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Giovedì, 25 Aprile 2024
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I Rotary club Costa Gaia e Palermo Montepellegrino ricordano Danilo Dolci

Alberto Castiglione, regista e giornalista, presenta un documentario sul grande profeta del sud

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PalermoToday

Celebrare l’opera di una figura celebre e poco celebrata come quella di Danilo Dolci, il “Gandhi di Sicilia", personaggio di grande levatura intellettuale e dal profilo umano unico per generosità e amore per il prossimo, costituisce sempre un’occasione di levatura culturale e sociale per vivere momenti di intensa emozione nel conoscere e approfondire eventi di un passato che ci appartiene più di quanto potremmo mai immaginare. Questo è quel che è avvenuto, ad opera dei Rotary club Costa Gaia e Palermo Montepellegrino, al "Resort Magaggiari" di Cinisi, con la proiezione del film-documentario di Alberto Castiglione, appunto sulla vita di Danilo Dolci, l’illustre sociologo, educatore ed intellettuale che fu capace di unire l’amore ed il rispetto per l’uomo con iniziative di grande significato sociale, umano e politico, ben tre volte candidato al Premio Nobel per la Pace.

Leonardo Salvia, presidente del Club Rotary Costa Gaia, Filippo Cuccia, presidente del Club Rotary Palermo Montepellegrino, nel presentare l'iniziativa, hanno sottolineato il ruolo di questo grande sociologo e pedagogista che ha cambiato il corso della società siciliana con l'arma letale della "non violenza e della pace". Infatti, come ha ribadito, Nicola Sorce, assistente del Governatore Valerio Cimino, Danilo Dolci ha fornito strumenti nuovi per leggere la realtà. Gaetano De Bennardis, Governatore nominato, ha plaudito all'iniziativa che "accende, soprattutto, la memoria in questo delicato momento storico, di fragilità culturale". "Il coinvolgere i soci, ma anche la società civile che ruota attorno al territorio _ continua De Bennardis - e andare nelle scuole a parlarne, è cosa importantissima". "Purtroppo, questa damnatio memoria, se mi consentite il termine latino, è stata determinata dal fatto che i suoi avversari hanno avuto tutto il piacere e l'esigenza di cancellarlo il più presto possibile. (...) Ricordiamoci che sono gli anni in cui il movimento studentesco stava scoprendo un po' la violenza. Quindi chi non era violento, praticamente era messo un poco da parte, non capito. Diventava una battaglia di nicchia per pochi mentre i grandi movimenti studenteschi, i movimenti sindacali, stavano scoprendo anche qualcosa di più forte. Ciò ha determinato questa dimenticanza, questo oblio" ha concluso il prof. Gaetano De Bennardis, prima della proiezione del documentario di Alberto Castiglione, presentato, dalla sorella Annalisa. Ad assistere alla proiezione anche Andrea Albano, assessore all'Ambiente del Comune di Trappeto, e Pino Lombardo assistente di Danilo Dolci.

"Danilo Dolci: memoria e utopia”, di Alberto Castiglione racconta, attraverso interviste e contributi filmati, l’esperienza dei primi venti anni di Danilo Dolci in Sicilia, dal 1952 al 1972. In quegli anni il sociologo, convinto sostenitore della pace e della non violenza, seppe coniugare utopia e progetto in una terra devastata, allora come non mai, dalla mafia e dalla miseria. Scioperi della fame (il primo nel 1952, a Trappeto nello stesso letto di un bimbo morto per fame, per questo ancora più significativi e perché non c’era quella spettacolarità del gesto sancita poi da Pannella) per protestare contro la mancanza di fondamentali opere di pubblica necessità, quindi scioperi sui generis, "alla rovescia", con gente al lavoro (nel 1956, in occasione della riattivazione di una strada comunale, il sociologo e alcuni suoi collaboratori furono arrestati per rivendicare un sacrosanto diritto al lavoro; Dolci venne poi scagionato in un processo che fece scalpore, difeso dall’illustre giurista Piero Calamandrei) e ancora tante altre iniziative imponenti per gli alti valori in gioco e per l’enorme coinvolgimento della gente: la costruzione della diga dello Jato è un esempio di un’altra delle vittorie conseguite da Dolci, in anni in cui la comunicazione era data solo dalla stampa e in seguito dalla televisione e non godeva certo dei veloci tam tam passaparola della rete telematica ai quali siamo abituati. Alberto Castiglione, al termine del documentario ha sottolineato come Danilo Dolci "sia Difficile da raccontare. Perché non lo si può definire nella sua realtà ed essenza. Sarebbe davvero troppo delimitarlo. Sarebbe un'ingiustizia rilegarlo in nella parola: sociologo… poeta... missionario laico? È davvero difficile.

Sfugge chi sia stato davvero questo grande. Questa è la sua grandezza; ma al tempo stesso, in questi anni, ciò ha rappresentato anche il limite nella diffusione del ricordo di Danilo Dolci. Proprio perché è di difficile catalogazione. Cos'era Danilo Dolci? Non aveva posizione politica, non era vicino in senso stretto a partiti politici... ". Danilo Dolci, uno sloveno a Trappeto, sfida i potenti..., sfida la cultura siciliana. Non le caserme ma le scuole. "In terra di mafia è importante l'azione educativa. I bambini li puoi cambiare - afferma il regista Castiglione - gli adulti no". "Ecco Danilo Dolci va ricordato e imitato. È davvero un missionario" continua Alberto Castiglione. "La Sicilia è il territorio di sfida. Partinico e Borgetto, Trappeto e Palermo, diventano il territorio in cui questa sua azione, rivoluzionaria per l'epoca, poteva avere un senso e poteva dare realmente risultati. Danilo Dolci, se mi permetteste una battuta, potremmo dire più lo conosci meno lo capisci. Ho detto poco fa, che il documentario è stato fatto nel 2004 come una sorta di reportage di viaggio, di studio. Forse avrei dovuto scrivere un film. Dopo in realtà l'ho pure fatto. Ho scritto la sceneggiatura e volevo raccontare Dolci e l'Italia di allora e di oggi.

Film che non ho, ovviamente, mai girato perché l'impressione che ho avuto in questi anni è che più entri nelle sue esperienze e cerchi di capire quello che ha fatto Danilo Dolci, più questo ti sfugge. È davvero, davvero difficile comprenderne il grande messaggio. Per quanto, ovviamente, rimane intatto il suo valore e, chiaramente, la grandezza di ciò che ha fatto" ha chiarito Alberto Castiglione. Pino Lombardo, amico di Danilo Dolci, suo collaboratore stretto, nel ricordare il sociologo dei poveri ha sottolineato come "Danilo era una persona difficile da potere comprendere e definire. Era un uomo anticipatore dei tempi, tenace, forte, non condizionabile". "Fu un grande intellettuale del secolo scorso" ribadisce Lombardo dando lettura alla prefazione del grande Norberto Bobbio all'opera del 1955 di Danilo. Scrive Bobbio "Danilo Dolci non sa accettare la distinzione tra il predicare e l'agire e sa far risaltare e differenziare la buona predica dalla buona azione". È questo il testamento di Danilo Dolci che riparte a viaggiare proprio dal Magaggiari attraverso questi uomini e donne, giovani e professionisti, che hanno deciso si servire il territorio attraverso l'azione non violenta di Danilo Dolci. Un servizio per orientare nuovamente i Siciliani al futuro delle nuove generazioni. Un plauso ai presidenti dei due clubs, Leonardo Salvia e Filippo Cuccia, per aver ricominciato a far viaggiare l'insegnamento maieutico di Danilo Dolci.

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