La Procura ha chiuso l'inchiesta contro una parte dei presunti furbetti del cartellino e si appresta a chiedere il loro rinvio a giudizio. In tutto sono 101 gli indagati
Dall'inchiesta sull'assenteismo emerge che molti dei "furbetti" durante il turno restavano semplicemente a riposarsi nelle loro auto, ma c'è pure chi è stato sorpreso mentre col bus raggiungeva il ristorante del fratello per aiutarlo. In tutto è come se fossero state "rubate" 350 giornate di lavoro con un danno di quasi 37 mila euro
Il presidente dell'ex municipalizzata ammette: "I dirigenti che potrebbero vigilare per contrastare questo fenomeno sono passati da 11 a 3, stiamo studiando un modo per sopperire a questo vuoto". E aggiunge: "Non avremo alcuna tolleranza per i dipendenti disonesti che danneggiano tutti gli altri, presto una circolare per la timbratura obbligatoria"
L'inchiesta condotta dai carabinieri, oltre 100 i dipendenti indagati. Il collaudato sistema è stato immortalato dalle cimici nascoste nella sede di piazza Cairoli
Dopo le indagini dei carabinieri, in pochi mesi sarebbero stati accertati 1.385 episodi di assenteismo, per un totale di 2.800 ore "rubate", che avrebbero procurato un danno economico di circa 40 mila euro
Dall'inchiesta dei carabinieri è emerso che uno degli imputati, aiutato da due colleghi, sarebbe risultato in servizio pur non presentandosi al lavoro. Un altro avrebbe invece ripetutamente sottratto la benzina al mezzo col quale raccoglieva i rifiuti. Alla sbarra anche 2 complici, che non sono impiegati dell'ex municipalizzata
Gli imputati sono impiegati degli uffici di Palazzo Barone in via Lincoln, ma anche dipendenti della Reset e del Coime. Sono stati rinviati a giudizio davanti a diverse sezioni del tribunale monocratico da 4 gup. Per la Procura, durante l'orario di servizio sarebbero andati a fare la spesa, anche a Ballarò, oppure al bar
La sentenza della Cassazione per un dipendente dell'ex municipalizzata che era stato perdinato dalla guardia di finanza nel febbraio del 2015. Così era venuto fuori che l'uomo pur risultando in servizio, in realtà si trovava ben lontano dal suo posto di lavoro
Gli imputati, impiegati a Palazzo Barone o alla Reset e al Coime, sarebbero risultati in servizio mentre in realtà sarebbero stati in giro, persino a Ballarò a fare la spesa. I badge sarebbero stati nascosti dietro ad alcuni quadri, compreso uno che ritraeva due carabinieri in alta uniforme
La Cassazione ha respinto i ricorsi degli impiegati dell'ufficio del Garante per la tutela dei diritti dei detenuti di via Magliocco, ad oltre 9 anni dai fatti. Confermate le pene sospese di 10 mesi ciascuno e la confisca di somme tra i 250 e i 750 euro, equivalenti a quelle che avevano percepito indebitamente assentandosi fino a 54 ore in un mese
L'inchiesta risale a ben 10 anni fa, quando all'interno dell'ospedale furono piazzate delle telecamere che registrarono i trucchi utilizzati dai dipendenti per entrare più tardi o andare via prima. La Cassazione ha respinto i ricorsi: un anno e 4 mesi la pena sospesa inflitta a Roberto Matracia
I pubblici ministeri che hanno coordinato l'inchiesta "Timbro libera tutti" della guardia di finanza parlano di "un modus operandi degli indagati generalizzato e diventato cronico", di "condotte illecite considerate come comportamenti normali" che hanno potuto verificarsi anche "per l'omesso controllo di chi doveva vigilare"
I retroscena dell'inchiesta sull'assenteismo ai Cantieri culturali della Zisa. Il recordman è Tommaso Lo Presti, cugino dell'omonimo capomafia, che sarebbe risultato presente persino quando era ricoverato in ospedale. Ma c'era pure chi timbrava in ciabatte e costume da bagno o si dedicava alla corsa all'interno del luogo di lavoro
Operazione "Timbro libera tutti" della guardia di finanza contro l'assenteismo nella pubblica amministrazione. Ai domiciliari per truffa e false attestazioni otto tra lavoratori diretti del Comune, del Coime e della Reset in servizio ai Cantieri culturali alla Zisa. In tutto sono 43 gli indagati
Sono 28 i dipendenti del Comune, del Coime o della Reset indagati per essersi allontanati dal posto di lavoro. Sono stati ripresi dalle telecamere nascoste della guardia di finanza mentre andavano a fare jogging o altro durante il proprio turno
I retroscena dell'inchiesta "Caffè lungo" dei carabinieri in cui sono coinvolti 9 dipendenti in servizio al Di Cristina. Tra loro anche un dirigente del pronto soccorso, un infermiere e due giardinieri. Uno degli indagati si sarebbe allontanato solo per fumare e chiacchierare, accumulando però ben 17 ore di assenze
Il comandante del Gruppo carabinieri di Palermo commenta l'operazione "Caffè lungo", in cui nove dipendenti dell'Arnas Civico sono indagati per truffa e falso: "Si sono allontanati dal posto di lavoro mediamente per 20 ore ciascuno, provocando disagi all'utenza e anche ai loro colleghi rispettosi delle regole"
Nell'operazione "Caffè lungo" grazie a telecamere e pedinamenti i carabinieri hanno documentato come i lavoratori si sarebbero allontanati dalla struttura sanitaria pur risultando regolarmente in servizio. Secondo la Procura, i dipendenti sarebbero rimasti di solito nelle vicinanze dell'ospedale
Per tre impiegati della azienda sanitaria scatta la sospensione dal servizio per un anno e per altri cinque dipendenti, tutti ex Pip, è stato disposto l'obbligo di firma. Nell'inchiesta dei carabinieri, denominata "Caffè lungo", emerge che i lavoratori si sarebbero allontanati "per tempi non giustificabili"
I retroscena dell'inchiesta con 55 indagati tra impiegati dei Servizi cimiteriali, di Reset e Coime, sorpresi ad abbandonare cortei funebri per comprare pesce o frutta. In tanti entravano in ufficio dopo, ma andavano via prima dell'orario. Gli accertamenti partiti anche dalla denuncia di un dirigente
Si tratta di 15 impiegati dell'unità operativa di Immissione e trasporti dei Servizi cimiteriali e di 3 dipendenti della Reset. Secondo l'accusa avrebbero timbrato il badge ma non sarebbero stati presenti negli uffici di via Lincoln
Carabinieri e polizia municipale hanno seguito i movimenti dei dipendenti dei Servizi cimiteriali e in 5 mesi hanno puntato gli occhi su duemila timbrature "sospette". Coinvolto un terzo degli impiegati. Per 18 lavoratori è scattato l'obbligo di presentazione. Alcuni, durante l'orario di lavoro, andavano al supermercato
Per 18 di loro, tra impiegati comunali, della Reset e del Coime, il giudice ha deciso la misura cautelare della presentazione alla polizia giudiziaria. Carabinieri e polizia municipale in cinque mesi di indagini hanno evidenziato duemila timbrature di badge "sospette". Orlando: "Adotteremo provvedimenti severi"
Federazione italiana autonoma lavoratori dello Spettacolo: "Non possiamo permettere che una vicenda legata a un numero ristretto di persone, della quale i contorni e le dimensioni non sono ancora noti, getti pesanti ombre su una importante istituzione"