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Morto Mark Lanegan, il ricordo di Dimartino: "Che concerto ai Candelai prima della pandemia"

Se ne va una leggenda della musica underground, ex leader degli Screaming Trees pionieri del grunge, che ha tenuto uno degli ultimi live della sua carriera proprio a Palermo

Una leggenda della musica underground, sebbene non avesse mai studiato canto. La sua voce, alla nicchia di pubblico che lo apprezzava, ricordava a tratti quella di Jim Morrison. Ora che Mark Lanegan non c'è più, morto a 58 anni ieri nella sua casa in Irlanda, sono in tanti a ricordare l'artista dalla vita difficile e impossibile che proprio a Palermo tenne uno degli ultimi concerti della sua carriera. 

Venerdì 31 gennaio 2020. La pandemia sarebbe scoppiata qualche settimana dopo. Ai Candelai la Fat Sounds organizza un concertone. Sul palco ha portato una leggenda: Dark Mark (ovvero Mark Lanegan) riempirà la pista del locale in centro storico insieme a Not Waving, ovvero Alessio Natalizia, un producer italiano di musica elettrorock. L'ex leader degli Screaming Trees, il gruppo alternative rock statunitense pioniere del grunge, fa sold out. 

Qualla voce rauca e gutturale, capace di tenere incollato chiunque all'ascolto di un vinile, dal vivo fu poesia. Perché Lanegan raccontava le storie degli ultimi con un garbo inconfondibile, perché accarezzava il cuore, ma soprattutto la malinconia di tutti. Ed è così che faceva breccia. Aveva un pubblico colto e raffinato, ma viaggiando su standard altissimi non poteva essere diversamente. Ecco perché i suoi fan non erano semplici fan da concertoni, birre e applausi. Sapeva mettere d'accordo tutti, anche musicisti, artisti e cantautori che ad un maestro del genere speravano di rubare talento e anima, non risparmiando però applausi tutte le volte che per una volta si trovavano seduti dall'altra parte del palco. 

Come Dimartino, che a quel concerto ai Candelai non mancò e che oggi lo ricorda commosso. "Ero atterrato all’aeroporto di Palermo con la consapevolezza di dovermi prendere il solito autobus o al massimo un taxi collettivo. Agli arrivi inaspettatamente trovai Roberto gli chiesi cosa ci facesse lì e lui mi disse: 'Aspetto Mark vuoi un passaggio?'. E indicò un tizio alto con una giacca di pelle e degli occhiali neri dietro di me, di cui non mi ero assolutamente accorto. Naturalmente accettai. Ci avviammo tutti e tre verso la città, Mark era visibilmente scosso dal jet lag e stette tutto il tempo con la testa fuori dal finestrino" scrive il cantautore palermitano.

Un mito che ha avuto l'onore di conoscere e che presenta ai suoi fan come una leggenda indiscussa. "Pensavamo che da un momento all’altro vomitasse sul cruscotto, cosa che a Roberto intimamente avrebbe anche fatto piacere ('in questa macchina ha vomitato Lanegan') ma non vomitò - continua Dimartino -. Ci fermammo in un bar, prese dell’acqua, poi disse qualcosa come 'Mi ci vorrà una settimana per riprendermi'. Mi accompagnarono a casa. Due giorni dopo ai Candelai fece un concerto della madonna, l’ultimo che vidi prima della pandemia. Uno accanto all’altro, ci sentimmo tutti al sicuro, protetti dalla sua voce. Fu questa la sensazione". 

Quella di tre anni fa fu la sua prima volta in Sicilia. E anche l'unica. "In camerino leggendari aneddoti su Kurt (Cobain ndr), seattle, i vhs che guardava a casa di Josh Homme. E' stato gentile con noi, contento di trovarsi in mezzo a persone curiose. Sono passati tre anni ma obiettivamente mi sembrano molti di più. Il mondo è cambiato, siamo cambiati, qualcuno che quella sera era lì con noi adesso non c’è più. Ogni tanto ripenso a quella frase di bubblegum che oggi mi suona così potente e allo stesso tempo tenera: 'quando vengo bombardato mi allungo come una gomma da masticare'".

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