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Martin Guevara fa tappa a Cinisi: il nipote del Che raccoglie l'invito di Luisa Impastato

Dallo scorso 4 ottobre è in Sicilia per percorrere la "Trasversale sicula" ma ha interrotto il suo cammino per visitare Casa Memoria e fare una chiacchierata con i compagni di Peppino: "Sono la pecora nera della famiglia, non sono un militante del partito"

Martin Guevara Duarte interrompe il suo cammino lungo l'antica Trasversale sicula, iniziato lo scorso 4 ottobre a Mozia, per visitare Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato. Il nipote del Che ha raccolto l'invito di Luisa Impastato, nipote del militante assassinato dalla mafia e fatto tappa a Cinisi nel giorno del 51esimo anniversario della morte. "Mio zio - racconta a PalermoToday Luisa Impastato - seguiva con interesse la rivoluzione cubana e nel suo piccolo è stato un rivoluzionario perchè ha portato avanti la lotta alla mafia con strumenti nuovi, come la radio, e perchè la combatteva pur essendo figlio di un mafioso. Lui e il Che avevano delle cose in comune. E i giovani, ancora oggi, si rivedono in loro. Quando ho saputo che Martìn era in Sicilia l'ho contattato, attraverso i social, per chiedergli di venire qui e lui ha accettato l'invito. Ero e sono molto emozionata. A me e Martin tocca portare avanti le loro battaglie". 

Martin Guevara è figlio di uno dei due fratelli di Ernesto. Nato in Argentina nel 1963, ha lasciato il Paese per tasferirsi a Cuba con la famiglia dieci anni dopo. Non ha mai conosciuto il Che ma a lungo ha dovuto fare i "conti" con questa icona "ingombrante". "Era un uomo eccezionale: bello, forte, intelligente, colto e con grandi ideali - racconta Martin , per me è un onore essere suo nipote ma è stato pesante reggere il confronto. Impossibile fare meglio di lui". Di questo rapporto, a volte difficile, con il Che e degli anni vissuti a Cuba parla nel libro "A la sombra de un mito". Racconta il percorso interiore che ha fatto per riuscire a vivere sotto l'ombra di una personalità così importante. Un racconto personale dunque che inevitabilmente si ritrova a ripetere ogni volta che conosce una persona nuova. E' successo anche ieri, a Cinisi. Tutti, me compresa, vogliono sapere qualcosa in più del mito e vogliono sapere cosa vuol dire essere il nipote del Che. Martin, a 55 anni, sembra averlo accettato. Sorride, non solo con le labbra ma anche con gli occhi, e risponde a chiunque gli rivolga la parola. Gli interlocutori lo ascoltano, lo ringraziano della disponibilità e del tempo concesso. Sono onorati di averlo incontrato e lui umilmente più volte ripete: "Io sono Martin, non solo una persona importante, sono solo il nipote del Che". 

Il nipote del Che visita casa memoria

Martin fa lo scrittore e oggi vive a Leon, a circa 300 chilometri a Nord di Madrid, in Spagna. Ha due figli, uno di 15 e uno di 30. "Quello di 15 anni - dice Martin - è comunista comunista. Io non lo sono ma gli dico che fa bene ad esserlo perchè il principio del comunismo è buono. E' l'imborghesimento del comunismo che non è buono". Più volte il nipote del Che durante l'incontro informale a Casa Memoria, al quale hanno partecipato anche i compagni di Peppino, torna su questo punto. Ci tiene a spiegare che lui non è un militante del partito e non è un "religioso sostenitore del mandamento di Fidel, dei Castro". Ci scherza anche su: "Sono la pecora nera della famiglia". "Il fatto è - spiega - che quando ho vissuto a Cuba ho visto i rivoluzionari vivere come borghesi. Questa non è rivoluzione ho pensato ed anche Ernesto lo avrebbe fatto dato che più volte criticò l'Unione Sovietica per questo". I tempi di oggi però sono diversi da quelli in cui ha vissuto il Che. "La lotta armata - secondo Martin - allora era necessaria. Quando è scoppiata la Rivoluzione i professionisti hanno lasciato Cuba. Ernesto non voleva uno Stato che controlla tutto ma l'Unione Sovietica ha detto a Fidel: 'Stai tranquillo ci pensiamo noi'. Le risorse a Cuba erano poche e c'era la minaccia degli Stati Uniti. All'inizio è andata bene ma poi no perchè i cubani hanno perso la propria indipendenza. Non posso però criticare la scelta di Fidel perchè parlare oggi è facile ma allora valutare la situazione era difficile". 

Difficile, anche se molto diversa, secondo il nipote del Che è anche la situazione politica attuale in Europa e nel mondo intero: "Le destre si impongono e la sinistra  non fa autocritica. Dovrebbe farlo invece, solo così potrà dare delle risposte. Troppo facile dare le colpe all'elettorato. Siamo tutti tonti? Il mondo sta andando a destra e non può essere tutta colpa di chi vota". 

Con questa certezza Martin Guevara oggi riprenderà il cammino alla scoperta della Sicilia profonda, quella dei contadini, della campagna. Percorrerà 623 chilometri in sei settimane per raggiungere Kamarina (Ragusa) e invita chi volesse faro a raggiungerlo percorrendo anche solo qualche tappa del suo percorso, un cammino come quello di Santiago ma senza il senso religioso. Il cui senso è quello di unire l'Isola. Il tracciato, infatti, fin dall'antichità era espressione di contatto e convivenza tra popoli. E' stata una sua grande amica siciliana, regista di documentari sul compromesso sociale, che è andata a vivere a Cuba a consigliargli di visitare la Sicilia. "Io giravo molto per l'Italia - racconta il nipote del Che (guarda il video in basso) - e lei mi diceva sempre vai in Sicilia. Effettivamente qui ci sono le radici della cultura occidentale quindi anche la storia dell'Argentina nasce da questa terra. Anche mio zio sarebbe venuto a scoprire la vostra Isola se non avesse incontrato Fidel. Non avrebbe fatto la Rivoluzione e si sarebbe trasferito a Bologna per specializzarsi nella cura dell'asma. Lui soffriva d'asma come me ed a Bologna c'era un bravissimo medico. Da lì poi avrebbe di sicuro girato l'Italia intera". 

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