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"Mafia e religione", ecco il nuovo film del regista palermitano Francesco Millonzi

Prodotto dalla Millonz'@rt, scritto e ideato insieme al giudice Nunzio Sarpietro, suddiviso in due puntate ciascuna da un'ora e 10 minuti, uscirà a settembre anche al cinema

Si chiama "Mafia e religione" ed è il nuovo film prodotto dalla Millonz'@rt, scritto e ideato dal regista palermitano Francesco Millonzi e dal giudice Nunzio Sarpietro. Il film, che uscirà a settembre su scala nazionale, è suddiviso in due puntate, ciascuna di un'ora e 10 minuti.

Una pellicola che racconta l'uso blasfemo che le mafie fanno delle religioni. A commentare il film è lo stess regista: “Ognuno di noi ha il dovere di non lasciare da sole quelle persone che ancora oggi hanno il coraggio di schiacciare con forza e determinazione il crimine organizzato, che si insinua ovunque calpestando persino la sacralità della religione, facendo del male alla società. Combattiamo insieme a loro, perchè il loro coraggio sia d'esempio alle nuove generazioni affinché tutto questo non accada mai più. Insieme per lottare e non dimenticare”.

Millonzi è al nono film d'inchiesta a sfondo sociale. “Anche stavolta - precisa il regista - per una piena libera espressiva il film non attinge, come gli altri, ad alcun finanziamento pubblico e privato”. Una produzione della “Millonz'@rt, segretaria di produzione Lea Bilello, aiuto regista Fabrizio D'Amico, che ha curato il montaggio insieme al regista Millonzi.

Un film molto articolato e complesso che racconta l'uso blasfemo che le mafie fanno delle religioni, come il rito di iniziazione, l'inginocchiamento del santo davanti casa dei boss, il bacio in bocca e analizza in modo dettagliato, con testimonianze dirette, il perché la criminalità organizzata usa fare questi riti. Tutto questo attraverso testimonianze e video esclusivi. Ma il film non è solo questo. “Si analizza anche - spiega il regista - l'uso blasfemo che le mafie, non solo quelle italiane, ma anche quelle internazionali (nigeriana ad esempio) fanno delle religioni, lanciando sin da subito un messaggio immediato: la religione non può essere mafia e la mafia non può farne uso per strumentalizzare la Chiesa, perché la Chiesa non è mafia. La Chiesa è amore, aiuto ai poveri come ci insegna Papa Francesco. La Chiesa è quella di don Pino Puglisi che ha lottato sacrificando la propria vita per aiutare il prossimo ad essere libera, per aiutare i poveri, i diseredati. La mafia non crea nulla, ma distrugge.

Nel film sono presenti gli interventi del procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri, il già presidente del gip tribunale di Catania Nunzio Sarpietro, il presidente del tribunale di Palermo Antonio Balsamo, il gip del tribunale di Caltanissetta Graziella Luparello. E ancora, il vice questore di Licata Cesare Castelli, il cardinale Francesco Montenegro, il vescovo di Acireale Antonino Raspanti, il giornalista Leone Zingales. Nel film pure le testimonianze dei familiari vittime di mafia: come Michele Costa, figlio del giudice Gaetano Costa, Giovanni Impastato, fratello di Peppino, i fratelli del beato Pino Puglisi, Gaetano e Francesco, Carmine Mancuso, figlio del maresciallo Lenin Mancuso, Lucia Ievolella, figlia del maresciallo Vito Ievolella e il presidente di giustizia e pace Ugo Tomaselli. Il film sarà trasmesso in diverse emeittenti televisive e anche al cinema.

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