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#marciarestiamoumani fa tappa a Palermo: salita antirazzista al Santuario di Monte Pellegrino

Appuntamento mercoledì 4 settembre alle ore17,30

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PalermoToday

Giunta a Palermo, dopo aver attraversato in lungo e in largo la penisola italica, partendo all’inizio di questa estate da Trento, al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica sul clima di paura e odio che si è creato anche nel nostro Paese, alla #MarciaRestiamoUmani ha aderito tutto il movimento dell’associazionismo democratico palermitano. La marcia prenderà il via dalle falde di Monte Pellegrino per arrivare in cima, al Santuario di Santa Rosalia. Lungo il percorso della salita per le vecchie scale della montagna, la marcia antirazzista si intratterrà con i fedeli che come ogni anno, in occasione della festività della Santuzza, compiono la rituale “acchianata” per omaggiare la patrona di Palermo. Infatti, durante il corso della marcia antirazzista - fanno sapere dal raggruppamento dell’associazionismo democratico palermitano che ha aderito alla #MarciaRestiamoUmani - sono state previste quattro fermate “per brevi momenti di riflessione comune, ciascuna dedicata ad un tema differente : i diritti, il viaggio, la terra e l'accoglienza".

 Per completezza di informazione: la partenza dalle falde - punto di ritrovo della secolare salita - è fissata per le 17.30. Alla marcia di domani – mercoledì 4 settembre - non farà mancare il proprio sostegno Mediterraneo di pace, organizzazione che opera nell’ambito del contrasto d’ogni emarginazione sociale: «Invitiamo quanti collaborano con noi – dicono dall’associazione-, dagli attivisti ai volontari che operano nei presidi cittadini in cui siamo presenti, a partecipare alla manifestazione ideata – ricorda MdP - dall’attivista per i diritti umani da John Mpaliza, globalmente noto pure come “Peace Walking Man”". Come ha ben evidenziato Stefano Galieni il 20 Giugno 2019 su A-dif/associazione diritti e frontiere, in ordine alla “questione migranza”, le politiche securitarie imperanti in questi anni in Italia (dal “pacchetto sicurezza” di Maroni, alla “Minniti-Orlando”, fino ai due decreti-Salvini converti in legge), sono “perfettamente in linea con le tendenze autoritarie e repressive che si producono nel continente”. In sintonia con quanto detto da Galieni, Mediterraneo di pace auspica che la marcia possa mandare un segnale chiaro al ceto politico istituzionale, nazionale ed europeo, ed in particolare contro chi ha speculato finora sulle difficoltà e l'insicurezza dei più deboli.

Il grido di solidarietà lanciato da John Mpaliza, con l’Acchianata antirazzista panormita – così come prima nelle altre marce lungo la penisola- deve salire alto fin nelle istituzioni e far sentire forte ai potenti della terra l’urlo universale che giunge dal basso: “Siamo tutti uguali, i diritti sono di tutti, abbattiamo i muri e costruiamo ponti, restiamo umani". In qualche modo questo grido di solidarietà è riuscito a rimbalzare fin nelle coste dell’isola di Lampedusa, dove finalmente sono stati liberati i 31 naufraghi a bordo della nave Mare Jonio della missione Mediterranea saving humans. “La nostra reazione - racconta Cecilia Sarti Strada [dalla nota AgenSIR 2/sett]- è stata istintiva, improvvisata, corale, immediata: anche noi dell’equipaggio ci siamo messi a gridare ‘Liberi! Sì, liberi!’. Liberi, gli uomini e le donne che stavano finalmente andando a terra. Liberi dalle torture che hanno subito in Libia, liberi dallo spettro di essere riportati lì. Liberi dal terrore che li ha accompagnati negli ultimi mesi, negli ultimi anni. Liberi di toccare nuovamente terra, liberi dall’assurda legge che li teneva bloccati in mezzo al mare. Liberi di iniziare una nuova vita”. La nota negativa è la notizia che al comandante e all’armatore è stato notificato il sequestro amministrativo di Mare Jonio insieme a una multa di 300.000 euro per avere violato il Decreto Sicurezza bis. Si tratta un “ultimo colpo di coda da parte di chi non è riuscito ad accettare che una storia di umanità e giustizia si concludesse, finalmente, mantenendo intatta tutta la sua bellezza”. Questo il commento estratto dal comunicato pubblicato sul sito Mediterranea saving humans.

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