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"Meno burocrazia e rilancio dei beni culturali": la ricetta di Confartigianato per l'economia | VIDEO

Il presidente regionale Filippo Ribisi, nel corso di un'assemblea pubblica al teatro Santa Cecilia, ha analizzato alcuni punti chiave per la crescita dell'Isola.

Rilancio dei beni culturali con il coinvolgimento delle imprese siciliane, sburocratizzazione e formazione. Questi alcuni dei settori presentati oggi alla platea degli imprenditori, alla politica e alle istituzioni alla presenza, tra gli altri, del presidente nazionale di Confartigianato Imprese, Giorgio Merletti, del vice presidente della Regione, Gaetano Armao, dell’assessore regionale alle Attività produttive, Girolamo Turano e del direttore generale di Artigiancassa, Francesco Simone. Nel corso della mattinata, grazie all’osservatorio economico di Confartigianato, sono stati forniti alcuni dati importanti che riguardano i settori più strategici per lo sviluppo.

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Beni culturali

In Sicilia la spesa media per beni culturali e servizi ricreativi tra il 2013 e il 2015 è di 553 milioni di euro, pari a 109,2 euro pro capite. Rispetto alla media nazionale, tra il 2009 e il 2015, si registra un gap di 786 milioni di euro nella spesa per beni culturali e servizi ricreativi. Nel corso degli 8 anni esaminati si osserva un dimezzamento della spesa (-54,4%) per l'acquisto di beni e servizi, in cui rientrano le spese per interventi di manutenzione, protezione e restauro di beni culturali. Una minor spesa in interventi di manutenzione, protezione e restauro va col tempo a ledere la bellezza dei 257 musei e istituti culturali presenti su tutta l’Isola: 175 musei e gallerie, 40 aree o parchi archeologici e 42 monumenti o complessi monumentali. Nel 2015, il numero totale dei visitatori ammonta a 5.238.357 (dato anno 2015). Con una quota significativa di stranieri, come si deduce dai dati relativi ai flussi turistici della regione secondo cui il 44,2% dei 4.321.491 turisti provengono dall’estero. Investire in interventi di manutenzione, protezione e restauro dei beni culturali e ricreativi della Sicilia porterebbe probabilmente anche alla crescita di questo flusso di turisti. Il recupero del 70% del gap di spesa, rispetto alla media nazionale, per l’acquisto di beni e servizi per il settore Cultura si tradurrebbe in Sicilia in 1.198 nuovi posti di lavoro nelle oltre 20 mila imprese che si occupano di installazione di impianti, completamento e finitura di edifici, attività di conservazione e restauro di opere pubbliche e attività di servizi per edifici e paesaggio (oltre la metà artigiane).

Sburocratizzazione

A una più elevata pressione fiscale si associa anche un maggiore onere burocratico legato agli adempimenti fiscali. Il confronto tra i 4 principali Paesi europei evidenzia un ampio gap burocratico fiscale a svantaggio delle imprese italiane. Prendendo a riferimento il tempo necessario per pagare le imposte, sono necessarie 238 ore per pagare le tasse in Italia, il 47,8% in più della media Ocse di 161 ore. Per ridurre i lunghi tempi della burocrazia l’e-Government, che implica l’applicazione delle tecnologie digitali alla relazione tra cittadini, imprese e Amministrazioni pubbliche, rappresenta sicuramente una delle soluzioni più efficaci al problema. .

Formazione

Affinché le imprese dell’Isola siano in grado di cogliere le opportunità legate a internazionalizzazione e digitalizzazione e possano competere sul mercato odierno nazionale e internazionale, è necessario accrescere gli skills dei dipendenti (nel 2016 la Sicilia si posiziona all’ultimo posto della classifica nazionale per quota di occupati 25-64 anni in apprendimento permanente, pari al 5,2%). Non solo di quelli già presenti in azienda ma anche di quelli di domani. Per tale motivo c’è l’esigenza di giovani più preparati e pronti a rispondere alle necessità delle imprese per lo più sul fronte della digitalizzazione. Questo comporterebbe anche un abbassamento della disoccupazione giovanile che, a seguito delle due recessioni e delle difficoltà note che caratterizzano il mercato del lavoro della Sicilia, ha raggiunto oggi i suoi massimi livelli. Nel 2016 la Sicilia registra la quota più alta in Italia di giovani 18-24 anni che abbandonano prematuramente gli studi, pari al 23,5%; ed è anche la seconda regione italiana per tassi più alti di disoccupazione (31,4%) e di inattività (41,6%) dei giovani 24-35 anni.

Costruzioni

È il settore delle Costruzioni che più di tutti ha pagato i colpi della crisi. Anche oggi, il comparto continua a mostrare performance negative. Per lo più sono le imprese artigiane ad essere ancora in difficoltà. Inoltre, la Sicilia è tra le prime regioni italiane (5° posto su 20) per peso del lavoro irregolare nelle Costruzioni, e che se pur sul territorio c’è una percentuale rilevate di abitazioni in mediocre o pessimo stato (26,2% > 16,8% totale Italia), e di abitazioni costruite prima del 1981 (72,8%) che necessitano di interventi per il recupero del patrimonio edilizio e per l’efficientamento energetico, l’Isola figura nella classifica delle regioni italiane agli ultimi posti per utilizzo delle detrazioni fiscali volte ad agevolare il recupero e il miglioramento dal punto di vista energetico del patrimonio edilizio esistente.

Trasporti

Il settore dei trasporti presenta una rilevanza rispetto alle emissioni atmosferiche e in particolare nelle condizioni di inquinamento nei centri urbani. In Italia il 36,4% delle famiglie segnala il problema dell’inquinamento nella zona in cui vive, quota che sale di oltre venti punti (59,3%) nelle aree metropolitane.

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