Essere farmacisti al tempo del covid-19: metodi alternativi alla vicinanza fisica
Sono trascorse quasi tre settimane da quando l’aria pulita di una via Oreto deserta accompagna il nostro arrivo in farmacia: niente abbracci e niente saluti, solo cenni con mani e testa. Investiti da un forte odore di disinfettante per ambienti, ogni giorno indossiamo, oltre al camice e al caduceo, guanti e mascherine, costretti a mantenere le distanze da quegli stessi pazienti che prima del 10 marzo 2020 abbracciavamo senza alcuna remora.
Il farmacista non è abituato alle distanze, se riesce a farlo lo fa malissimo; ha ogni giorno a che fare con umori e stati d’animo diversi, e spesso la vicinanza fisica è (era) necessaria. Non dobbiamo soltanto dispensare farmaci, indicare posologie, decifrare il contenuto delle prescrizioni mediche (che manco gli esegeti!), preparare farmaci galenici, abbiamo il dovere morale di ascoltare! Cercando di celare le nostre preoccupazioni, in questi intensi giorni di emergenza abbiamo accolto le paure e le ansie di chi, obbligato ad uscire per approvvigionarsi dei propri farmaci, cercava in noi una parola di conforto o semplicemente occhi sorridenti.
I nostri servizi di domicilio e consulenze telefoniche sono sempre gratuiti (lo erano anche prima dell’emergenza covid-19), ma oggi, più che mai, vi promettiamo accoglienza, sorrisi e conforto. Essere farmacisti, dunque, ci impone di starvi vicini anche a distanza e vi promettiamo di impegnarci al massimo, nonostante la nostra stanchezza. D.ssa Carmela Ciambra Farmacista collaboratrice presso la Farmacia Nasca della d.ssa Daniela di Figlia via Oreto, 208