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La tela di Penelope e la gara con l'arco: le marionette raccontano il ritorno di Ulisse in patria | VIDEO

Al Teatro Massimo in scena la prima dell'opera di Claudio Monteverdi, di omerica memoria, nella versione di William Kentridge e Philippe Pierlot. Al centro l'umana fragilità, soggetta a Tempo, Fortuna e Amore

I protagonisti dell'Odissea di omerica memoria diventano marionette. C'è la fedele Penelope che tesse la tela di giorno e la disfa la notte. Ci sono i desiderosi Proci, pronti a combattere per averla in moglie. E poi c'è lui, Ulisse, di ritorno in patria, nella sua cara Itaca, dopo vent'anni tra guerre, viaggi e miseria. A lui spetta farsi riconoscere e riconquistare la sua amata, tendendo l'arco che sarà poi strumento della sua vendetta.

Va in scena questa sera, giovedì 7 febbraio alle 20.30 al Teatro Massimo la prima dell'opera di Claudio Monteverdi, di omerica memoria, nella versione di William Kentridge e Philippe Pierlot. L’allestimento di William Kentridge è stato creato in collaborazione con la Handspring Puppet Company, fondata a Città del Capo nel 1981 e diretta da Adrian Kohler (autore anche delle scene con Kentridge e delle marionette e dei costumi) e da Basil Jones.

La versione di Kentridge, che insieme a Pierlot riduce la partitura di Monteverdi per adattarla alle esigenze dei movimenti delle marionette, parte dal prologo dell’opera, dove "l’Humana fragilità" è soggetta a Tempo, Fortuna ed Amore, per interrogarsi sulla fragilità odierna, che sempre più spesso diventa la fragilità dei nostri corpi; trasposta da Kentridge in scena nelle immagini tratte da radiografie, segno visibile della nostra interiorità.

Per l’artista sudafricano "il mondo al di fuori del nostro controllo, da proteggere con sacrifici e libagioni, è ora al nostro interno. La paura del fulmine di Giove è stata ridotta dall'invenzione del parafulmine, ma viviamo ancora nella paura del fulmine interno, l'infarto o qualche altra calamitosa sciagura interna che possiamo, nel migliore dei casi, solo cercare di evitare. Quindi, invece di bruciare l'olio nei templi, facciamo le devozioni quotidiane sul tapis roulant o in palestra (oppure no, e ci attiriamo l'ira degli dei), ingeriamo le nostre offerte, il calcio, gli anti-ossidanti, rinunciamo al burro, alla carne rossa, alle sigarette (oppure no, e attiriamo su di noi il rischio di una sciagura e il biasimo dovuto al bestemmiatore). Contro questa vulnerabilità si erge il coraggio utopico di Ulisse e di tutti gli eroi mitici".

Assistente alla regia per la ripresa Luc de Wit, scene di Adrian Kohler e William Kentridge, marionette e costumi sempre di Adrian Kohler per Handspring Puppet Company, luci di Wesley France. In scena i cantanti Jeffrey Thompson (Ulisse e Humana fragilità), Margot Oitzinger (Penelope), Jean-François Novelli (Telemaco e Pisandro), Antonio Abete (Nettuno, Antinoo e Tempo), Anna Zander (Melanto, Fortuna e Anfinomo), Hanna Bayodi-Hirt (Amore e Minerva) e Victor Sordo (Eumete e Giove) che oltre a cantare saranno accanto ai marionettisti della Handspring Puppet Company Busi Zokufa, Enrico Wey, Gabriel Marchand, Jonathan Riddleberger, Rachel Leonard per fare agire le marionette dei personaggi, a grandezza naturale. Alla testa del "Ricercar Consort" da lui fondato, Philippe Pierlot ha curato una revisione della partitura per un ensemble di viole da gamba, tiorbe e arpa: i musicisti, seduti in scena intorno al centro dove si svolge l’azione, diventano così anch’essi parte dello spettacolo.

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