dei giocatori del Palermo. Ancelotti e Vialli spariscono presto dai loro pensieri.

Quando si materializza la Strage di Capaci il Palermo allenato da Di Marzio è appena partito da Punta Raisi. Lo attende l'Avellino di Ciccio Graziani per la quartultima giornata del campionato di B 1991/92. I rosa hanno un punto di margine sulla zona retrocessione. L'Avellino è il fanalino di coda, è già spacciato. Gli irpini, imbottiti di futuri palermitani come Amato, Battaglia e Marasco e con il 18enne Pecchia al centro del campo, sembrano poca roba. Vengono da un periodo terribile. Appena un mese prima i tifosi hanno piantato sedici croci di legno nel terreno di gioco. Una con il nome di ogni calciatore e in maiuscolo la lettera M (come morte). 

Il Partenio - trasformato dai tifosi in un cimitero a cielo aperto, come nei peggiori film horror - attende adesso il Palermo. La posta in palio è alta. I rosanero atterrano in Campania e vengono a conoscenza dell'apocalisse. La notizia scuote il gruppo rosanero. Non si parla d'altro in albergo. Si cercano notizie, si guardano i tg. C'è chi si chiude in un silenzio prolungato, chi piange. Scorre così la sera del 23 maggio 1992 del Palermo. E dire che appena sei giorni prima i rosanero avevano trovato entusiasmo, superando il Padova in uno scontro diretto che sembrava aver dato slancio alle ambizioni salvezza. I taccuini quel giorno avevano annotato la presenza di un giovane sconosciuto, Alessandro Del Piero. Che a 17 anni assaggia la Favorita e i tacchetti di Biffi, ma capitola col suo Padova. In casa infatti il Palermo è un'armata invincibile, ed è lì che sta costruendo le sue ambizioni salvezza. Del Piero non passa inosservato, profuma di speranza. Quella speranza che i palermitani perderanno sei giorni dopo. 

La trasferta di Avellino avrebbe dovuto segnare lo sbarco dei ragazzi di Di Marzio verso la zona tranquillità. Ma le notizie arrivate da Palermo pietrificano le gambe dei giocatori. I rosanero passano in vantaggio con Pierpaolo Bresciani, poi però subiscono la rimonta dell'Avellino che va a segno due volte, prima con Parpiglia e poi al 90' con Bertuccelli. La sconfitta è una mazzata per la classifica. Al ritorno in Sicilia i ragazzi di Di Marzio trovano gli effetti della strage: l'autostrada è chiusa, il pullman della squadra viene dirottato sulla provinciale. E' un anno maledetto per il Palermo che nelle restanti giornate piega la Reggiana alla Favorita, viene travolto a Cosenza e retrocede all'ultima giornata (nonostante la vittoria contro la Lucchese di Marcello Lippi) in una domenica di metà giugno del 1992. Esattamente a metà tra Capaci e via D'Amelio.

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